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Usa 2024: – 229, Biden e Trump vincono primarie, caos in Texas su migranti

20
Marzo 2024
Di Giampiero Gramaglia

Un mini Super Martedì senza pathos e senza storia: il presidente Joe Biden, democratico, e l’ex presidente Donald Trump, repubblicano, già aritmeticamente sicuri delle loro nominations, ottengono scontate vittorie negli Stati in cui si vota, Arizona, Florida, Illinois, Kansas e Ohio.

La giornata è soprattutto segnata dal caos giudiziario sulla legge del Texas sui migranti, in contrasto con le prerogative federali: a sorpresa, la Corte Suprema la avalla, ma, poco dopo, una corte d’appello federale la blocca. Il botta e risposta appare l’ennesimo segnale di una magistratura fortemente segnata dagli orientamenti politici.

A livello di primarie, gli occhi erano soprattutto puntati sull’Ohio, dove un candidato ‘trumpiano’ contendeva la nomination repubblicana al Senato a due conservatori tradizionali: ad imporsi, è stato Bernie Moreno, un uomo d’affari di Cleveland, che pochi giorni or sono aveva ricevuto l’endorsement di Trump; battuti il segretario di Stato Frank LaRose e il senatore statale Matt Dolan.

A novembre, Moreno affronterà il senatore democratico uscente Sherrod Brown, che appare vulnerabile: la corsa in Ohio potrebbe risultare determinante per i futuri assetti del Senato, dove i democratici hanno una risicatissima maggioranza, 51 a 49.

Usa 2024: migranti, Texas, terreno di scontro fra magistrati
Una sentenza della Corte Suprema, sostanzialmente inattesa, crea un caos delle norme alla frontiera tra Texas e Messico, che s’aggrava quando una corte d’appello federale congela la controversa legge texana sull’immigrazione appena avallata dai giudici supremi.

La norma sui migranti del Texas è, nel giudizio della Bbc, una delle più severe del suo genere mai emanate da uno Stato Usa in tempi moderni e autorizza l’arresto e il rimpatrio dei migranti senza documenti intercettati dalla polizia statale sul territorio statunitense.

La legge appare in contrasto con le prerogative federali. Ma, ieri, a sorpresa, la Corte le aveva dato via libera, sia pure provvisoriamente, e con una decisione contrastata – sei giudici, i conservatori, pro; tre, i progressisti, contro –, che aveva immediatamente suscitato le critiche della Casa Bianca. Il dissenso da parte dei giudici progressisti è stato motivato con il rischio di creare “caos” ai confini dell’Unione.

Anche il Messico s’è fatto sentire, comunicando che non accetterà il rimpatrio di migranti rispediti indietro in base alla nuova legge, che le autorità statali non hanno finora applicata. Il governatore del Texas Greg Abbott è un ultra ‘trumpiano’ ed è favorevole al ‘pugno di ferro’ contro i migranti, che viene però contestato in giustizia dall’Amministrazione federale, dalla Contea di El Paso e da gruppi per la tutela dei diritti civili.

La Corte Suprema deve ancora pronunciarsi sul merito della legge. Il tema dei migranti è centrale nella campagna elettorale per Usa 2024: da mesi, i repubblicani in Congresso bloccano qualsiasi proposta avanzata dall’Amministrazione Biden, calcolando che l’attuale situazione di flussi cospicui li avvantaggi sul piano elettorale.

Usa 2024: Trump agli alleati della Nato, se pagate vi difendiamo
A rassicurare i leader dell’Ue, che, con poche eccezioni, sono pure leader della Nato, riuniti domani e venerdì a Bruxelles, non saranno certo sufficienti le ultime parole di Trump che avrebbe garantito che “non lascerà la Nato, se l’Europa paga quel che deve”.

La confidenza sarebbe stata fatta a Nigel Farage, l’uomo della Brexit – e già questo pare incongruo -; ed è solo parziale correzione di tiro rispetto alla precedente affermazione, secondo cui gli alleati degli Usa che non pagano saranno lasciati al loro destino, anzi segnalati a Putin perché ne faccia quel che vuole.

Nella versione di Politico, Trump ha detto a Farage di sentirsi legato alla Nato, nella misura in cui l’Europa fa il suo.

Usa 2024: Peter Navarro, consigliere di Trump presidente, in carcere
Peter Navarro, un ex consigliere della Casa Bianca di Donald Trump, economista estroverso e stravagante, ha ieri iniziato a scontare la sua pena di quattro mesi, comminatagli per essersi rifiutato di presentarsi a testimoniare di fronte al Congresso sul suo ruolo nei tentativi di rovesciare l’esito delle elezioni nel 2020.

Navarro è così divenuto il primo collaboratore di Trump a finire in prigione, in relazione alle mene post – elettorali del 2020, culminate nell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021.