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Innovazione, tutto quello da fare (e da non fare) per le startup italiane

10
Dicembre 2025
Di Giampiero Cinelli

Negli ultimi anni l’Europa ha accelerato come mai prima sulla regolazione del digitale: oltre settanta nuove norme introdotte dal 2019, più di cento oggi in vigore e una rete di duecentosettanta regolatori che vigilano su dati, intelligenza artificiale, piattaforme online e cybersicurezza. Un quadro pensato per proteggere cittadini e mercato, ma che sempre più spesso viene percepito dagli operatori come frammentato e difficile da gestire.

È in questo scenario che nasce il Digital Omnibus europeo, il primo tentativo di riordinare e armonizzare l’intero ecosistema normativo, anche alla luce dell’AI Act recentemente entrato in vigore. Un passaggio cruciale che tocca direttamente competitività, innovazione e attrazione degli investimenti.

Per l’Italia significa misurarsi con una sfida doppia: adattare in modo efficace le nuove regole europee e, allo stesso tempo, costruire un ambiente capace di sostenere davvero startup, imprese tecnologiche e ricerca. Una partita decisiva per il ruolo che il Paese vuole giocare nel futuro digitale europeo.

Semplificare il Digital Omnibus
«Nell’evento alla Camera della scorsa settimana abbiamo lanciato un appello sul Digital Omnibus europeo, chiarendo che i principi sono giusti ma vi sono delle problematiche. Serve semplificare per mettere tutti nelle condizioni di competere. La concorrenza internazionale, data anche da regole tutte diverse nel mondo, mette in particolare difficoltà l’Italia, dove innovare costa di più e la compliance a livello legale è eccessiva. Quindi abbiamo sposato questa causa a favore del settore, consci che anche 19 Capi di Stato europei hanno dichiarato che il piano va rimodulato». Lo ha detto Andrea Volpi (FdI), membro Commissione Lavoro alla Camera, a Largo Chigi, format di Urania Tv.

Volpi ha aggiunto che è necessario fare tutto il possibile per il settore fondamentale dell’innovazione, di cui beneficiano anche altri comparti come ad esempio difesa e spazio. L’UE dunque per Volpi deve aiutare a mettersi sul binario giusto, con più libertà e fruibilità, senza derogare ai capisaldi del regolamento europeo sui dati e la privacy. “Il dl Innovazione 5.0 e gli Innovation Hub aperti con le risorse delle regioni vanno nella direzione di colmare il gap tecnologico, il resto deve farlo la formazione e un migliore collegamento tra università, centri ricerca e mondo imprenditoriale e rendiamoci conto che oggi gli innovatori vengono anche dagli Its, non bisogna essere tutti laureati. Ma senza una legislazione internazionale più adeguata, pure sul tema dell’etica, l’Italia perderà quote di mercato. Un mercato che secondo gli studi analizzati in Commissione porterà occupazione, anziché i danni temuti”, ha concluso Volpi.

La visione degli addetti ai lavori
«Zest Innovation fa parte del gruppo Zest: investiamo nelle startup early stage e le aiutiamo a implementare nuovi modelli di business, soprattutto quelli digitali e legati all’intelligenza artificiale. È un lavoro che oggi riguarda anche le aziende più tradizionali, che si trovano davanti a modelli dirompenti. E comunità globali come l’AI Salon servono proprio a far incontrare startup, investitori e imprese in questo nuovo ecosistema». Lo ha detto Roberto Magnifico – Partner, Board Member Zest Innovation a Largo Chigi.

Magnifico ha spiegato che per una startup «la velocità di esecuzione è decisiva», ma l’Europa «resta un contesto pieno di frizioni, con 27 sistemi regolatori diversi». Per questo sostiene la proposta di un “28º regime” – l’identità unica EU Link – che permetterebbe alle imprese innovative di operare in tutta l’Unione senza ripetere procedure e registrazioni: «Regole più armonizzate potrebbero portare fino a 150 miliardi di euro l’anno di risparmi per le imprese».

Ha ricordato poi che «le misure del Digital Omnibus non servono solo alle startup ma anche alle piccole e medie imprese, che devono accelerare la trasformazione digitale: senza strumenti più semplici rischiamo di perdere competitività e talenti».

Sul fronte tecnologico Magnifico ha citato il supercalcolo: «L’Italia è già avanti con il centro di Bologna, una risorsa strategica per ricerca, università e startup», avvertendo però che senza un quadro normativo più fluido «rischiamo di perdere investimenti e innovazione».

«L’AI è ormai pervasiva: sanità, difesa e cyber security sono i settori dove l’impatto è più forte. Le startup sono data factory e tutto è accelerato con l’arrivo di ChatGPT», ha concluso.

La puntata integrale di Largo Chigi

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