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Battaglia culturale: una comparazione che spiega molto
Di Daniele Capezzone
Domanda: ma come procede la battaglia culturale del centrodestra, sul terreno ideologico e della comunicazione? Come va la battaglia delle idee? E il tentativo di intaccare la mitica “egemonia” della sinistra a che punto è?
Senza semplificazioni e senza caricature, chi voglia tentare di rispondere a questi interrogativi può – per prima cosa – dedicarsi a una comparazione.
Si confronti lo spazio, il tempo di discussione (giornalistico, televisivo ecc.) dedicato per un verso al caso Boccia e per altro verso all’affare del dossieraggio: spazio e tempo enormi nel primo caso, e invece addirittura infinitesimi nel secondo.
Ora da un lato c’era una storia evidentemente imbarazzante e malgestita da un ministro che non a caso si è dovuto dimettere, essendo diventato oggetto di ironie generali: ma era pur sempre un love-affair, non di più. Dall’altro c’è invece il più gigantesco caso di spionaggio politicamente orientato dai tempi del caso SIFAR.
Il centrodestra, che pure è stato vittima di questa seconda operazione, e che nella convinzione di molti controllerebbe le leve dell’informazione, non riesce nemmeno ad aprire il dibattito sul tema, se non fosse per poche (e isolate) voci politiche e giornalistiche.
È da questo clamoroso caso che occorrerebbe ripartire: sia nel merito, per comprendere come si sia tentato di spezzare le gambe a una coalizione attraverso dossier sporchi, sia nel metodo, per interrogarsi sui limiti dell’attuale centrodestra sul terreno della battaglia culturale e delle idee.