Salute
“Il Viaggio del Plasma”: alla Camera una mostra racconta il percorso e il valore dei farmaci plasmaderivati
Di Gianluca Lambiase
Un gesto semplice e altruistico come la donazione del sangue si può trasformare in uno strumento di ricerca scientifica e in farmaci per migliaia di pazienti affetti da malattie rare e invalidanti. Un percorso lungo, complesso e spesso articolato raccontato in una nuova mostra, “Il Viaggio del Plasma”, presentata lo scorso martedì e visitabile fino al 13 giugno presso la Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati.
“Questa mostra rappresenta un’importante occasione per accendere i riflettori su un tema spesso poco conosciuto ma fondamentale per la salute pubblica: il valore della donazione di sangue e il percorso virtuoso che conduce alla produzione di terapie salvavita” ha dichiarato in apertura Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera dei Deputati. “Iniziative come questa hanno il merito di unire informazione scientifica, sensibilizzazione civica, collaborazione tra istituzioni e mondo produttivo. È nostro dovere sostenere e promuovere una cultura della donazione consapevole e diffusa, in grado di rispondere concretamente ai bisogni dei pazienti e di rafforzare l’autosufficienza nazionale nella produzione di plasmaderivati”.
La donazione di plasma è fondamentale per la produzione di farmaci plasmaderivati, trattamenti salvavita per la cura di malattie gravi, emorragiche o immunodeficienze primitive. Si tratta di una risorsa strategica a livello globale che non può essere sintetizzata in laboratorio ma reperita solo attraverso la donazione. Sono necessarie oltre 130 donazioni di plasma per produrre farmaci per il trattamento annuale di un paziente affetto da immunodeficienze primitive. Mentre per le terapie annuali di un paziente con emofilia di donazioni di plasma ne servono 1.200.
In Italia la produzione di farmaci plasmaderivati avviene in due stabilimenti di Pisa e Rieti che fanno parte di un network globale di 8 stabilimenti inseriti nella Business Unit dedicata alla produzione di farmaci plasmaderivati, di cui Takeda detiene una quota di mercato significativa a livello mondiale.
“Le donazioni di plasma rappresentano la base di un percorso straordinario che trasforma un gesto di solidarietà in una concreta speranza di cura per migliaia di pazienti con malattie rare” ha sottolineato Anna Maria Bencini, General Manager di Takeda Italia. “Assicurare la disponibilità di terapie vitali a chi ne ha più bisogno e continuare a sensibilizzare su un tema cruciale per la salute pubblica e il benessere sociale è un dovere imprescindibile, che richiede un dialogo costante e una collaborazione attiva con le istituzioni che alimenti la cultura della donazione nel tempo. Occorre mettere in campo anche azioni concrete di medio e breve periodo per assicurare al Paese ed ai pazienti una continua disponibilità di plasma e plasmaderivati e, non da ultimo, bisogna prevedere un quadro regolatorio ancor più favorevole agli investimenti, alla ricerca e all’innovazione in questo ambito”.
“Riteniamo sia fondamentale mettere al centro della discussione parlamentare sulla salute un tema come quello della donazione ma soprattutto dell’autonomia possibile nella produzione di plasmaderivati, farmaci che nascono dalla donazione e arrivano al paziente” ha sottolineato Marcello Cattani, Presidente di Farmindustria. “C’è un valore clinico nella produzione di plasmaderivati e un valore etico e sociale molto forte. Questi pazienti hanno spesso una qualità della vita molto bassa, con un impatto anche sociale sulle famiglie che non può essere ignorato. Grazie all’iniziativa di Takeda lanciamo anche una prospettiva sul mondo industriale. Al mondo sono in fase di sviluppo oltre 20 farmaci plasmaderivati e l’invito è alla collaborazione tra Parlamento e Governo per far sì che il finanziamento di spesa farmaceutica in plasmaderivati sia al di fuori del tetto di spesa ospedaliera e non sia quindi assoggettato all’onere del payback”.
Nel 2024, l’Italia ha raggiunto un record con oltre 900mila chili di plasma raccolti, avvicinandosi all’autosufficienza nazionale. L’Italia può contare su un’ampia raccolta di plasma proveniente da donatori volontari che viene lavorato, in Conto Lavorazione per le Regioni, dalle aziende farmaceutiche accreditate dal Ministero della Salute. Tuttavia, le quantità di plasma italiano disponibili, non sono sufficienti a coprire la produzione di tutti i farmaci necessari alla cura dei pazienti.
“I pazienti con neuropatie disimmuni hanno ritrovato autonomia grazie ai farmaci plasmaderivati” ha sottolineato Massimo Marra, Presidente CIDP Italia APS – Associazione italiana dei pazienti di neuropatie disimmuni. “Ma questa autonomia ha una scadenza, perché il farmaco dura solo 21 o 28 giorni. Se le donazioni si fermano, il farmaco manca. Durante il Covid, molti pazienti hanno visto peggiorare la propria condizione. Serve continuità: il dono deve rinnovarsi”. “I pazienti con immunodeficienze primitive non hanno alternative terapeutiche” ha aggiunto Alessandro Segato, Presidente AIP APS Associazione Immunodeficienze primitive. “Ogni 15 o 30 giorni devono ricevere immunoglobuline. Questo percorso inizia con un gesto spontaneo, da parte di chi spesso non conosce nemmeno l’impatto che avrà. È fondamentale investire in comunicazione e cultura della donazione. Abbiamo fatto tanto, ma possiamo e dobbiamo fare di più. Il traguardo del milione di litri di plasma non è solo auspicabile ma necessario”.
Foto di copertina, riprese e montaggio di Simone Zivillica
