Salute
ADI, Regioni in ordine sparso: il rischio è fare una figura buona con l’Europa ma pessima con i pazienti
Di Tonino Aceti
Assistenza domiciliare integrata: superare il modello prestazionale e garantire la presa in carico nelle condizioni assistenziali più complesse.
Sono queste le principali conclusioni a cui è giunto il report “Fact Checking Riforma Assistenza Territoriale Focus ADI” curato da Salutequità e presentato a Roma a inizio aprile, che analizza lo stato di avanzamento dei principali provvedimenti normativi relativi all’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) in Italia. L’obiettivo è verificare il recepimento da parte delle regioni dell’Intesa n. 151/CSR del 4 agosto 2021 e il suo impatto.
In evidenza ritardi nell’accreditamento delle cure domiciliari, ore di assistenza per paziente in diminuzione, carenze di personale. Urgenti azioni per garantire equità, verifiche, garanzia di qualità e pieno utilizzo delle tecnologie
L’ADI è cruciale per garantire l’equità sanitaria, soprattutto con l’aumento della popolazione anziana e delle malattie croniche. Promuovendo l'”aging at home”, l’ADI permette ai pazienti di rimanere nelle proprie case, mantenendo un certo grado di autonomia e riducendo stress e spostamenti verso le strutture sanitarie. Questo migliora la qualità della vita dei pazienti e contribuisce a rendere più efficiente il sistema sanitario, evitando ricoveri non necessari e offrendo un’alternativa più economica all’assistenza residenziale.
Il report evidenzia diverse criticità, tra cui la carenza di personale medico e infermieristico, che ostacola la qualità delle cure domiciliari. Inoltre, la telemedicina, sebbene rappresenti un’opportunità per migliorare l’assistenza, è ancora poco utilizzata e necessita di una maggiore integrazione nei percorsi di cura.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha previsto un investimento significativo per il potenziamento dell’assistenza domiciliare, con l’obiettivo di prendere in carico almeno il 10% della popolazione di età superiore ai 65 anni entro il 2026. Tuttavia, il report sottolinea che l’incremento del numero di pazienti trattati in ADI non corrisponde necessariamente a un miglioramento qualitativo delle cure. È necessario distinguere tra l’ADI di base e quella di media o alta complessità, garantendo più di un accesso settimanale in base alla valutazione multidimensionale.
Il recepimento dell’Intesa n. 151/CSR del 4 agosto 2021 da parte delle regioni è stato disomogeneo, con alcune regioni che hanno agito tempestivamente e altre con ritardo. Questo suggerisce una difficoltà nell’implementazione efficace del nuovo sistema e la necessità di una verifica sull’attuale situazione nelle regioni.
Per superare le criticità attuali, il report propone un intervento più incisivo da parte del livello centrale, con un monitoraggio che assicuri un’attuazione uniforme e tempestiva dell’intesa, garantendo così l’equità nell’accesso alle cure domiciliari. Inoltre, è necessario investire nella formazione universitaria orientata all’ADI e rendere più attrattivo il lavoro nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
Il report evidenzia l’importanza di utilizzare la telemedicina in modo organico nei percorsi di cura esistenti, superando l’attuale frammentazione di accesso e garantendo che diventi un’opportunità per tutti i pazienti, indipendentemente dalla loro patologia.
Ed evidenzia anche diverse incongruenze nell’applicazione dell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) tra le regioni italiane.
Il rischio in queste condizioni è fare bella figura con l’Europa e al contrario una pessima figura con i pazienti perché si sta puntando su un modello prestazionale che bada più alla quantità delle persone che hanno un accesso sanitario a casa e non invece a una vera presa in carico al domicilio per chi ha bisogno di cure più intense e continuative.
Proprio sugli aspetti qualitativi andrebbero assegnati obiettivi specifici alle Regioni. Non si può perdere la grande occasione del PNRR per produrre vero valore nel Servizio Sanitario Pubblico. Serve una capacità di monitoraggio e intervento centrale più incisiva per garantire un’attuazione uniforme e tempestiva dell’Intesa Stato Regioni su accreditamento ADI.
È necessario superare la carenza di professionisti specializzati e assicurare l’uso della tecnologia, con l’adozione di strumenti digitali realmente accessibili. Infine, dobbiamo già da ora attrezzarci per garantire un incremento strutturale del Fondo Sanitario Nazionale che vada oltre le risorse temporanee del PNRR, per evitare il collasso delle cure domiciliari





