Salute
Aderenza e rinuncia alle cure: analisi nel quadro del Nuovo Sistema di Garanzia dei LEA
Di Tonino Aceti
Il Servizio Sanitario Nazionale italiano è strutturato attorno ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), che comprendono una serie di prestazioni e servizi da garantire a tutti i cittadini, sia gratuitamente che a fronte di un ticket. Questa misura è fondamentale per assicurare un accesso equo e uniforme alle cure su tutto il territorio nazionale.
Nel contesto del Nuovo Sistema di Garanzia (NSG) dei LEA, è emerso un nuovo set di indicatori che vigilano sull’efficacia delle Regioni nel garantire questo diritto essenziale. Nel 2023, tredici Regioni hanno ottenuto valutazioni positive sui LEA, mentre otto sono state bocciate. La situazione mette in luce disuguaglianze territoriali evidenti, con criticità distintive principalmente nel segmento della prevenzione e dell’assistenza territoriale.
Il tema dell’abbandono delle cure, insieme alla gestione dei Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA), ha visto l’introduzione di indicatori “core” per il monitoraggio a livello regionale. Nel 2024 il numero degli indicatori salirà a 27.
Tra le nuove introduzioni, si annoverano l’indicatore per l’equità, che verifica la rinuncia a prestazioni sanitarie per motivazioni organizzative o economiche, e l’aderenza al trattamento farmacologico per scompenso cardiaco.
Quest’ultimo segna un passo significativo, costituendo il primo indicatore dedicato ai PDTA, strumenti cruciali per garantire un percorso di cura continuo e di qualità per i pazienti.
Il contributo di Salutequità e delle associazioni di pazienti ha reso possibile questo sviluppo, grazie a una serie di analisi e proposte orientate all’evidenza.
Nonostante i progressi, nel 2024 l’accesso alle cure continua a rappresentare una sfida.
Secondo l’analisi Istat, quasi un italiano su dieci (9,9%) ha rinunciato a visite o esami specialistici nell’ultimo anno, con una crescita del 2,3% rispetto all’anno precedente. Le cause risiedono principalmente nelle liste d’attesa e nelle difficoltà economiche. Di fronte a tale situazione, aumentano anche le richieste di assistenza privata, passando dal 19,9% nel 2023 al 23,9% nel 2024.
L’Impatto delle Disuguaglianze: chi rifiuta le Cure?
L’aumento della rinuncia alle cure si associa a fattori demografici ed economici. Le categorie più vulnerabili includono le persone con reddito basso, quelle con minor istruzione, donne e anziani.
Sebbene si stia registrando una certa riduzione del divario territoriale rispetto al 2019, questo non è necessariamente positivo, poiché implica un peggioramento delle condizioni nelle Regioni settentrionali, storicamente più favorevoli nell’accesso ai servizi sanitari.
Al Nord, il rifiuto di cure si attesta al 9,2%, mentre è del 10,7% al Centro e del 10,3% nel Mezzogiorno. Le lunghe attese influenzano maggiormente i pazienti del Centro e del Nord, mentre al Sud le motivazioni economiche e organizzative pesano equamente.
Le persone di età compresa tra i 45 e i 54 anni e gli over 75 sono coloro che, in media, rinunciano più frequentemente alle cure, e le donne sembrano fare i conti con questa scelta più frequentemente rispetto agli uomini, specialmente in età adulta.
In aggiunta, il titolo di studio impatta notevolmente sulla possibilità di accedere a cure adeguate. Chi possiede un livello educativo più alto tende a rinunciare meno a causa di difficoltà economiche (5,7% contro 7,7% di chi ha un titolo inferiore). Questa rinuncia porta spesso a un aggravamento delle condizioni di salute, trasformando malattie da curabili a patologie più gravi e costose da gestire per il sistema sanitario.
Rafforzare il Nuovo Sistema di Garanzia dei LEA
Fondamentale continuare a rafforzare e innovare il Nuovo Sistema di Garanzia dei LEA, rendendolo una priorità per il nostro SSN.
Nel 2024, sono stati inseriti due importanti indicatori di performance per le Regioni: la rinuncia alle cure, come misura di equità sociale, e l’aderenza alle terapie nel percorso diagnostico terapeutico per lo scompenso cardiaco.
È importante poi la Legge di Bilancio 2025, che prevede l’emanazione di un decreto ministeriale per integrare il sistema di garanzia con una dimensione di monitoraggio delle performance regionali in vari aspetti, compresi quelli gestionali ed economici.
Tuttavia, molte problematiche restano da affrontare all’interno del NSG, come le liste di attesa, l’umanizzazione delle cure, l’aderenza alle terapie e l’accesso a prestazioni innovative.
Il NSG deve diventare uno strumento dinamico, permettendo introduzione di indicatori nuovi senza dover ricorrere a nuovi decreti ogni volta.
Anche il cosiddetto Comitato LEA dovrebbe aprirsi di più ai vari stakeholder, e la valutazione dei LEA dovrebbe essere maggiormente slegata dalle logiche politiche.
Misurare e valutare la qualità dell’assistenza non basta a ridurre le disuguaglianze e migliorare l’accesso alle cure. È necessario mettere in atto interventi concreti e tempestivi, specialmente nei LEA critici, mantenendo un principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni.
L’accresciuta rinuncia alle cure nel 2024, lo stesso anno di attuazione di specifici indicatori “core” per le Regioni, evidenzia l’urgenza di tali misure.





