Politica

Decreto Superbonus, via libera della Camera. Cosa cambia

22
Maggio 2024
Di Giampiero Cinelli

La Camera ha approvato, con 178, 102 no e 4 astenuti, la conversione in legge del Decreto Superbonus, dopo che ieri il governo aveva posto la questione di fiducia, a quanto pare a causa di incomprensioni nella maggioranza in Commissione, che rischiavano di rallentare l’iter. Il via libera definitivo del provvedimento è previsto nella giornata di domani.

Il testo ha avuto il via libera senza modificazioni rispetto alla versione uscita dal Senato. L’obiettivo del provvedimento sarebbe quello di evitare i pericolosi contraccolpi che comporterebbe, sull’economia e sulla condizione delle famiglie, il brusco stop dei meccanismi legati ai crediti edilizi, quali la cessione dei crediti o lo sconto in fattura (mantenute solo in specifici casi), con la conferma unicamente della detrazione diretta. L’azione principale del cosiddetto decreto superbonus, è spalmare in dieci anni i crediti riconosciuti per lavori già iniziati.

Cosa cambia con il Disegno di Legge
Il disegno di legge interviene sulla materia già in essere stabilendo:

  • l’obbligo di ripartire in 10 anni il superbonus “diretto” già a partire dalle spese sostenute nel 2024;
  • i fondi per sostenere gli interventi di riqualificazione energetica e strutturale nelle zone terremotate e avviati dagli enti del terzo settore;
  • lo stop alla remissione in bonis per la comunicazione delle opzioni alternative (sconto in fattura e cessione del credito);
  • le nuova comunicazioni preventive per gli interventi di riqualificazione energetica (ad Enea) e riduzione del rischio sismico (Portale nazionale delle classificazioni sismiche gestito dal Dipartimento Casa Italia della Presidenza del Consiglio dei ministri);
  • lo stop alla compensazione dei bonus edilizi in presenza di debiti con il Fisco di importo pari o superiore a 10.000 euro;
  • le modifiche all’utilizzo del superbonus “indiretto” che banche, intermediari finanziari, società appartenenti a un gruppo bancario e imprese di assicurazione, non potranno più utilizzare in compensazione con contributi previdenziali e premi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali;
  • il potenziamento dell’attività di controllo da parte dei Comuni;
  • la modifica al bonus ristrutturazioni edilizie che per gli anni dal 2028 al 2023, diminuirà l’aliquota dal 36% al 30% mantenendo il limite di spesa a 48.000 euro per unità immobiliare (unica eccezione riguarda gli interventi di sostituzione del gruppo elettrogeno di emergenza esistente con generatori di emergenza a gas di ultima generazione, la cui aliquota resta al 50% con eguale limite di spesa).

Le posizioni in Parlamento
La vicepresidente della commissione Attività produttive Ilaria Cavo, di Noi Moderati, ha detto nella dichiarazione di voto favorevole: «Una misura costruita male sin dall’inizio, con risorse distribuite senza controlli anche a chi non ne aveva bisogno. Questo è stato il Superbonus, e per questo stiamo cercando di mitigarne gli effetti devastanti. Una misura populista e irresponsabile che con lo slogan “tutto gratis” creava l’illusione di un guadagno per tutti, creando una voragine nei conti pubblici. La norma che variamo oggi scontenterà chi contava sui benefici della misura, il cui costo però grava sul bilancio dello Stato, sulle tasche di tutti cittadini, e ha compromesso la possibilità di investire più massicciamente sul sostegno ai più deboli e sul rilancio dell’economia. Ci sono stati benefici ridotti a un costo troppo elevato: 220 miliardi spesi per mettere a posto il 4% del patrimonio immobiliare italiano, e un buco di oltre 130 miliardi nelle casse dello Stato. Il nostro presidente Maurizio Lupi ci ha ricordato che abbiamo avuto una responsabilità nel prorogare gli incentivi, e che arriva un momento, e questo è il momento, in cui bisogna avere la responsabilità politica di dire che è sbagliato farlo. Negli ultimi 3 anni post covid, tra bonus, superbonus e reddito di cittadinanza abbiamo speso 250 miliardi di euro. Il taglio del cuneo fiscale per aumentare di 100 euro netti al mese le buste paga è costato 14 miliardi. Se avessimo potuto moltiplicarlo per cinque avremmo aumentato di 500 euro le buste paga. Avremmo rilanciato l’economia o no? Sarebbe stata una misura più equa oppure no? Lo Stato, ricordava il ministro dell’Economia Giorgetti, siamo noi. Quello Stato che dovrà pagare i costi esorbitanti di una misura populista ed irresponsabile».

Di diverso avviso l’opposizione. Il deputato Claudio Stefanazzi del Pd, partito che era nel governo quando Conte varò la misura, ha affermato: «Siamo all’ultimo atto di un processo di demonizzazione che la destra porta avanti dal giorno dopo le elezioni politiche. Perché fino ad allora Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia tessevano le lodi del Superbonus. Questo decreto è il manifesto della vostra ipocrisia e incapacità. Avete rinnegato una misura che ha contribuito a far ripartire l’economia, nonostante l’evidenza di centinaia di emendamenti a vostra firma per prorogare, per estendere, per allargare. Dei 120 miliardi di crediti fiscali del Superbonus, ben 66 sono stati accumulati sotto il vostro governo e sotto lo sguardo molto poco vigile del ministro Giorgetti».

Preoccupato il gruppo di Alleanza Verdi Sinistra: «L’ennesima modifica del provvedimento, la tredicesima del governo Meloni, rende di fatto inutilizzabile il meccanismo della detrazione fiscale da parte dei contribuenti. Soprattutto si prevede dal 2028 al 2032 l’abbassamento del limite per le detrazioni al 30%, proprio mentre l’Europa approva la Direttiva sulle case green; il governo italiano dovrebbe impegnarsi a trovare strumenti efficaci soprattutto a favore dei ceti più deboli per l’efficientamento delle proprie case, invece li abbandona, tagliando strumenti importanti per l’ammodernamento energetico del nostro patrimonio abitativo. Per noi è un no secco», ha rimarcato la capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera Luana Zanella.