Politica

Spese militari, il governo media e incassa la fiducia al Senato

31
Marzo 2022
Di Alessandro Caruso

Alla fine ha vinto la linea della mediazione: il governo ha incassato la fiducia al Senato sul Dl Ucraina, e le spese militari arriveranno al 2% del Pil, ma solo entro il 2028, come chiarito dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Il provvedimento, che è passato con 214 sì, 35 no e nessun astenuto, prevede tra le misure principali la possibilità di cessione da parte del ministero della Difesa di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina fino al 31 dicembre 2022.

Questa mattina in una nota il Movimento pentastellato ha esultato: “Riteniamo un bene che ci sia ora convergenza sulle nostre posizioni, ma narrazioni di comodo non possono distorcere la realtà: il M5s da giorni chiede un confronto proprio sulle tempistiche, oltreché sulla strategia per la nostra sicurezza e sulla qualitaà dei relativi investimenti. Il dietrofront del governo, del ministro Guerini e del premier Draghi, a fronte della nostra determinazione è il segno convincente che la battaglia del Movimento cinque stelle muove da una posizione di legittimo buon senso. È il segno che per i cittadini rimane prioritaria la tutela di famiglie e imprese che faticano a far quadrare i conti a fine mese”.

Tuttavia le grane interne ai 5S non mancano. E al centro della polemica ancora una volta c’è lui, Vito Petrocelli. Questa mattina il senatore grillino è stato l’unico del Movimento a votare no alla fiducia, contravvenendo alla linea di Conte. Adesso è in odore di espulsione.

DIVISIONI INTERNE AL M5S
Stamani, in una intervista, anche il vicepresidente del M5s Riccardo Ricciardi ribadiva: «Se Petrocelli non voterà la fiducia, sarà fuori da M5s ma nessuno può costringerlo a dimettersi da presidente della commissione Esteri». Altri dissidenti 5S, nel voto che fa incassare al governo 214 sì dalla propria maggioranza, non sono venuti allo scoperto. Ci sono, è vero, alcune assenze nelle file dei Cinquestelle, tra cui quelle non giustificate dei senatori Daniele Pesco e Alberto Airola, vicino alla sensibilità dei movimenti pacifisti, che pochi giorni fa aveva detto pubblicamente di essere contrario all’aumento del 2% delle spese militari chiedendo a tutto il Movimento una riflessione sulla scorta proprio dalle parole di Papa Francesco. E poi, tra gli assenti lo stesso vicepresidente del gruppo al Senato Gianluca Ferrara che non ha mai messo in dubbio la fiducia al governo, secondo la linea del leader Giuseppe Conte, ma al tempo stesso ha chiesto di non forzare la mano sull’aumento della spesa militare che non è la priorità in questo momento.

I no alla fiducia sono stati 35 (nessun astenuto). Si è espresso contro, in dichiarazione di voto, il gruppo di Fratelli d’Italia secondo il quale con l’apposizione della fiducia a un decreto che, con “un iter normale avremmo votato come alla Camera”, “il governo sconfessa se stesso”. No anche dai senatori Elio Lannutti, Emanuele Dessì, Gianluigi Paragone, Bianca Laura Granato, tutti ex M5s ora nel Misto.

Come sta la maggioranza dopo il voto in Senato? Secondo il senatore Andrea Marcucci, da sempre critico riguardo all’alleanza con il M5s, «è molto preoccupante e molto grave che importanti cariche istituzionali del M5S abbiano votato contro il Dl Ucraina, come il Presidente della Commissione Esteri Petrocelli, o non abbiano partecipato al voto, come il Presidente della Commissione Bilancio, Pesco». E la capogruppo Pd Simona Malpezzi ha ammesso che «oggettivamente ci sono stati alcuni passaggi compiuti dal M5S che ci hanno sorpreso e preoccupato perché una crisi di governo sarebbe stata incomprensibile in un momento come questo e il Pd ha lavorato per tenere unita la maggioranza». Mentre da Forza Italia è arrivato il monito di Maurizio Gasparri: «Il campo largo è a tutti gli effetti un campo minato». Infine hanno votano sì (senza sorprese) i due leader di partito Matteo Renzi, di Italia Viva, e Matteo Salvini, della Lega, che però erano assenti alla prima chiama sulla fiducia. In un post su Facebook il selfie di Renzi dall’aula di Palazzo Madama: “Ho appena votato la fiducia a Draghi sul Dl Ucraina”.

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