Politica

Roma-Washington, il viaggio fa scalo a Cagliari

02
Marzo 2024
Di Francesco Tedeschi

Il segnale di allarme lo aveva lanciato tra i primi Salvatore Deidda, poco dopo la chiusura dei seggi in Sardegna domenica sera. Sembrava quasi voler preparare i suoi alla disfatta quando commentando i primi dati ufficiali sentenziava: “Paghiamo il fatto che forse in cinque anni non abbiamo governato proprio brillantemente”. In realtà non immaginava neanche lui che lo spoglio sarebbe stato segnato da un interminabile sfida all’ultimo voto, nel corso della quale a momenti si è avuta anche l’impressione che il candidato del centrodestra potesse reggere l’urto. Ma alla fine, al fotofinish Alessandra Todde si è imposta con un beffardo ma perentorio 45,4% su Paolo Truzzu, che si è fermato al 45%. Decisivo il voto delle città, Cagliari in primis, dove Truzzu aveva governato da Sindaco. Evidentemente Deidda aveva ragione, ma la stessa lucidità di autocritica non ha sembrato contraddistinguere tutto il centrodestra. L’effetto della sconfitta va circoscritto, ma è un segnale di allarme. L’unica “parziale” soddisfazione è stata quella di Salvini, che ha visto bocciato il candidato espressione diretta della sua amica-rivale Giorgia Meloni. Ma Fratelli d’Italia ha collaudato il suo primato in termini di consensi.

Il punto non è tanto quello, quanto il fatto che la maggioranza ha fatto i conti con una prima bocciatura ed è stata costretta a un bagno di umiltà, indotto se non altro dal fatto che il centrosinistra, se unito, può dare fastidio. Quindi non si devono perdere centimetri sulla tabella di marcia, e soprattutto gli scivoloni (vedi le manganellate di Pisa, vedi le ripetute gaffes comportamentali o verbali) devono essere evitati. Un bagno di umiltà può anche servire ad apprendere dagli errori, come ha dichiarato la stessa Meloni: “Impareremo dalla sconfitta”. Sull’altro versante il centrosinistra è apparso rinvigorito dietro l’inno della vittoria scandito dalla Schlein: “Questa destra si può battere”. E ora puntano l’Abruzzo, con un campo larghissimo, che include anche Italia Viva e Azione, oltre al M5S. Ma il problema resta la prova di governo, perché se il campo è largo, altrettanto larghe sono le distanze ideologiche tra i partiti della coalizione. La Sardegna, in questo senso, si dimostrerà un vero laboratorio politico per il centrosinistra in vista di sfide ben più importanti.

Sul piano internazionale invece, l’impegno della premier è tutto rivolto al bilaterale svoltosi a Washington DC con il presidente americano Joe Biden. L’incontro fa parte delle visite che il premier dovrà fare nelle capitali dei paesi dei Sette in vista del summit di giugno, che si terrà in Puglia. Atteso questo fine settimana anche l’incontro con il primo ministro canadese Justin Trudeau. Al centro del colloquio tra Meloni e Biden: il conflitto in Medioriente e la situazione del Mar Rosso – dove gli Stati Uniti guidano la coalizione anti-Houthi -, il continuo sostegno all’Ucraina, l’attenzione nei confronti dell’Indo-Pacifico e dell’Africa, con l’obiettivo di costruire un modello di partenariato vantaggioso per tutti – la ricetta del Piano Mattei, insomma – e l’importanza delle questioni migratorie. Infine, spazio anche all’Intelligenza Artificiale: visto che Meloni vorrebbe – come Washington – definire a livello globale le barriere etiche dell’IA, contenendo i rischi ma sfruttandone le potenzialità.

L’appuntamento si è svolto sullo sfondo della campagna elettorale americana, che vede sfidarsi l’ex Presidente Trump e l’attuale Presidente Biden. Nonostante la simpatia e la vicinanza ideologica che lega il candidato repubblicano e la premier, la gestione di alcuni delicati dossier internazionali, primo tra tutti quello ucraino, ha avvicinato Meloni e Biden in questo anno e mezzo di governo. Di fatto la premier è arrivata alla presidenza del G7 come la garante della posizione atlantista del nostro paese. Si tratta di un posizionamento significativo per la politica interna, perché testimonia l’orientamento generale in politica estera del Governo Meloni. In questo senso, Meloni sembra essere ben consapevole di dover far i conti con il ruolo istituzionale che ricopre e dar priorità agli obiettivi e interessi della nazione.