Politica

Riforme costituzionali, Casellati ha incontrato tutti: settimana prossima il punto con la Meloni

27
Gennaio 2023
Di Simone Zivillica

Maggioranza, governo e opposizioni: il ministro per le Riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati ha incontrato tutti nel suo primo giro di consultazioni con le forze politiche per raccoglierne i pareri e le proposte in tema di riforme costituzionali. I temi centrali sono stati quelli in forza alle compagini che compongono la maggioranza, quindi presidenzialismo e autonomie territoriali. Due temi non in contrapposizione, ma che rischiano di entrarci qualora non si venga a capo di un accordo tra Forza Italia e Lega. I tema è: quale fare prima e quale dopo. Malumori, questi, che hanno già cominciato a far breccia nelle dichiarazioni alla stampa in occasione, appunto, degli incontri del ministro Casellati con le forze politiche. Da palazzo Chigi, intanto, Giorgia Meloni fa sapere che per il presidenzialismo si prevedono «tempi più brevi possibile, una volta individuato a valle delle consultazioni, dalla ministra Casellati, il metodo per realizzare una riforma necessaria per il Paese». Casellati, al termine delle consultazioni si dice ottimista di trovare un punto comune che sia il più largo possibile: «è stato molto positivo usare questo metodo, ho visto delegazioni ricche e anche questo significa un interesse per questo tema e una partecipazione. Quindi un ringraziamento per gli apporti che ognuno ha dato, ogni incontro è stato arricchente».

Lato maggioranza, Forza Italia, com’era immaginabile, punta tutto sul refrain storico del presidenzialismo, mai così vicino alla sua realizzazione, se non altro per una maggioranza compatta nel giudizio positivo alla modifica della forma di governo. Nell’incontro tra Licia Ronzulli, Alessandro Cattaneo e il ministro Casellati, in cui è intervenuto telefonicamente Silvio Berlusconi stesso, Forza Italia ha chiarito che «oggi è finalmente possibile approvare una bozza di riforma delle nostre istituzioni in senso presidenziale in modo da consentire agli italiani di scegliere direttamente da chi essere governati. Forza Italia darà il suo contributo per approvare un testo il più possibile efficace e condiviso, capace di aumentare gli spazi di democrazia e di far recuperare all’Italia stabilità dei governi e competitività». La Lega, però, sembra spingere in direzione che se non è opposta è quantomeno diversa da quella degli alleati di maggioranza. Il ministro per le autonomie Giuseppe Calderoli, infatti, ha definito nitidamente le sue priorità, e quindi quelle del suo partito, dicendo che viene prima l’autonomia del presidenzialismo. L’hanno confermato in delegazione dal ministro Casellati i leghisti Molinari e Romeo, chiarendo che «l’autonomia ha dei tempi più rapidi perché basta una legge ordinaria mentre una riforma presidenziale della Costituzione necessita dei quattro passaggi e dell’eventuale referendum confermativo. Vanno di pari passo perché fanno parte entrambe del programma del centrodestra ma l’autonomia viene prima anche perché ha un iter legislativo molto più semplice».

Il Terzo Polo continua sulla strada dell’opposizione costruttiva, che da un lato dice i suoi no, dall’altra propone la sua visione sulla questione. Anche nel merito delle riforme costituzionali, la posizione dell’asse Calenda-Renzi è per il no al presidenzialismo per aprire il dibattito sull’istituzione, più di compromesso con le strutture attuali, del premierato. Il leader di Azione ha detto di aver «rappresentato il fatto che siamo nettamente contrari e non disponibili sul presidenzialismo per la ragione molto semplice che il presidente della Repubblica è l’unica istituzione che gode della fiducia dei cittadini perché rappresenta l’unità della nazione. Siamo invece favorevoli a un premierato, quindi un presidente del Consiglio con poteri più forti, anche eletto direttamente, com’è dal nostro programma elettorale, con una legge elettorale che può essere a doppio turno come quella dei sindaci o anche proporzionale con un premio di coalizione». Ha poi riportato al centro del discorso le proposte forti sia della sua formazione che di quella di Italia Viva, alle consultazioni con Maria Elena Boschi. Hanno, infatti, ricordato che «a nostro avviso di pari passo va fatta sia la discussione sul Parlamento, quindi il monocameralismo, che rimanga solo il Senato, una Camera, che non si può abolire perché c’è dai tempi dei romani e che si faccia una discussione sul federalismo, l’autonomia, non separata».

Posizione priva di chiaroscuri quella del partito Democratico, che con la sua delegazione guidata da Debora Serracchiani ha scandito un secco no alle proposte di riforma in senso presidenzialista e federalista. La senatrice portavoce dei democratici ha infatti detto ai giornalisti che il partito Democratico «ha fatto delle proposte concrete: ci sono modelli alternativi che, pur non prevedendo l’elezione diretta del presidente del consiglio dei ministri, garantiscono stabilità dei governi». Giudizio analogo quello della formazione costituita dall’Alleanza Verdi e Sinistra che, sulle riforme costituzionali, ha ribadito la «contrarietà all’ipotesi di presidenzialismo e anche di premierato forte. Crediamo che solo con un rafforzamento del Parlamento si possa ricostruire quel clima di fiducia e di vicinanza alle istituzioni che sembra essere venuto meno nel paese dove l’astensionismo e il nono voto prevale a tutti i livelli dell’espressione della rappresentanza istituzionale». Con il portavoce della delegazione Benedetto Della Vedova, la formazione  di +Europa specifica che «non dobbiamo arrivare al presidenzialismo purché sia ma si tratta di mettere mano alla Costituzione, non di piantare bandierine. Abbiamo proposto di considerare l’opportunità di un’assemblea costituente che potrebbe essere eletta insieme alle elezioni Europee».

Sempre sul fronte opposizioni l’ultimo incontro è stato con il Movimento 5 Stelle alla presenza anche del suo capo politico Giuseppe Conte. Pur se il movimento non gode di ottima salute elettorale, immaginare un’impostazione strutturale dello stato che premi la stabilità e l’alternanza a scapito delle formazioni più deboli numericamente, non è di certo nelle volontà dei pentastellati. Eppure, la posizione della delegazione 5 Stelle non è apparsa troppo netta in senso negativo. Infatti, l’ex premier ha detto che «nel nostro sistema non possiamo dire che va tutto bene: il problema dei governi che si alternano con insufficiente stabilità esiste, così come il problema di rendere ancora più efficiente l’attività legislativa del Parlamento. Queste sono due delle direzioni di riforma su cui secondo noi bisogna intervenire». Ha specificato, tuttavia, che per pensare le riforme costituzionali non si possono «trapiantare di sana pianta altri sistemi e sperimentarli qui ci sembra assolutamente avventuroso».