Politica

Riforma della giustizia, le sfide per sinistra e destra

19
Giugno 2023
Di Daniele Capezzone

Molto si è discusso, nel fine settimana appena trascorso, sulla prima tranche della riforma della giustizia presentata dal ministro Carlo Nordio, con le misure annunciate sull’abuso d’ufficio, sul traffico di influenze, sulle intercettazioni e sulla custodia cautelare. Questo pacchetto – auspicabilmente – è un’anticipazione della seconda tranche, che dovrà arrivare nei prossimi mesi, e che dovrebbe contenere anche l’attesissima separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e magistrati giudicanti. 

Già il primo corpus di misure propone due differenti sfide alle due principali coalizioni politiche. 

Davvero la sinistra, decidendo una volta di più di farsi trainare dalle sue componenti più scatenate in senso giustizialista, sceglierà di sparare a palle incatenate contro il pacchetto Meloni-Nordio? Se farà così, finirà per sparare contro gli stessi sindaci di sinistra, che da anni, insieme ai loro colleghi di opposto orientamento, chiedono l’abolizione dell’abuso d’ufficio. In altre parole, un Nazareno già politicamente isolato finirebbe per aprire una frattura nel suo stesso campo, creando una voragine tra la dirigenza nazionale e gli amministratori locali, e dando l’idea di una segreteria Schlein già chiusa in un angolo.

Sul lato destro, però, sarebbero richieste riflessioni altrettanto significative. Dinanzi al prevedibile fuoco di sbarramento di Anm-Fatto-Repubblica, tanto varrebbe alzare quanto prima l’asticella, non tardando a far arrivare il secondo (e auspicabilmente più corposo) pacchetto riformatore. Visto che le linee tracciate sul campo sono così chiare e gli eserciti già schierati, non avrebbe senso fronteggiare tanta resistenza solo per ottenere un risultato parziale. 

Intendiamoci. Il primo pacchetto non va sottovalutato: in ogni ambito della vita, il momento più difficile è far partire un cammino, passare “da zero a uno”. Ma poi, una volta iniziato il percorso, sarà bene non fermarsi. In altre stagioni, il centrodestra ha avuto il torto di limitarsi a cambiamenti parziali e di superficie, senza riuscire a intaccare la sostanza dello status quo. Stavolta l’occasione è propizia per andare fino il fondo, e con il favore della stragrande maggioranza degli italiani. 

Da ultimo, un’annotazione perfino banale (ma in Italia perfino rivoluzionaria…). Le Camere sono due, non tre o quattro. Quindi (vale per l’Anm e per ogni altro soggetto) tocca solo a Montecitorio e Palazzo Madama approvare o modificare o respingere le proposte governative. Tutti gli altri possono discutere e dire la loro, certo: ma non hanno potere di veto. Né si può accettare che i detentori del potere giudiziario pensino di poter scavalcare l’esecutivo o impossessarsi del legislativo. Sarà bene che tutti lo tengano a mente.