Politica

Patrick Zaki è libero. Al Sisi concede la grazia. Tajani: una vittoria del governo

19
Luglio 2023
Di Massimo Gentile

Lo aveva fatto capire il ministro degli Esteri Antonio Tajani questa mattina nel corso di un intervento che l’Italia aveva messo il caso Zaki in cima alle priorità. «Siamo molto attenti a questa vicenda, dobbiamo essere prudenti. Il governo segue con grande attenzione, come sempre fatto, la storia di questo giovane egiziano che si è laureato all’università di Bologna». Poche ore dopo l’annuncio: il presidente dell’Egitto, Abdel Fattah al Sisi, ha concesso la grazia al ricercatore Patrick Zaki, condannato ieri a tre anni di carcere per “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese” e di avere scritto un articolo nel 2019 sulle discriminazioni subite dai copti egiziani. Lo ha annunciato Muhammad Abdelaziz, membro della Commissione presidenziale per la grazia, indicando che la grazia avrà effetto immediato. L’avvocatessa di Zaki, Hoda Nasrallah, aveva dichiarato che dalla pena di tre anni sarebbero stati decurtati i 22 mesi già trascorsi dietro le sbarre. «Attendiamo che il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi conceda la grazia» aveva affermato Nasrallah. Nell’ambito dello stesso provvedimento, Al Sisi ha concesso la grazia anche a Mohamed Baqer, un avvocato per i diritti umani.

La grazia a Zaki è da leggersi come una vittoria della diplomazia italiana, una tessitura di rapporti che è iniziata con il governo Draghi ed è proseguita con il governo Meloni, specificatamente con il ministro degli Esteri Tajani. I peana della politica sono di provenienza trasversale.

LA VICENDA
La vicenda giudiziaria di Zaki inizia il 7 febbraio 2020, quando approda al Cairo per una breve vacanza in famiglia, con l’idea di tornare a Bologna e proseguire gli studi nel master europeo. Il giovane viene fermato in aeroporto e, secondo le denunce di attivisti e legali, viene sottoposto a torture durante un interrogatorio su questioni legate al suo lavoro e al suo attivismo per i diritti Lgbt. Nei mesi successivi si erano susseguite le udienze in cui ogni volta era stata rinnovata per 15 o 45 giorni la detenzione preventiva, nonostante i numerosi appelli e iniziative del governo italiano, di politici, attivisti e associazioni. Negli ultimi mesi di detenzione era stato trasferito nel carcere di al-Mansoura, città dove Zaki è nato il 16 giugno del 1991. I capi d’accusa menzionati nel mandato di arresto erano minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di notizie false, propaganda per il terrorismo. In particolare, il ricercatore, che proprio un paio di settimane fa si è laureato a distanza, secondo le autorità egiziane avrebbe compiuto propaganda sovversiva attraverso alcuni post pubblicati su Facebook. Il rinvio a giudizio era avvenuto invece per “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese” sulla base di tre articoli scritti da Zaki. Tra i testi messi sotto accusa ne spicca uno, scritto nel 2019 sui cristiani copti in Egitto perseguitati dal sedicente Stato Islamico e discriminati da alcuni elementi della società musulmana. Lo stesso Zaki appartiene alla comunità copta egiziana.

IL MINISTRO TAJANI
Tajani ha affidato a Twitter la sua espressione di soddisfazione: “Il presidente egiziano al-Sisi ha concesso la grazia a Patrick Zaki. Grazie alla politica estera del governo abbiamo dato un contributo decisivo per liberare questo giovane studente. Risultati concreti attraverso il lavoro e una credibilità internazionale”, ha aggiunto ancora il titolare della Farnesina.