Politica

Giorgia Meloni in Ucraina per riaffermare l’appoggio dell’Italia: “saremo con voi fino alla fine”

21
Febbraio 2023
Di Simone Zivillica

La trasferta della premier Giorgia Meloni in Ucraina era, se non dovuta, altamente sperata, per almeno due motivi. Innanzitutto, nel recente vertice tra i capi di governo europei, Giorgia Meloni era rimasta esclusa dall’incontro che Volodomyr Zelensky aveva avuto con Emmanuel Macron e Olaf Scholz. Riaffermare, quindi, la vicinanza dell’Italia e delle sue relazioni diplomatiche con lo stato ucraino e la propria partecipazione al processo di mediazione e aiuti è sicuramente fondamentale. Inoltre, e forse ancor più convintamente, la visita di Meloni serve anche a mettere nuovamente in chiaro da che parte sta l’Italia nel conflitto tra Russia e Ucraina, ossia dalla parte occidentale e atlantista. Cosa, questa, resasi più che mai necessaria dopo le parole della scorsa settimana di Silvio Berlusconi quando, in occasione di un intervento a margine di un incontro elettorale per le passate elezioni regionali, aveva così commentato l’operato del presidente Ucraino Zelensky: «Io a parlare con Zelensky, se fossi stato presidente del Consiglio, non ci sarei mai andato. […] Bastava che [Zelensky] cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe avvenuto. […] Io giudico molto, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore».

La forza di una visita di persona è stata sicuramente recepita positivamente dal popolo e dal presidente ucraino, che non ha perso occasione per rispondere alle parole di Berlusconi, dicendo che la sua abitazione non è mai stata bombardata, e che questa tragedia va capita. Un invito, quindi, a vedere con i propri occhi gli effetti della guerra tra le strade delle città ucraine, proprio come ha fatto oggi Giorgia Meloni. La premier, infatti, nella conferenza stampa congiunta con Zelensky a fine incontro, ci ha tenuto a dire come «qualcuno abbia sottovalutato l’eroica reazione di un popolo disposto a fare tutto ciò che va fatto per difendere la sua libertà, la sua sovranità e la sua identità nazionale». Meloni in Ucraina significa anche conferma degli aiuti messi in campo finora per sostenere la difesa del popolo ucraino e anche la sua ripresa. Nel merito, infatti, la premier ha ricordato come «in Italia il dopoguerra è stato un periodo di crescita e sviluppo tanto che si è parlato di miracolo italiano, sono certa che tra qualche anno potremo parlare di miracolo ucraino, questo è l’impegno che a nome dell’Italia prendo nei confronti dell’Ucraina. Il mondo libero è con voi, vi siamo debitori e non vi dimenticheremo».

Tour de force lampo

La notte in treno, per attraversare la Polonia e arrivare a Kiev, quindi Bucha, Irpin e di nuovo Kiev. Quello che è certo, è che i recenti impegni istituzionali che Giorgia Meloni ha annullato – su tutti quello con la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola – per colpa di un’influenza, hanno fatto sì che riuscisse a intraprendere un tour de force, lampo sì, ma per nulla facile. Una visita che arriva nella settimana in cui ricorre l’anniversario, il primo, dell’invasione russa in Ucraina e della conseguente guerra. Arriva, però, in una fase cruciale proprio per questa guerra. Innanzitutto, la visita di ieri del Presidente USA Joe Biden, nonché quella del negoziatore di Pechino Wang Yi, fedelissimo del Presidente cinese Xi Jinpin, proprio a Mosca. Entrambe le superpotenze, appare evidente, stanno candidandosi come risolutori del conflitto, anche se con tattiche e metodologie molto diverse. Se la Cina punta a una diplomazia interessata, che passa necessariamente dal Cremlino, gli Stati Uniti rinforzano l’asse atlantista facendosi portatori di interessi e valori prettamente occidentali, nonché di armamenti e sistemi di difesa.

Giorgia Meloni in Polonia

La prima tappa della trasferta di Meloni è stata, appunto, a Varsavia per l’incontro con le massime istituzioni polacche, dove Meloni ha avuto modo di condividere con il Presidente Andrzej Duda e il premier Mateusz Morawiecki la stessa visione sui temi cavalli di battaglia come immigrazione e difesa dei confini, nonché «i valori democratici e cristiani, la visione di un’Europa delle patrie, di Paesi forti e non di visioni utopistiche, federaliste e centralistiche, con il potere centralizzato a Bruxelles» come sottolineato proprio dal premier polacco. Giorgia Meloni ha invece insistito sul legame storico tra Italia e Polonia che, tra gli altri, sono gli unici paesi a condividere nei rispettivi inni nazionali un richiamo all’altra nazione.

Il discorso alla nazione di Vladimir Putin

Mentre Meloni attraversava in treno la parte orientale della Polonia per entrare in Ucraina e dirigersi verso Kiev, intanto, da Mosca arrivavano parole non certo concilianti né confortanti. Infatti, Vladimir Putin, in occasione del suo discorso alla nazione all’Assemblea federale russa, ha attaccato le misure messe in campo dall’Unione europea, riservando anche un affondo in forma di monito proprio all’Italia. Secondo il presidente russo «le sanzioni imposte alla Russia dall’Occidente non hanno ottenuto nulla e non otterranno nulla», ricordando anche che i business russi all’estero, principalmente in Occidente, «sono persone di seconda categoria», alludendo al fatto che gli oligarchi russi – colpiti dalle sanzioni occidentali – si siano arricchiti in occasione della disgregazione dell’Unione Sovietica, e quindi sfruttando un evento su cui non si avrebbe dovuto lucrare, sempre secondo Putin.

Putin, poi, riserva un monito anche all’Italia, ricordando come durante la pandemia la Russia sia stata a fianco del popolo e delle istituzioni italiane. Durante la conferenza stampa dopo l’incontro con Zelensky, Giorgia Meloni ci tiene a rispondere direttamente anche alle parole di Putin. Secondo la premier, infatti, non si possono mettere tempi così diversi in comparazione: «non so se quello di Putin era un avvertimento ma il tempo del Covid era un altro mondo. Il mondo è cambiato dopo il 24 febbraio e non è una scelta che abbiamo fatto noi».

Le visite a Bucha e Irpin

Arrivata a Kiev, Giorgia Meloni viene accolta dal Vice Ministro degli Affari Esteri, Yevhen Perebyinis con un bouquet di fiori prima di fare una rapida sosta in hotel per poi riprendere il viaggio verso Bucha e Irpin, due tra le città maggiormente colpite dagli attacchi russi in quest’anno di guerra. Scesa dal treno a Kiev, in un primo giro di dichiarazioni, Meloni ha detto di credere che «sia doveroso essere qua per ribadire la posizione del governo italiano e forse anche rendersi conto personalmente di quel che serve a un popolo che si batte per la libertà». A Bucha, invece, le è stata consegnata dalle autorità locali una medaglia composta con le pallottole usate con una commovente incisione sul retro: “Bucha, la città non conquistata”. Nell’assicurare il pieno sostegno italiano alla popolazione ucraina, la premier ha ribadito come «l’Italia era con voi fin dall’inizio e sarà con voi fino alla fine». Da qui, prima di tornare a Kiev per l’incontro con Zelensky, si è spostata a Irpin, dove ha anche consegnato alle autorità due generatori di corrente a supporto delle infrastrutture critiche. Questa donazione è parte di un lotto di 52 generatori, per un valore di oltre 660mila euro donati dal governo italiano. Alla cerimonia simbolica, accanto a due dei 45 mezzi dei vigili del fuoco donati sempre dagli italiani anche alcune tra le associazioni italiane attive sul territorio ucraino.

Le reazioni politiche alla visita di Giorgia Meloni in Ucraina

Se da una parte già il ministro degli Esteri aveva blindato a stretto giro il pieno appoggio dell’Italia all’Ucraina a stretto giro dalle esternazioni del presidente di Forza Italia, una correzione della direzione di tiro era più che necessaria. La visita di Meloni in Ucraina, infatti, è stata accolta trionfalmente dai suoi della maggioranza. In merito, il vice capogruppo vicario di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Manlio Messina, ha chiarito che «la sovranità del popolo ucraino e il supporto al presidente Zelensky sono una priorità nazionale fino al raggiungimento della tanto attesa libertà». Gli fa eco la senatrice di Fratelli d’Italia Ester Mieli, componente della commissione Esteri e Difesa al Senato, secondo cui «il viaggio del Presidente Meloni in Ucraina, a Kiev, non fa che confermare la salda posizione a sostegno dell’Ucraina che il governo italiano ha avuto sin dall’inizio».

Non solo dai compagni di partito e dalla maggioranza, però: arrivano commenti positivi alla visita di Meloni in Ucraina. Per Carlo Calenda, leader di Azione e del Terzo Polo, «la missione di Giorgia Meloni in Ucraina alla vigilia dell’anniversario dell’invasione russa è un fatto importante per la reputazione italiana e la solidità nostro posizionamento internazionale messo più volte in discussione da Salvini, Berlusconi e Conte». Anche il Pd, con la voce di Elly Schlein, valuta in maniera positiva la trasferta ucraina della premier, dicendo che secondo lei la Meloni ha fatto bene ad andare a Kiev perché Putin «ha messo in atto una missione criminale che viola il diritto internazionale in ogni sua parte». Conferma anche l’ex ministro Andrea Orlando, secondo cui Giorgia Meloni «svolge un ruolo positivo andando a confermare un ruolo assunto dall’Italia» anche se chiarisce che «servirebbe una capacità di dialogo più forte con gli altri Paesi europei».