Politica
Meloni sulla copertina del Time: “Dove sta conducendo l’Europa”
Di Beatrice Telesio di Toritto
«Sei una persona onesta. C’è qualcosa del fascismo che la mia esperienza ti ricorda, di quello che faccio al governo?». La domanda arriva diretta, quasi provocatoria, dal Primo Ministro Giorgia Meloni, mentre passeggia nei corridoi di Palazzo Chigi con il giornalista del Time. È il tardo pomeriggio del 4 luglio, e la premier ha appena concluso un’intervista intensa e personale. Ed è lei, non l’intervistatore, a evocare l’ombra lunga del fascismo, tema – scrive il settimanale americano – “from which Meloni cannot escape”.
Il Time, uno dei periodici più autorevoli al mondo, le dedica la copertina, con un titolo che è insieme interrogativo e affermazione: “Where Giorgia Meloni Is Leading Europe” – Dove sta conducendo l’Europa. Lungo l’articolo, firmato da Massimo Calabresi, emerge un ritratto complesso ma positivo di una leader che ha saputo ribaltare ogni aspettativa. Da oggetto di sospetto a figura di riferimento, Meloni è oggi considerata – parole del Time – “una delle figure più interessanti d’Europa”.
La narrazione parte da un dato ormai assodato: l’ascesa di Giorgia Meloni ha spiazzato anche i suoi detrattori. In patria ha saputo mantenere la stabilità in un Paese storicamente ingovernabile, mentre sul piano internazionale ha mostrato un profilo più pragmatico che ideologico. «On the international stage, she has acted more like a pragmatic conservative than a right-wing revolutionary», scrive il settimanale. Ha abbracciato la NATO, sostenuto l’Ucraina senza esitazioni, rafforzato i legami con l’Unione Europea e promosso il dialogo transatlantico in un momento di tensioni globali.
A Washington, ha saputo farsi ascoltare tanto da Biden quanto da Trump. Con quest’ultimo, in particolare, ha gestito con freddezza un confronto potenzialmente spinoso, dimostrando quella calma assertiva che – racconta il senatore J.D. Vance – la rende capace di «trasmettere un messaggio straordinariamente diretto senza risultare offensiva». Una dote rara in un mondo politico spesso dominato da eccessi retorici o ambiguità tattiche.
Meloni si oppone a ciò che definisce un globalismo “omogeneizzante”, ma ribadisce con forza il sostegno all’integrazione europea. La sua visione è quella di una sovranità consapevole, non isolazionista. «First and foremost, we must defend what we are: our culture, our identity, our civilization», dice, delineando un’idea di nazione che si inserisce con forza nelle dinamiche occidentali, ma senza perdere la propria impronta.
Il profilo del Time sottolinea il carisma personale e la forza del messaggio politico. Prima donna a guidare un governo italiano, Meloni rivendica un percorso fatto di determinazione e autonomia. Rifiuta le “quote rosa”, sostiene che le donne debbano affermarsi per merito e non per concessione. E nel frattempo ha guidato il suo esecutivo verso risultati concreti: stabilità politica, credibilità internazionale, miglioramento del rating del debito. «Ha costruito un nuovo tipo di nazionalismo», osserva il settimanale, «che unisce populismo e pragmatismo, identità nazionale e impegno euro-atlantico».
Il reportage non trascura la biografia personale. La separazione dei genitori, l’infanzia difficile, l’incendio che distrusse l’appartamento di famiglia. La sorella Arianna racconta il padre come “una persona a cui semplicemente non importava di noi”, e descrive quell’evento traumatico come il momento che ha reso Giorgia “più coraggiosa, la Giorgia che è oggi”. La premier scherza sul simbolo della fiamma del Movimento Sociale Italiano: «Forse è per quello che mi sono unita al MSI, per la fiamma», dice ridendo.
La sua giovinezza politica, iniziata nel quartiere popolare della Garbatella, è raccontata attraverso il piccolo gruppo dei “Gabbiani”, giovani outsider ispirati al romanzo Il gabbiano Jonathan Livingston. Una formazione ribelle, non conforme, che ha anticipato lo stile con cui Meloni avrebbe affrontato la politica nazionale.
Anche il suo partito, Fratelli d’Italia, ha subito una trasformazione sotto la sua guida. “Siamo gli eredi del partito di destra”, afferma Giovanbattista Fazzolari, suo stretto consigliere, “ma oggi siamo il partito dei patrioti italiani, inclusivo, moderato, ampio”. Una destra diversa, più istituzionale, capace di attrarre consensi ben oltre la tradizione post-missina.
Il Time non ignora le critiche. Parla di accentramento del potere, pressioni sui media, tensioni con la magistratura. Ma riconosce che Meloni ha saputo muoversi all’interno delle regole democratiche, gestendo equilibri complessi con abilità. «What worries me», commenta l’analista Nathalie Tocci, «is the direction she’s going in». Eppure, è proprio la direzione – quella di una leader saldamente ancorata alle istituzioni, ma decisa a riscriverne il linguaggio – ciò che più affascina osservatori e analisti.
Il profilo si chiude lasciando aperta una domanda: dove sta conducendo Meloni l’Italia? E, di riflesso, dove sta conducendo l’Europa? Se il tempo sarà giudice, una cosa è certa: Giorgia Meloni è oggi una delle protagoniste indiscusse della politica globale.





