Politica

Meloni ai suoi: avanti compatti

07
Settembre 2023
Di Giampiero Cinelli

Pochi ma saldi gli elementi usciti fuori dalla riunione di maggioranza con i capigruppo di Camera e Senato, in tarda ora ieri sera a Palazzo Chigi, su volere di Giorgia Meloni. In effetti la premier più volte aveva fatto intendere di non gradire il disordine percepito nella comunicazione mediatica, in cui spesso alcuni esponenti risultano esprimere posizioni discordanti, o si lasciano scappare affermazioni problematiche che poi creano un caso da gestire. Dunque meglio non alimentare quell’idea secondo cui il governo, a più o meno un anno dall’insediamento, sia già in crisi. Perché, in fondo, non è così nella coscienza del primo ministro. Gli spunti da cui speculare ci sarebbero tutti: la morte di Berlusconi, le priorità di programma che non sono identiche tra i maggiori partiti, una situazione internazionale inaspettata che porta a differenti vedute su come collocarsi, il bisogno dei leader di sentirsi campioni dell’immaginario, dovendo però fare i conti con una Giorgia Meloni che in ciò è ancora strabiliante.

Ma appunto tutti questi piani non possono davvero mettere il punto interrogativo su un’esperienza di governo che, in sostanza, cerca di avere come collante l’indirizzo liberale e, nelle giuste proporzioni dell’attuale società, conservatore. A maggior ragione che c’è da varare una nuova finanziaria con meno soldi, perché quest’anno si è cresciuti di meno e l’economia mondiale ha rallentato, e che a giugno ci sono le elezioni europee. Forse queste l’unico vero punto su cui bisognerà capire quali saranno le geometrie politiche, ma il cui reale impatto si svelerà solo a ridosso o dopo le urne, e che tra l’altro non ha pesato davvero già oggi che la coalizione di governo non è raggruppata sui banchi di Bruxelles. Agli affari europei si lega anche la trattativa in corso sulla modifica del Patto di Stabilità, e allora si ricama sul fatto che Giancarlo Giorgetti, ministro dell’economia, non fosse presente al vertice dei capigruppo. I retroscenismi lasciamoli da parte in questo ragionamento.

E dunque le indicazioni di Meloni sono state concise e chiare. Andare avanti su tutti i dossier fondamentali, manovra, riforma fiscale, autonomia differenziata, riforma della giustizia e riforma costituzionale. Gli aiuti alle famiglie per il caro bollette non sono in discussione. Il focus del colloquio è stato sulla manovra. Meloni ha sottolineato che per avere un quadro completo bisognerà aspettare la Nadef (Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza) di fine settembre, poi dopo si potranno fare tavoli specifici sui punti. Nel frattempo, ha messo in guarda la premier, meglio «parlarsi al telefono» anziché «finire sui giornali per cose non affrontate e andare avanti lisci, evitando di dire «cose distoniche». Pare che un altro auspicio di Meloni sia maneggiare l’iter della Legge di Stabilità senza cumuli di emendamenti.

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