Politica
Mattarella agli ambasciatori: Mosca vuole ridefinire in confini europei con la forza
Di Giampiero Cinelli
Si è aperta oggi alla Farnesina la XVIII Conferenza degli Ambasciatori d’Italia, l’appuntamento annuale che riunisce la rete diplomatica italiana per fare il punto sulle priorità di politica estera e sulle sfide dell’internazionalizzazione. Alla cerimonia inaugurale hanno partecipato il ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. I lavori proseguiranno a Roma fino al 16 dicembre, per poi spostarsi a Milano il 17 e 18 dicembre con la Conferenza nazionale dell’export e dell’internazionalizzazione delle imprese, dedicata in modo specifico al sostegno del sistema produttivo italiano sui mercati esteri.
La Conferenza coinvolge oltre 150 tra ambasciatori e consoli italiani e rappresenta un momento di confronto sui risultati raggiunti dalla diplomazia nel corso dell’ultimo anno. Al centro delle discussioni vi sono le iniziative umanitarie, comprese quelle a sostegno della popolazione di Gaza, e i dossier legati alla sicurezza internazionale e ai processi di pace. Ampio spazio è riservato anche al Piano d’Azione per l’Export italiano, considerato uno strumento chiave per rafforzare la presenza delle imprese italiane all’estero e difendere i principi di un commercio internazionale libero ed equo.
Un altro tema centrale dei lavori riguarda la riforma della Farnesina, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2026. La Conferenza offre l’occasione per discutere l’evoluzione dell’azione diplomatica italiana alla luce dei nuovi assetti organizzativi, con sessioni dedicate alla gestione dei flussi migratori, alla sicurezza degli approvvigionamenti energetici e allo sviluppo della diplomazia digitale e cibernetica.
Tra gli appuntamenti più attesi figura l’incontro sulla cooperazione tra Italia e Germania, che vedrà confrontarsi il ministro Tajani e il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul sulle principali sfide comuni che attendono l’Europa, dal contesto geopolitico alla competitività economica.
La seconda parte della Conferenza, in programma a Milano il 17 e 18 dicembre, sarà incentrata sull’export e sull’internazionalizzazione delle imprese italiane. È prevista anche una giornata dedicata all’apertura internazionale del sistema universitario italiano, ospitata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore. La chiusura dei lavori si terrà a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa Italiana, con un confronto sul rapporto tra finanza, diplomazia e crescita economica.
Nel complesso, il programma mira a rafforzare il coordinamento tra politica estera ed economia, con l’obiettivo di migliorare la proiezione internazionale dell’Italia e sostenere la competitività delle imprese in un contesto globale articolato.
Nel suo intervento alla Conferenza degli ambasciatori alla Farnesina, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato un richiamo netto all’Unione europea: resistere ai tentativi di ingerenza, non cedere alla delegittimazione del diritto internazionale e restare vigile di fronte al disegno russo di «ridefinire con la forza i confini in Europa». Un appello rivolto direttamente alla diplomazia italiana, chiamata a proseguire nello sforzo del dialogo in una fase storica segnata da una crescente tensione globale e dal rischio, ha avvertito il capo dello Stato, di «un generale arretramento della civiltà».
Nel discorso di Mattarella emerge, seppure senza riferimenti espliciti, una critica alle posizioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che sul conflitto ucraino e su altri dossier ha più volte preso di mira l’Unione europea, arrivando a ipotizzarne la disgregazione qualora non «torni alla salvaguardia dei valori tradizionali» e a una maggiore «libertà di stampa». Dichiarazioni che Bruxelles ha già definito come interferenze indebite e che ora trovano una presa di distanza anche da parte del Quirinale.
«Appare a dir poco singolare che, mentre si affacciano in ambito internazionale esperienze dirette a unire Stati e a coordinarne le aspirazioni e le attività, si assista a una disordinata e ingiustificata aggressione nei confronti della Unione europea», ha osservato Mattarella, denunciando il tentativo di «alterare la verità» e di presentare l’Ue non come «una delle esperienze storiche di successo per la democrazia e i diritti dei popoli», maturata anche «con la condivisione e l’apprezzamento dell’intero Occidente», ma come «una organizzazione oppressiva se non addirittura nemica della libertà».
Il presidente della Repubblica ha poi ampliato lo sguardo, descrivendo l’attuale fase storica come una transizione carica di rischi. Una lettura dai toni severi, che lo porta a evocare esplicitamente «il rischio di un generale arretramento della civiltà». «L’epoca di transizione in cui ci troviamo presenta pericoli che dobbiamo saper tempestivamente riconoscere», ha affermato, aggiungendo che «a stagliarsi all’orizzonte c’è il rischio di un generale arretramento della civiltà». In questo scenario, ha ribadito, «la legalità internazionale è un bene comune efficace nel contrastarlo» e, nell’epoca delle «policrisi», diventa «indispensabile una poli-diplomazia».
È proprio sul rispetto del diritto internazionale che Mattarella ha voluto insistere con maggiore forza, tornando su un tema già affrontato pochi giorni prima in occasione della Giornata mondiale dei diritti umani. Un principio che, secondo il capo dello Stato, viene oggi messo in discussione anche dall’atteggiamento degli Stati Uniti e di alcuni loro alleati, Israele in primo luogo, che da tempo contestano il ruolo delle Nazioni Unite e delle corti internazionali dopo le accuse rivolte all’esecutivo di Tel Aviv per quanto accade a Gaza.
«Assistiamo oggi alla pretesa di imporre punizioni contro giudici delle Corti internazionali per le loro funzioni di istruire denunce contro crimini di guerra, a difesa dei diritti umani, in definitiva a difesa dei popoli del mondo», ha denunciato Mattarella. Una deriva che, a suo giudizio, riporta la comunità internazionale «pericolosamente indietro, al peggiore passato», fino a delineare «un mondo che si presenta rovesciato e contraddittorio», dove si arriva alla «condanna alla carcerazione di componenti delle Corti internazionali ad opera di un Paese promotore, e con suoi giudici protagonisti, del processo di Norimberga».





