Politica

L’Italia prova a guidare la sostenibilità nel Mediterraneo con la nuova diplomazia energetica

19
Dicembre 2025
Di Jacopo Bernardini

(Articolo pubblicato su L’Economista, inserto de Il Riformista)
Con la sicurezza energetica tornata al centro delle agende governative, l’Italia scommette su una nuova forma di diplomazia industriale per rafforzare la propria presenza nel Mediterraneo e in Africa. La leva è silenziosa, ma strategica: costruire competenze, trasferire tecnologia e formare capitale umano nei Paesi che si affacciano sulle rotte energetiche del futuro.

Due fondazioni italiane – NEST e MAES – hanno deciso di unire le forze per lanciare un programma che punta a creare un ecosistema della sostenibilità nel Mediterraneo allargato, in Africa e nel Medio Oriente. L’iniziativa combina ricerca, tecnologia e formazione avanzata in un contesto in cui l’energia è una priorità non solo industriale, ma di stabilità regionale.

La Fondazione NEST, tra i partenariati nazionali più avanzati nelle tecnologie energetiche sostenibili, e la Fondazione MAES, attiva nella cooperazione scientifica e industriale in campo energetico e ambientale, intendono trasformare il know-how italiano in uno strumento di influenza positiva. L’obiettivo è mettere in rete università, imprese e istituzioni dei Paesi partner per accelerare il trasferimento tecnologico, formare nuove competenze e sostenere la costruzione di sistemi energetici adeguati alle specificità locali.

La domanda di soluzioni sostenibili sta crescendo rapidamente in tutto il Mediterraneo, dove molti Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente devono gestire urbanizzazione accelerata, pressioni climatiche e infrastrutture spesso ancora fragili. In questo scenario, offrire tecnologie, strumenti digitali e programmi di formazione rappresenta un vantaggio competitivo per l’Italia, che punta a consolidare il proprio ruolo nella regione.

Il programma si articola lungo quattro assi principali. Il primo riguarda il trasferimento tecnologico e la condivisione di sistemi energetici integrati – come reti ibride che combinano rinnovabili, storage e gestione intelligente dei flussi – insieme a modelli digital twin, co-simulazioni in tempo reale e strumenti predittivi sviluppati da NEST. Il secondo asse è dedicato alla formazione, con workshop, corsi, scambi accademici e programmi di rafforzamento delle competenze. Il terzo punta a creare una rete stabile per la ricerca euro-mediterranea, con progetti congiunti, dottorati internazionali e partnership tra università e industria. Il quarto riguarda lo sviluppo locale: progetti pilota e collaborazioni con imprese territoriali per adattare le tecnologie a contesti emergenti.

“Con questo programma facciamo un passo ulteriore nella missione di NEST: mettere a disposizione dei Paesi del Mediterraneo, dell’Africa e del Medio Oriente un patrimonio di competenze scientifiche e tecnologiche costruite in Italia”, spiega Francesco Cupertino, presidente di NEST. Una visione condivisa dal presidente di MAES, Domenico Villacci, secondo cui molte economie emergenti considerano la sostenibilità “non solo un obiettivo ambientale, ma una condizione per autonomia energetica, crescita industriale e stabilità politica”.

La geografia dei Paesi coinvolti nella prima fase è ampia: Tunisia, Marocco, Algeria, Egitto, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Tanzania, Camerun e Liberia. Una seconda fase includerà ulteriori Stati africani con potenziali significativi in termini di infrastrutture ed energia, con l’obiettivo di costruire una piattaforma che favorisca alleanze e cooperazione.

Per i Paesi partner, l’accesso a reti di ricerca globali, tecnologie avanzate e nuovi strumenti di finanziamento rappresenta un’opportunità per accelerare la transizione energetica. Per l’Italia, il programma NEST-MAES è più di un progetto di cooperazione: è la possibilità di consolidare una posizione distintiva nella diplomazia dell’energia, rafforzando la posizione in aree cruciali per il futuro energetico globale.

Un approccio che potrebbe diventare un modello per altre iniziative, anche in settori diversi, nell’area mediterranea.