Politica

La ‘non’ festa delle Forze Armate, un IV novembre sottotono e la scelta del ministro Crosetto: storia di una data e risvolti politici di una operazione

04
Novembre 2023
Di Enrico Colorni

Festa IV Novembre: “Eravamo pronti per festeggiare, insieme, il compleanno, la laurea e il matrimonio. E invece…”. E, invece, la Difesa, per esplicita volontà del suo titolare, il ministro Crosetto, ha deciso che ‘non era il caso’. Troppe guerre, troppi rischi, troppe incognite. Eppure, il ministero della Difesa aveva ‘scaldato i motori’ per mesi. Tutto era pronto. Non solo, cioè, le manifestazioni ufficiali, le uniche confermate, che si terranno oggi, tra Roma (Altare della Patria e Milite Ignoto) e Cagliari (discorsi del ministro alla Difesa e del Presidente della Repubblica, più parata, assai sobria, e sfreccio delle Frecce Tricolori nel cielo, peraltro plumbeo), ma anche molto altro. Una manifestazione, quella che – peraltro, come ogni anno – si tiene al Circo Massimo di Roma, come in molte altre città italiane (ne erano state scelte una trentina, quest’anno), con i militari delle quattro Forze Armate (Esercito, Marina Militare, Aeronautica, Carabinieri) che accolgono, allegri e pacifici, scolaresche, famiglie con bambini, semplici curiosi e tanti cittadini e che era/erano prevista per il giorno prima, cioè il 3 novembre. Ma anche un mega-evento alla Nuvola di Fuksas, sempre in quel di Roma, che si doveva tenere, invece, il 5 novembre. Insomma, ben tre giorni di ‘Festa’. Tutte cancellate d’imperio, per lo scuorno di molti militari in divisa, specie quelli con le stellette, che volevano mettersi l’uniforme, quella da parata. Ma anche molti soldati semplici, la famosa ‘truppa’, voleva festeggiare se stessa e il proprio impegno, silenzioso, discreto e laborioso. Fatto di tanti sacrifici. Il ministro alla Difesa, Crosetto – profilo british, uomo tutto d’un pezzo, piemontese, cioè sabaudo, nel midollo, non ha voluto sentire ragioni. La situazione internazionale è quella che è: guerra in Ucraina, che sembra scomparsa dai radar, ma continua, eccome; guerra in Medio Oriente, che infiamma interi popoli e Stati, Israele in testa, dal massacro di Hamas del 7 ottobre in poi, con l’attacco di ‘risposta’ dell’esercito israeliano a Gaza, con tutti i rischi e le complicazioni, specie umanitarie, che comporta. Per non dire delle minacce del terrorismo islamico: da giorni, anzi da settimane, hanno provocato uno stato di massima allerta in tutte le Capitali e in tutti gli Stati occidentali. Insomma, non era proprio il caso di fare alcuna ‘festa’.

In pratica, il ragionamento di Crosetto con i suoi è stato semplice, quasi elementare, ma molto netto: non è il caso di eccedere in festeggiamenti.

Eppure, non solo era ovvio ritenere che un governo ‘di destra’ volesse valorizzare, e giustamente rivendicare, una Festa come il IV novembre (abolita nel 1977 dopo essere stata, dall’Ottocento in poi, la festa più antica e longeva dai tempi dell’Unità d’Italia) a lungo svillaneggiata, disprezzata e, in buona sostanza, finita nel dimenticatoio della Storia. I riferimenti storici e politici del IV novembre sono chiari, ma conviene ricordarli, almeno ai lettori più giovani. Alla fine, ormai, della Prima Guerra Mondiale, venne firmato, da un Italia finalmente vittoriosa, con l’Austria-Ungheria, allora impero multietnico schierato con la Germania (e, anche, l’Impero ottomano) contro le potenze dell’Intesa (Gran Bretagna, Francia, Usa, ma solo dal 1917 in poi, e Russia, ma solo fino al 1917, quando Lenin e Trotzksy, che aveva compiuto la rivoluzione bolscevica, decisero di arrendersi alla Germania imperiale), fronte cui l’Italia di Salandra e Sonnino aveva aderito solo a guerra iniziata, dopo le ‘radiose giornate di maggio’ orchestrate dal Vate, Gabriele D’Annunzio, nel 1915, contro Giolitti e Turati. La Festa del IV novembre, però, divenne festa – per uno di quegli scherzi che solo la Storia è in grado di compiere – solo dal 23 ottobre 1922, cioè negli stessi giorni in cui il governo guidato dal liberale Antonio Facta, che la rese tale, cedeva ‘le armi’ alla marcia su Roma delle ‘squadracce’ fasciste guidate dal presto capo del governo Mussolini. Ovviamente, il regime fascista, ‘pieno’ solo dal 1925, coniugò – in modo sapiente, va detto – i festeggiamenti per la marcia su Roma (28 ottobre 1922) con il IV novembre, ma il rinato Regno del Sud, nel 1994, con il governo di Cnl guidato da Ivanoe Bonomi ripristinò il senso della festa, che poi trasmigrò nel ‘calendario civile’ della Repubblica, a partire dal 1949, con il consenso di tutti i partiti antifascisti. Solo che, poi, con il passare del tempo, una ‘festa’ che era segnata come ‘rossa’ sul calendario, con tanto di ‘vacanza’ da scuola, in un Paese scosso dai movimenti del 1968/69, divenne sempre più odiosa e insopportabile, almeno per una parte politica, la sinistra (comunista, socialista, radical, etc), fino a quando, nel 1977, anche la Dc cedette e la abolì.

Rimasta festa ‘non’ riconosciuta, ma civile, solo oggi, nel molto lontano 2023, un disegno di legge, a prima firma Maurizio Gasparri, ma votato in modo bipartisan, al Senato, seppur ancora in attesa di approvazione nella Camera, sta per ripristinarla in via definitiva.  

Se ne parlerà, per festeggiarla degnamente, nel 2024. Come detto, infatti, il ministro alla Difesa ha ‘tagliato’, bon malgré, soi malgré, molti dei festeggiamenti già previsti. Certo, alcune forme di ‘festa’ restano. Si inizia la mattina, all’Altare della Patria, con la classica deposizione di corone e onori militari al Sacrario del Milite Ignoto (i romani la chiamano, con disprezzo, ‘macchina da scrivere’: voluta dai Savoia, cambiò la fisiognomica del centro della Capitale), che vedrà, affiancati, ministro alla Difesa e Capo di Stato, cioè Guido Crosetto e Sergio Mattarella. Si prosegue, appunto, a Cagliari – località scelta, pare, su esplicita richiesta del Quirinale che, in tempi lontani e non sospei, voleva coinvolgere la Sardegna nelle celebrazioni militari – con discorsi tenuti sempre da Crosetto e da Mattarella. Si conclude, la giornata, con un concerto che il Senato – e, in particolare, il suo presidente, Ignazio La Russa, ministro alla Difesa ai tempi del IV governo Berlusconi e in cui Crosetto ricopriva il ruolo di sottosegretario, allora per FI – ha voluto dedicare alla giornata di festa delle Forze Armate.

Le tre cerimonie saranno trasmesse in diretta dalla Rai, anche se qui che il ministro Crosetto si è dovuto arrabbiare non poco per ottenere le varie dirette che, all’inizio, la Rai voleva ‘confinare’ alla Cenerentola di Rai 5, uno di quei canali che, onestamente, nessuno vede…

In ogni caso, mentre l’Italia e le Forze Armate festeggiano loro stesse non mancheranno – ovviamente – le proteste che ‘allieteranno’ la manifestazione ufficiale di Cagliari. Tre, in buona sostanza. Quella dei pescatori e agricoltori sardi, contro un tema annoso, quello delle servitù militari, e dei relativi indennizzi (la Difesa ha aperto un tavolo con loro e sta cercando, pur in difficoltà di risorse, il problema). Quella degli antimilitaristi, sempre sardi, che protestano – va detto, da decenni – contro la presenza in quanto tale delle strutture militari, italiane e soprattutto Nato, nell’isola. E, infine, quelle di una serie composita e variegata di sigle della sinistra extraparlamentare. Per fortuna, non solo la sinistra storica (Pd, etc.) ma anche e persino i 5stelle se ne sono tenuti ben lontani, per non dire dei centristi, del tutto allineati, su questo, con il governo. Infine, va registrata anche la manifestazione che la Lega di Matteo Salvini terrà a Milano, sempre il 4 novembre.

Ovviamente, Crosetto non si è fatto sfuggire neppure mezza parola, né pubblicamente né off, sul corteo dei leghisti. Nel suo discorso, così dice chi gli ha parlato e ne ha saputo, parlerà delle guerre in corso che infiammano il Mondo, esalterà il lavoro e l’impegno dei militari italiani, in Italia (con l’operazione ‘Strade sicure’, nelle stazioni delle principali città, da lui appena rifinanziata e rilanciata) e all’estero, dove sono ben 12 mila i soldati impegnati, tra cui i 1200 circa che, sotto egida Onu, restano ancora in Libano. A sprezzo della loro vita e della loro incolumità personale, ma seguendo una tradizione che, dal 1948 in poi, onora e contraddistingue le Forze Armate italiane: portare la Pace e svolgere delicate e importanti missioni di peacekeeping che hanno fatto sì che il buon nome dell’Italia sia riconosciuto e rispettato, da decenni e ancor di più oggi, in tutto il Mondo.