Politica

La grande occasione

06
Febbraio 2021
Di Redazione

di Claudio Velardi

Il Parlamento eletto nel 2018 ha rappresentato l’apice della stagione populista e sovranista, concretamente ingovernabile se non con alleanze spurie. Infatti è stato finora gestito da due maggioranze contrapposte e alternative, non a caso entrambe guidate da un tecnico che oggi si propone leader politico, ma di cui non si ricorda letteralmente una sola idea che possa consegnargli questo status. Eppure oggi, grazie a due brillanti operazioni di tattica politica, made in Rignano, la XVIII legislatura può recuperare una funzione, nel suo tratto finale.

La Grande Occasione nasce da un ritorno della politica, non dal suo contrario, e assume il volto dell’italiano più conosciuto e autorevole nel mondo delle governance globali, chiamato a gettare le fondamenta del paese del dopo-pandemia. Il suo programma c’è già, esposto alcuni mesi fa (qui), ed è di una assoluta chiarezza e semplicità: utilizzare le risorse che ci vengono messe a disposizione dall’Europa per fare debito buono (investimenti in infrastrutture, formazione, ricerca) al servizio dei giovani che dovranno ripagarlo in futuro. Non c’è altro da dire, da scrivere, da chiosare, da trattare. Come ha dignitosamente chiarito, nelle consultazioni, il buon Bruno Tabacci: “Al presidente Draghi non abbiamo posto condizioni perché non vogliamo metterci nel ridicolo”.

I partiti tutti dovrebbero cogliere la straordinaria opportunità che viene loro offerta per rigenerarsi. Sono tutti figli di stagioni passate, di vecchi “ismi” che non torneranno. Il dopo-pandemia rimodella il lavoro, le relazioni, gli spostamenti, i ritmi delle nostre giornate, l’immaginario collettivo e individuale. Quale migliore occasione per dare vita e forma a organismi politici (di cui c’è bisogno, certo che sì) che cerchino di capire e organizzare il nuovo mondo? Volate alto, amici cari, è il momento giusto. Non vi illudete di poter dare l’assalto alla diligenza: Mario Draghi ha affrontato nemici più significativi degli sfibrati partiti italiani e di parlamentari senza prospettive. Mettetevi nella scia di una leadership riconosciuta e autorevole, accompagnate con fiducia un paese che vuole ripartire. Investite sul futuro, piuttosto che difendere le vostre casematte.

Un discorso a parte merita il PD che, in questa circostanza, avrebbe potuto proporsi come il naturale baricentro di un sistema da rigenerare, e invece sta scegliendo la strada dell’arroccamento. Una prospettiva che insulta la cultura politica originaria del suo attuale gruppo dirigente. I vecchi comunisti, tra mille ambiguità, sapevano parlare il linguaggio dell’interesse nazionale. I loro attuali epigoni sembrano essere ossessionati da fantasmi, oltre che dalla conservazione di un potere senza contenuti.

 

 

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