Politica

IA, Butti: presto Ddl, prevista Agenzia e non Autorità indipendente

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Marzo 2024
Di Ilaria Donatio

In un saggio del 2007, Shane Legg e Marcus Hutter elencarono 53 definizioni di intelligenza umana e 18 di Intelligenza Artificiale. Ma secondo Luciano Floridi – che insegna Filosofia ed Etica dell’Informazione ad Oxford e Sociologia della Comunicazione a Bologna – è inutile domandarsi “che cosa siano” queste intelligenze. L’intelligenza, sia essa naturale o artificiale, sarebbe come l’amicizia, l’essere innamorati o in buona salute: non sappiamo cosa sia esattamente ma la riconosciamo subito quando c’è.

Butti: è il momento delle scelte
Al netto di queste considerazioni, «l’Intelligenza Artificiale è diventata il polo di attrazione di decisori, imprese e opinione pubblica, nonostante i suoi 70 anni di vita e l’alto numero di applicazioni sofisticate che usiamo da almeno 20 anni», così Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri per la tecnologia e lo sviluppo digitale, nella propria relazione introduttiva al convegno “L’Intelligenza Artificiale per l’Italia”, promosso dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri e da AgID – Agenzia per l’Italia Digitale, tenutosi oggi a Roma presso le Corsie Sistine di Santo Spirito in Sassia. 

«Ora è il momento delle scelte su un mercato che», spiega Butti, «secondo Price Waterhouse and Cooper potrebbe contribuire all’economia globale fino a 16 trilioni di dollari, a partire dalla IA generativa che secondo McKinsey potrebbe creare da sola un valore tra 2,6 e 4 trilioni di dollari di Pil».

Il tema delle regole
E affronta la questione delle regole, su cui «l’Europa si è mossa per tempo con l’AI ACT e che nelle prossime settimane vedrà forse un’accelerazione del processo di approvazione in corso», ha detto il sottosegretario. «L’Europa – ha aggiunto – ha fatto un buon lavoro e l’Italia ha contribuito fattivamente a questo risultato. L’AI ACT europeo ha sollevato molte reazioni e un vivo confronto tra sostenitori e critici.

Da una parte, coloro che sottolineano la necessità di quadri normativi che non lascino un settore cosi delicato alle sole leggi del mercato o a normative a maglie larghe, perché una regolamentazione lassista o inadeguata può portare a sistemi di Intelligenza Artificiale carichi di pregiudizi e di risultati discriminatori, con potenziali rischi per i diritti e la sicurezza individuali. Dall’altra, coloro che ritengono che una regolamentazione spinta potrebbe soffocare il progresso tecnologico, frenare l’innovazione e quindi limitare la crescita economica, ostacolando i potenziali benefici che l’IA può portare alla società. Credo che su tutto prevalga l’affermazione di Paul Nemitz, il consigliere per la transizione digitale della Commissione europea, secondo il quale ‘L’AI ACT dell’Unione Europea è la prima legge che costruisce un ponte concreto tra il mondo della tecnologia e la democrazia’».

L’importanza della cooperazione
Il sottosegretario ha sottolineato comunque che sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale «naturalmente non pensiamo che si possa andare in solitaria. Per eccellere nei mercati della IA servono risorse finanziarie ingenti, che come sistema Paese non abbiamo, al pari di molti altri Paesi europei». Intanto, ha precisato tuttavia, «abbiamo libera davanti a noi la strada per sviluppare soluzioni verticali che contribuiscano a far crescere l’ecosistema nazionale applicativo di cui abbiamo bisogno e che assicuri il terreno di coltura per la crescita delle nostre aziende. Qui, vorrei dirlo con chiarezza, dobbiamo guardare anche ad azioni di cooperazione con tutti i grandi player che presidiano il mercato, ma con sistemi di vicendevole convenienza», perché, ha affermato, «da questa cooperazione può nascere una crescita di competenze italiane ed una penetrazione di nuove soluzioni nel tessuto produttivo (dall’industria all’agricoltura e all’artigianato) e nelle Pubbliche Amministrazioni centrali e locali». 

E dando il la agli interventi delle imprese, ha concluso che l’Italia è «saldamente sul podio europeo degli investimenti pubblici in Intelligenza artificiale» ma solo «abbracciando la collaborazione, la comunicazione aperta e l’impegno per i principi etici, possiamo sfruttare il potere dell’IA per creare un futuro migliore, più equo e più sostenibile per tutti». «Mi auguro – ha aggiunto – che l’intero nostro confronto vada in questa direzione, non per porre freni, ma per contribuire ad imboccare la giusta direzione». 

Il videomessaggio di Giorgia Meloni
Ai sensi del regolamento Ue, in Italia, l’autorità competente per l’Intelligenza Artificiale, sarà «prevedibilmente un’agenzia e non un’autorità indipendente», come ha spiegato il sottosegretario Butti che ha anche ricordato che il governo sta approntando la strategia nazionale sull’Intelligenza Artificiale in un Ddl «a cui presto daremo seguito» e che si basa su precisi orientamenti. 

Tra questi ha citato innanzitutto il tema «dell’attribuzione alla Presidenza del Consiglio dell’alta responsabilità politica in materia di IA che riguarda sicurezza nazionale e interessi strategici, con le conseguenti integrazioni della normativa golden power».

Di questo ha parlato anche la presidente del Consiglio nel proprio videomessaggio trasmesso in occasione dell’evento: «Il governo sta predisponendo un provvedimento di legge che ha come obiettivo quello di stabilire alcuni principi, determinare le regole complementari a quelle del regolamento europeo che è in via di approvazione e individuare le misure più efficaci per stimolare il nostro tessuto produttivo. Inoltre stiamo lavorando per individuare l’organismo più idoneo a svolgere il ruolo di autorità competente sull’uso delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale».

La presidente Meloni ha anche detto di credere che «debba esistere una via italiana all’intelligenza artificiale, allo sviluppo e al governo dell’intelligenza artificiale: possiamo costruire questa strada solo con un grande sostegno alla ricerca, alla sperimentazione, a quelle realtà produttive che in Italia già esistono e che hanno ovviamente bisogno di essere valorizzate. È un obiettivo ambizioso, che ha bisogno del contributo di tutto il sistema Italia».

Nella sfida dell’intelligenza artificiale «il governo ha scelto di avvalersi di un comitato composto dai migliori esperti italiani che in questi mesi hanno lavorato con grande competenza per definire un documento di supporto alla definizione della strategia nazionale per l’intelligenza artificiale. Il comitato ha dato un contributo straordinario e per questo voglio ringraziare tutti i suoi componenti» che, ha detto, intende ricevere presto a palazzo Chigi.

Infine la premier ha ringraziato Cdp – e in particolare, Cdp Venture Capital – perché «grazie al loro impegno sarà possibile investire un miliardo di euro sull’IA, sia creando un nuovo fondo di investimento specializzato sull’IA, sia usando fondi di investimento già attivi ma che coinvolgono questa tecnologia».

Del Fante: IA come un atleta che deve far parte di una squadra
«Quello che sta succedendo nel mondo è epocale: siamo nella fase iniziale dell’utilizzo dell’IA e ancora è presto per vedere l’impatto che avrà sulle aziende che l’hanno messa in campo», così Matteo Del Fante, Ad di Poste italiane, che apre i panel degli interventi delle imprese al convegno “L’Intelligenza Artificiale per l’Italia”. Poste Italiane – ha ricordato – «è il primo utilizzatore del Paese di cloud computing. Abbiamo iniziato a utilizzare i modelli di IA.

Una prima applicazione, in fase di lancio, è utilizzare i dati di ciascun cliente per configurare l’app dando servizi diversi a ciascuno». «Siamo in fase avanzata di testing – ha concluso Del Fante – dell’utilizzo di uno strumento di co-pilot: un assistente dei nostri consulenti» che, analizzando i dati disponibili sul cliente che hanno davanti possono dare degli input». Ci vuole attenzione allo sviluppo dello strumento per aumentare la produttività. Ogni modello «va immaginato come un atleta che deve far parte di una squadra in cui l’azienda è attiva. Dobbiamo allenare l’Ai ai grandi modelli di linguaggio per metterli poi in campo», ha concluso.

Folgiero: IA strumento di competitività
«Noi siamo un’industria pesante fatta di lamiera, del settore della difesa e civile e di tute blu», così l’Ad di Fincatieri, Pierroberto Folgiero che ha sottolineato come ci sia «più tecnologia in Fincantieri di quello che non si pensi». 

L’IA sarà un nuovo «strumento di competitività sulla costruzione delle nostre grandi navi e sarà fondamentale per la gestione dei dati industriali per creare le navi e nella gestione degli equipaggi dal punto di vista sia militare che civile». Ma sarà importante anche «per lo sviluppo della subacquea da remoto dove le comunicazioni hanno poca copertura e per lo sviluppo dei sottomarini: l’intelligenza artificiale ci rende più competitivi per la robotizzazione della saldatura delle navi», ha concluso Folgiero.

Moricca: IA volano per accesso all’informazione pubblica
«Gli ambiti nei quali pensiamo che l’IA possa essere utilizzata con maggiore efficacia sono quelli del digital divide. Su questo tema possiamo usare delle tecnologie che permettono un miglior contatto tra l’amministrazione e il cittadino, riducendo anche i tempi di attesa». Così l’amministratore unico di PagoPa, Alessandro Moricca: «Stiamo lavorando sull’IA – ha detto -, abbiamo avviato vari tavoli multidisciplinari per affinare le competenze e per ragionare su tutti gli aspetti di questa tecnologia. È un ambito nel quale dobbiamo analizzare tutte le implicazioni tecniche sui servizi pubblici. Abbiamo già attivato le prime applicazioni sul customer care». 

«Ragioniamo anche su come l’IA possa essere un grande volano per l’accesso alla pubblica informazione, per ottimizzare l’accesso alle informazioni per il cittadino», ha concluso Moricca.

Scornajenchi: 1 miliardo da CDP Venture Capital 
Come ha ricordato nel suo messaggio Giorgia Meloni, CDP Venture Capital investe 1 miliardo di euro di propri fondi nell’implementazione della strategia sull’IA. A questo proposito, Agostino Scornajenchi, amministratore delegato e direttore generale di CDP Venture Capital SGR, ha spiegato: «Lavoreremo su 3 direttrici principali: il trasferimento tecnologico, per valorizzare la ricerca e le eccellenze universitarie italiane e portarle a diventare impresa, gli investimenti in fase cosiddetta early stage, aziende già esistenti che hanno bisogno di consolidarsi, e infine, investimenti orientati a creare un campione nazionale per il Large Language Model italiano, che possa assicurare supporto ai processi industriali di domani e garantire la sicurezza dei dati sensibili».