Politica

I movimenti del centrosinistra in vista delle amministrative

12
Maggio 2022
Di Ettore Maria Colombo

Azione e Iv alle amministrative vanno in ordine sparso, ma quasi ovunque in disaccordo tra loro. Il Pd pensa a un ‘campo stretto’ che federi la parte ‘buona’ del M5s (Di Maio) e Calenda, ma non Renzi…

Calenda non paga mai pegno per le sue uscite

Candidate hard fetish (Lady Demonique, regina del fetish, cancellata all’ultimo momento dalla lista di Azione per le comunali di Como) o discorsi sull’Acropoli di Atene come quello tenuto davanti alla sua famiglia con tanto di orazione di Pericle declamata a favore di social. «Qualsiasi cosa Calenda tocchi o diventa oro o, se negativa, non gli fai mai danno, non paga mai dazio. Qualsiasi cosa, invece, tocchi Renzi, poverino, anche se ha ragione, diventa m…». Il commento del deputato di Iv, sempre più disperato sulle sorti per nulla ‘magnifiche’ e per nulla ‘progressive’ del suo partito, tra imminenti amministrative e politiche (future), è lapidario.

I sondaggi rendono interessante Az, non Iv

Dentro il Pd sanno che Calenda devono allisciarselo e tenerselo buono, mentre Renzi possono anche gettarlo a mare. Azione e Iv – partitini simili, che arano lo stesso campo e agone politico (l’area liberal-democratica, centrista e civica, più progressista che conservatrice) – sono guardati con gli occhi della concupiscenza il primo (Azione) e gli occhi del disprezzo i secondi (Iv). «Azione può prendere dal 3% al 5%, forse anche di più, può farci male e farci perdere collegi decisivi, con questa legge elettorale» dicono dal Nazareno, «Iv, ‘stabile’ all’1-2%, non aggiunge nulla e, se alleati, ci toglierebbe molto».

Il ‘campo stretto’ con la parte ‘buona’ del M5s

Insomma, lo sforzo del ‘campo largo’ di Letta – che però così diventerebbe un ‘campo stretto’ – sarà di mettere insieme Calenda (e non Renzi) con i 5Stelle. Impresa, ad oggi, impossibile, ma voci di corridoio del Palazzo dicono che, presto, Conte forzerà la mano e chiederà un voto sull’invio delle armi in Ucraina, ponendosi apertamente contro il governo, votandogli contro. A quel punto ci sarà una scissione nel Movimento con Di Maio che capeggerà l’ala ‘atlantista’ e ‘draghiana’ del M5s contro quella ‘neutralista’ e ‘pacifista’. Infine, mettere insieme dei 5Stelle ‘normalizzati’ da Di Maio e i centristi moderati sarà un gioco da ragazzi. Andrea Marcucci già lo dice: «Candidare Di Maio nel Pd? Perché no?».

Una mini-scissione è già pronta, dentro Iv?

Ma Renzi verrà escluso anche da un campo largo che si restringe, sul lato M5s: nessuno lo vuole. Una mini-scissione è già alle porte: deputati di Iv che vengono dal Pd e altre esperienze di sinistra, dopo le amministrative, daranno vita a una ‘associazione politica’ per guidare il loro ritorno, organizzato, dentro il Pd e abbandonare Renzi al suo destino. La pietra dello scandalo saranno le amministrative: i parlamentari di Iv contestano una linea, quella del loro partito, che si schiera in modo isolato, o troppe poche volte insieme al Pd o, addirittura, in città importanti, col centrodestra. Il redde rationem arriverà un minuto dopo il voto.

Le scelte di Iv e Azione alle amministrative

Ma come si presenteranno i centristi lib-dem alle prossime amministrative? In ordine fin troppo sparso, appunto. Vediamo le città principali.  

Anche qui c’è una bella differenza tra chi fa la politica dei due forni (Azione) e chi quella dei tre forni (Italia viva), ma la sostanza è che le prossime amministrative dimostrano che la strada del “campo largo” contro le destre evocata dal segretario del Pd Enrico Letta per il 2023 è in salita. Gli amici-nemici “riformisti”, infatti, fanno scelte diverse in ogni città. Con i renziani che non si limitano alle corse in solitaria al centro ma in alcuni casi scelgono direttamente il centrodestra.

Diversamente da Iv sta Azione, perché — dice il presidente del partito, Matteo Richetti — «per noi con Lega e Fdi c’è un’incompatibilità ambientale, anche a livello locale». In realtà lo stesso sarebbe anche con il M5S, e «quello che sta accadendo a Roma con il termovalorizzatore lo dimostra — aggiunge Richetti — ma in questo ci stupisce il Pd, che personalmente trovo un po’ ambiguo». Dove c’è il simbolo dei 5 Stelle in coalizione, non si trova quello del partito di Carlo Calenda. Una faccenda cromatica, visto che talvolta (Padova e Verona) le due formazioni — ma pure Iv — danno il loro sostegno allo stesso candidato sindaco. Il responsabile enti locali del Pd, l’ex ministro Francesco Boccia, combatte da settimane con questo gioco dei veti incrociati: «La verità è che nelle città più grandi e quindi dove c’è maggiore visibilità tutti tentano di mettere le proprie bandierine e differenziarsi, ma poi all’atto pratico nella maggior parte dei casi tutti ruotano attorno al perno centrale del Pd».

Consolazione relativa e tardiva, anche se resta che, al Nazareno, i rapporti del Pd con Azione sono definiti buoni e quelli con Renzi pessimi.

Raramente Iv e Azione uniscono le forze

C’è un altro dato ancora che risalta agli occhi: nonostante il praticamente identico posizionamento politico in fatto di idee e programmi, raramente Iv e Azione uniscono le proprie forze. e anche questa non è una novità. Renzi e Calenda si detestano, neppure cordialmente. Iv cerca di rintuzzare le accuse. «Le nostre scelte principali sono sull’asse del centrosinistra — ragiona il presidente di Iv, Ettore Rosato — però anche loro spesso hanno dimostrato di non tenerci in considerazione, facendo scelte senza coinvolgerci. Il Pd prima o poi dovrà scegliere: o i riformisti, impegnati a costruire un’area la più ampia possibile, o i 5 Stelle». Comunque: su 26 capoluoghi di provincia al voto, 20 sono amministrazioni uscenti di centrodestra. Attorno a questo numero si capirà chi uscirà vincente o sconfitto, dalle comunali.

I casi di Genova e Palermo: Iv col centrodestra

Andando più nello specifico, le due città principali al voto sono Genova e Palermo. Nel capoluogo della Liguria, Iv sostiene il sindaco di centrodestra Marco Bucci alla ricerca del bis, anche se non con il proprio simbolo; Azione invece non si presenta. La ‘tentazione’ di sostenere Bucci c’era ma Calenda l’ha stoppata.

Nella città siciliana, a livello locale e contro il volere di Matteo Renzi — faccenda che sta comportando la rottura con un suo fedelissimo, Davide Faraone, dominus renziano nell’isola — Iv appoggia il candidato del centrodestra, Roberto Lagalla, mentre Azione in tandem con Più Europa corre con il centrista di origine dem Fabrizio Ferrandelli, in alternativa all’asse Pd-5 Stelle che corre con Franco Miceli. Ma al Pd la scelta di Iv ‘puzza’: se Renzi voleva inibire il simbolo a Iv, che va col centrodestra, poteva farlo, Azione ha fatto una scelta terza rispettabile.

Insomma, nelle due città principali al voto – Genova e Palermo – Iv sta insieme a Lega e FdI mentre Azione ha scelto un profilo assai basso, anche per non ‘innervosire’ troppo proprio il Pd.

Altri tre casi diversi: Verona, L’Aquila e Rieti

Interessante anche il caso di Verona: Iv sostiene, insieme a Forza Italia, l’ex sindaco della Lega Nord Flavio Tosi, che anni fa ruppe clamorosamente con Matteo Salvini, mentre Azione è nel centrosinistra a sostegno del civico Damiano Tommasi, ex calciatore della Roma da sempre impegnato nel sociale e benedetto anche da Giuseppe Conte. Contro il candidato del centrodestra, Sboarina, la lotta sarà fratricida e al Pd serve massimizzare ogni voto. L’irritazione per la scelta di Iv, dunque, è forte. A Catanzaro il centrodestra si è radunato attorno a un candidato sindaco, il professore Valerio Donato, che dopo una vita nel Pci-Pds-Ds, proprio intorno all’orbita di Iv gravita; mentre Azione sostiene un civico, Antonello Talerico. Anche qui Azione non va sul candidato del centrosinistra, Valerio Fiorita, ma neppure si intruppa con il centrodestra. Insomma, anche qui il Pd deplora la scelta di Iv e ‘tollera’ quella di Azione.

All’Aquila altro schema ancora: Iv è nel centrosinistra per la già presidente della provincia, Stefania Pezzopane, mentre Azione propone il civico Americo Di Benedetto.

Parma avviene qualcosa di simile, con Iv assieme a Pd e sinistra per Michele Guerra e Azione da sola – in stile Calenda a Roma -con Dario Costi. Questo gioco delle tre carte comporta comunque cortocircuiti imprevedibili.

Giusto quattro giorni Gennaro Migliore di Iv si indignava sui social: “Che vergogna avere in questo paese politici come il sindaco di Rieti Sinibaldi che, chiudendo la presentazione del candidato della destra (Antonio Cicchetti, ndr.), tira fuori lo slogan dei peggiori fascisti ‘boia chi molla’. Sempre antifascisti!”. Peccato che anche il suo partito sostenga proprio il centrodestra…

Ma proprio le parole di Migliore danno il senso dell’inquietudine di un pezzo di Iv sempre più a ‘malpartito’ nel proprio partito e, forse, pronti a mollare Renzi per tornare nel centrosinistra. Una cosa è certa: al Nazareno, il giorno dopo il voto, più che le percentuali di Iv si guarderanno quelle di Azione: con loro è possibile allearsi, con Iv no.