Politica

Elezioni amministrative #1. Il centrodestra rischia grosso

22
Aprile 2022
Di Ettore Maria Colombo

La “non-notizia” è che il centrodestra è così pieno di guai e di liti interne che le prossime elezioni amministrative rischia di perderle – proprio come è già successo con quelle dell’ottobre 2021 – regalando a un centrosinistra largamente minoritario, nel Paese, a livello di voti che gli arriderebbero a un confronto one to one con il centrodestra, alle elezioni politiche, il sogno o la mera illusione di una vittoria nazionale a portata di mano, nel 2023. Ma a prescindere da ‘proiezioni’ nazionali, le divisioni del centrodestra rischiano di rendere pesante la sua debacle a livello amministrativo complessivo e, appunto, a frustarne le ambizioni a livello nazionale.

Il quadro generale delle prossime elezioni amministrative

A meno di due mesi dall’election day del 12 giugno, il puzzle dei candidati alle elezioni amministrative si va riempiendo, sebbene restino ancora vuote caselle importanti, soprattutto per il centrodestra. Al voto per le comunali andranno circa 950 comuni, ma il focus sarà sui 26 capoluoghi di provincia (di cui 4 capoluoghi di Regione: Genova, L’Aquila, Catanzaro e Palermo).

A rischiare di più nelle elezioni amministrative, come detto, è il centrodestra, la cui coalizione controlla 18 su 26 giunte uscenti nei capoluoghi di Provincia chiamati al voto (3 sindaci uscenti sono della Lega, 3 di Fratelli d’Italia, 6 di Forza Italia, 4 di indipendenti di centrodestra, uno di Coraggio Italia e uno di Cambiamo) mentre il centrosinistra controlla solo 5 amministrazioni uscenti (3 del Pd e 2 indipendenti di centrosinistra, zero per l’M5s). Tre comuni vengono da giunte con Liste civiche.

Le partite ancora in alto mare di Verona, Parma, Catanzaro. Genova la sola certezza 

Il centrodestra ha raggiunto l’accordo in 20 grandi Comuni sui 26 che vanno al voto il 12 giugno. In alcuni Comuni il centrodestra ha raggiunto l’accordo per ricandidate i sindaci uscenti, in altri ha scelto di candidare esponenti della società civile, in altri ancora è riuscito a raggiungere l’accordo per la candidatura di esponenti dei vari partiti. La discussione resta aperta e tesa soprattutto a Verona e a Palermo, che va trattata a parte per la sua complessità. Nella città scaligera è in corso un confronto interno a Forza Italia fra l’ipotesi di ricandidatura del sindaco uscente, Federico Sboarina, e il sostegno a Flavio Tosi (ex leghista in rotta con Salvini). 

Altro nodo da scogliere è il candidato a Catanzaro. Qui continua a far discutere la candidatura del docente universitario Valerio Donato (ex dirigente del Pci-Pds-Ds-Pd) sul quale, oltre a Forza Italia e Lega, sono confluiti anche Udc ed ex esponenti del centrosinistra, ma non è d’accordo Fratelli d’Italia. Per questa ragione, i vertici locali dei partiti non chiudono ancora il dossier lasciando aperta la possibilità di un candidato espressione di tutta la coalizione. A Parma, invece, è la ricandidatura di Pietro Vignali a far discutere. A fianco dell’ex sindaco che aveva già guidato la città fra 2007 e 2011 ci sono la Lega, Forza Italia, Cambiamo, Noi con l’Italia e una lista civica. Manca, anche qui, il via libera di Fratelli d’Italia, anche se nella coalizione rimane vivo l’ottimismo sul fatto che si possa chiudere in tempi brevi l’accordo. Il centrodestra è forte e compatto, invece, a Genova dove il sindaco uscente Marco Bucci (di Cambiamo) è sostenuto da tutta la coalizione e riceverà i voti anche di Italia Viva e Azione, anche se questi due partiti non saranno presenti con i loro simboli ma con candidati a loro vicini nella lista civica di Bucci. Sempre per dare ancora più forza a Bucci, Matteo Salvini ha perfino annunciato di voler togliere il suo nome dal simbolo della Lega per sostituirlo con quello del candidato sindaco. Una iniziativa che il leader del Carroccio potrebbe ripetere anche in altre realtà. Proprio al nord, infatti, si attende la sfida tutta interna al centrodestra fra le liste di Lega e Fratelli d’Italia. La vittoria dell’una o dell’altra lista potrebbe rappresentare la cartina di tornale per la leadership della coalizione. E non solo a livello locale, ma anche a livello nazionale.