Politica

Disinteresse o complotto? Il silenzio sui referendum. Protesta il popolo di Twitter

07
Giugno 2022
Di Massimo Gentile

Congiura o effettivamente disinteresse? Domenica 12 giugno, dalle 7.00 alle 23, l’Italia torna a votare. Non solo per le amministrative ma anche per i 5 referendum, proposti dalla Lega. Si tratta di referendum abrogativi in materia di giustizia, di notevole impatto istituzionale, potenzialmente. Ma solo potenzialmente, appunto, perché il disinteresse circolato attorno a questa chiamata elettorale ha dato l’impressione di sembrare sproporzionato rispetto alla sua sostanziale rilevanza. E al popolo di Twitter ovviamente questo silenzio assordante non è sfuggito.

Un silenzio complessivo in parte motivato dalla concomitanza di temi più discussi (guerra in Ucraina e conseguenze economiche, l’immancabile pandemia), ma in parte anche dall’implicita voglia di fare fallire i 5 referendum tramite il non raggiungimento del quorum. 

Secondo le rilevazioni emerse dall’indagine realizzata da UTOPIA, società di comunicazione e Public affairs, e KPI6piattaforma di web listening, la campagna referendaria è stata accompagnata da una tendenziale disapprovazione della strategia comunicativa, che a molti influencer del settore è apparsa troppo scarsa e poco metodica. E a infiammare gli animi ha contribuito anche il monologo di Luciana Littizzetto a Che tempo che fa, il cui concept è stato “troppo complessi i quesiti, impossibile invogliare la gente a votarli”.

Complessivamente dal 30 maggio al 6 giugno sono stati pubblicati 13.971 tweet sull’argomento, un volume che ha indotto 131mila like, coinvolgendo oltre 8mila utenti e con un tasso di engagement dello 0,8%.

I 5 referendum, è bene ricordarlo, riguardano l’abrogazione della legge che vieta la candidatura a cariche pubbliche per persone con condanne penali definitive superiori a due anni di carcere; l’eliminazione della custodia cautelare per alcuni reati; la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri; e due riforme che regolano l’attività del Consiglio superiore della magistratura. Sui social scarseggia la voce della politica.

Gli utenti più coinvolti infatti sono Piero Sansonetti, Carlo Cottarelli, Massimo Costa. Ma anche Guido Crosetto e Sandro Gozi. Il sentiment imperante è di sconforto per la gestione della comunicazione. Come si evince dai principali tweet, quelli che hanno riscosso maggiore coinvolgimento.

È ragionevole comunque dire, a ragion veduta, che qualunque sarà l’esito finale c’è un altissima probabilità che le abrogazioni richieste dai referendum non vedranno la luce: in caso di mancato quorum, per il fallimento dell’iniziativa; in caso di raggiungimento del quorum, per non applicazione legislativa, come avvenuto nel 1987 dopo il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati.