Politica

Di Maio in audizione: “Priorità Italia fermare immediatamente il conflitto in Israele”

19
Maggio 2021
Di Alessandro Cozza

Due popoli, due Stati. Questo hanno chiesto a gran voce i rappresentati dei diversi partiti presenti in Parlamento sulla questione del conflitto in Medio Oriente nel corso dei loro interventi a seguito dell’informativa urgente del Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sulla sicurezza nel Mediterraneo che si è svolta nel pomeriggio alla Camera.

Sulla posizione dell’Italia, Di Maio ha voluto esprimere con nettezza l’impegno del nostro Paese sia nell’ambito del conflitto tra Israele e Palestina, sia nel Mar Mediterraneo e nei rapporti con la Libia. L‘Italia si proietta nel Mediterraneo quale ponte naturale tra l’Europa e il vicinato meridionale, vuole contribuire alla soluzione pacifica dei conflitti aperti e, soprattutto, costruire un’agenda positiva per il Mediterraneo, che ne valorizzi il potenziale quale piattaforma di connettività tra Europa, Africa e Asia e quale luogo di collaborazione e prosperità.

“Le dinamiche geopolitiche che si riverberano sugli equilibri regionali attraversano oggi una fase di grande incertezza, con un punto fermo rappresentato dal ruolo degli Stati Uniti in questa regione, a partire dagli Accordi di Abramo e passando adesso alla stagione dell’Amministrazione Biden che sta intensificando la cooperazione e le sinergie con i propri alleati, anzitutto con l’Unione europea, anche in un’ottica di condivisione delle responsabilità. L’impegno della Farnesina, in tal senso, è costante e coerente”, ha specificato Di Maio.

Il nuovo crescendo di tensioni in Israele e nei Territori Palestinesi ha generato scontri sulla Spianata delle Moschee/Monte del Tempio e nel quartiere di Sheikh Jarràh, a Gerusalemme Est, degenerati in conflitto aperto. “L’Italia ha fatto sentire la propria voce, esprimendo da subito profonda preoccupazione. La Comunità internazionale si è immediatamente mobilitata: l’8 maggio, con l’intensificarsi degli scontri a Gerusalemme, il Quartetto per il Medio Oriente (composto da Nazioni Unite, Unione europea, Stati Uniti e Federazione Russa) ha rilasciato una dichiarazione in cui si invitano le parti alla cessazione immediata delle violenze e all’esercizio della massima moderazione”, ha detto Di Maio che poi ha aggiunto quello che si è fatto a livello internazionale. “Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito d’urgenza a porte chiuse il 10 e il 12 maggio e, da ultimo, il 16 maggio in una sessione pubblica alla quale sono intervenuti il Segretario Generale Guterres e il Coordinatore Speciale Wennesland. In particolare Guterres ha assicurato che le Nazioni Unite stanno dialogando con tutti gli attori rilevanti per addivenire a un cessate il fuoco immediato e ha indicato quale unica via per un’uscita dalla crisi la realizzazione di una soluzione a due Stati, negoziata tra le parti e in linea con i parametri internazionali”.

Sulle priorità dell’Italia, Di Maio ha preisato: “Per noi la priorità resta fermare immediatamente il conflitto per prevenire la perdita di ulteriori vite umane; esprimo anche in questa sede, profondo cordoglio per tutte le vittime e vicinanza e solidarietà alle loro famiglie. E non posso che ribadire l’imperativo di cessare immediatamente il confronto militare in atto per restituire agli israeliani e ai palestinesi il diritto di vivere in pace e in sicurezza.  Esprimiamo una ferma condanna del lancio di razzi da parte di Hamas, che come Unione europea consideriamo un’organizzazione terroristica. Rinnovo il pressante appello affinché gli attacchi missilistici dalla Striscia di Gaza cessino con effetto immediato. Lo ripeto: il lancio indiscriminato di razzi è inaccettabile e ingiustificabile, a prescindere dalle circostanze.” 

Di Maio, poi ha sintetizzato in 6 punti gli appelli italiani sul conflitto in corso tra Hamas e lo Stato ebraico:

  1. Riconosciamo il diritto di Israele di proteggere la propria popolazione civile. 

  2. Evidenziamo che l’entità della risposta deve essere proporzionata all’attacco subito e nel pieno rispetto del diritto umanitario internazionale;

  3. Chiediamo che siano avviate misure di de-escalation. Deve essere compiuto ogni sforzo per evitare un’estensione del conflitto. È quindi cruciale che le parti si astengano da ogni atto di violenza, provocazione e incitamento all’odio. Mi riferisco, innanzitutto, a Gerusalemme che deve tornare ad essere città di pacifica convivenza, non di intolleranza né di nuovi spargimenti di sangue. 

  4. È necessario, a tal fine, che lo status quo dei Luoghi Santi venga rigorosamente rispettato. Le ostilità di questi giorni hanno poi confermato l’insostenibilità della situazione umanitaria e socio-economica a Gaza, una situazione che va affrontata con urgenza. 

  5. Inoltre, va sostenuto il Quartetto per il Medio Oriente. Tentativi di mediazione sono stati tempestivamente messi in campo da parte del Quartetto.

  6. Incoraggiamo tutte le parti a impegnarsi costruttivamente, assicurando collaborazione a tali sforzi di distensione. 

Sulla questione libica l’Italia ha accolto con favore l’avvio di un processo fondato sul dialogo per il raggiungimento di un accordo sul cessate il fuoco e la designazione di un Governo unificato. Questo però non deve far abbassare l’attenzione perché la strada verso la pace e la stabilità resta lunga e complessa. 

Su questo il Ministro spiega che “dopo anni di instabilità e incertezza è essenziale che il popolo libico si esprima finalmente in libere elezioni. Le competenti istituzioni del Paese devono, tuttavia, ancora definire aspetti costituzionali, legislativi e organizzativi per permettere la tenuta delle elezioni senza posticipi. Prima delle consultazioni è inoltre essenziale definire il quadro costituzionale che dovrebbe emergere dalle elezioni la cui definizione spetta alla Camera dei Rappresentanti e all’Alto Consiglio di Stato. Molti restano inoltre i fattori di disturbo interni ed esterni, attori che ostacolano il processo politico poiché preferiscono il mantenimento dello ‘status quo’. Rimane, inoltre, prioritario per il Governo garantire l’erogazione di servizi essenziali alla popolazione (soprattutto elettricità e acqua).” 

Ricordando la visita a Tripoli del 6 aprile del Presidente Draghi, Di Maio ha sottolineato che l’azione dell’Italia a favore della Libia si svolge lungo due direttrici. La prima è quella di un perdurante impegno a livello internazionale a sostegno dell’azione ONU per la stabilizzazione politica del Paese. La seconda direttrice è quella di un’intensa azione di rilancio a tutto tondo del partenariato bilaterale per rafforzare le istituzioni nazionali l’obiettivo ultimo di una Libia sovrana, unita e territorialmente integra. 

L’ultimo passaggio dell’intervento del Ministro si è concentrato su quanto successo in acque internazionali con l’attacco da parte di mezzi libici a pescherecci italiani. “Lo sottolineo con forza, e lo abbiamo chiaramente detto alle autorità libiche: consideriamo inaccettabile che una loro unità abbia sparato contro le imbarcazioni italiane, esplodendo numerosi colpi che avrebbero potuto avere conseguenze ben più drammatiche per i nostri marittimi. L’episodio, di estrema gravità, testimonia – ancora una volta – che la zona al largo della Libia in cui operano i nostri pescherecci è molto pericolosa. La pericolosità non discende solo dalla situazione di conflitto che per diversi anni ha caratterizzato la Libia. Le aree dove i pescherecci in questione si recano si trovano infatti all’interno della Zona di Pesca Protetta proclamata dal Paese nel febbraio 2005. La questione quindi non è tanto quella di sapere se i nostri pescatori possano andare a pescare in quelle acque. Conosciamo già la risposta, che è negativa. La questione principale e più urgente è quella di individuare strumenti alternativi di supporto economico per sostenere le categorie di pescatori e armatori, che più direttamente subiscono le conseguenze di questa condizione. Intendiamo avviare un dialogo cooperativo con le autorità libiche, anche nel quadro della delimitazione delle rispettive aree marittime di interesse esclusivo. L’Italia sta lavorando a questa prospettiva già da gennaio, quando abbiamo proposto l’avvio di un negoziato bilaterale sul tema all’allora Governo di Accordo Nazionale. È evidente però che il negoziato, anche alla luce delle particolarissime condizioni politiche, istituzionali e di sicurezza nel Paese, richiede tempi lunghi e comunque incompatibili con l’esigenza di dare una risposta immediata agli operatori economici italiani” ha dichiarato il Ministro.

Al termine della informativa è stata la volta degli interventi dei diversi gruppi parlamentari.

Per il Movimento 5 Stelle a prendere la parola l’On. Iolanda Di Stasio: “Servono ponti tra palestinesi e israeliani, dobbiamo essere promotori di azioni di pace. La situazioni di oggi è inaccettabile e dobbiamo fare di tutto affinche questa situazione cessi il prima possibile. Due popoli, due stati, per noi è l’unica soluzione possibile. Il reciproco riconoscimento deve essere l’obiettivo al quale ambire. È necessaria azione europea forte e decisa, il dialogo può funzionare se c’è la consapevolezza e l’impegno di tutte le parti in causa.” 

Con posizioni nette a favore di Israele è intervenuto l’On. Paolo Formentini (Lega): “Quello che sta succedendo in Israele è colpa di Hamas. Israele è sotto attacco per colpa di Amas. Due stati ci possono essere se c’è leadership istituzionale riconosciuta in Palestina che oggi non c’è. Non si costruisce futuro con i missili. Gerusalemme non è la capitale di due popoli e due stati, per noi è la Capitale d’Israele. Finche vivrà Israele, vivrà l’occidente. Rispetto a quello che sta succedendo nel mare del mediterraneo – specifica Formentini – è oggi inaccettabile.  Dobbiamo tornare a difendere le nostre acque nazionali per evitare che fatti come quelli successi a Mazzara del Vallo non accadano mai più. Salutiamo con favore il governo di unità nazionale il Libia. Aiutiamo la Libia per aiutare l’Italia e tornare ad essere protagonisti in Europa”.

Su cosa bisognerebbe fare in Medio Oriente, le proposte arrivano dall’On. Piero Fassino (PD): “Sono giorni d’angoscia per quello che sta succedendo tra Palestina, anzi tra Hamas, e Israele. La priorità è chiedere ad Hamas di sospendere i lanci di razzi, così come chiedere ad Israele l’interruzione dell’avanzata militare. Al netto di tutto questo, serve grande attività politica che permetta davvero di mettere in campo quelle operazioni di pace che devono portare alla costituzione di due diversi stati. Al governo di Israele si deve chiedere di interrompere qualsiasi forma di espulsione dei cittadini arabi. Ai palestinesi, bisogna chiedere di riconoscere i diritti di Israele. Hamas deve sapere che il riconoscimento dello stato palestinese non passa attraverso gli attacchi a Israele.”

Netto sull’uso della forza è l’On. Andrea Delmastro Delle Vedove (FdI): “Dobbiamo condannare senza se e senza l’uso di razzi per colpire un altro territorio e condividiamo l’idea di raggiungere l’obiettivo di due popoli-due stati. Condividiamo un po meno dire che Erdogan è un riferimento di stabilità in quanto parliamo di chi è sempre stato contro e ha sempre cercato di far naufragare gli accordi di Abramo. Lei – dice Del mastro delle Vedove al riferendosi al Ministro sulla questione libica – ha detto una cosa grave: che quei pescatori non possono andare a pescare in quelle acque, quelle sono acque internazionali in cui i nostri pescatori avevano assolutamente diritto a stare. Questa sua affermazione è gravissima signor Ministro.”

Sul rapporto tra Italia e Libia intervengo prima l’On. Gennaro Migliore (IV) “Sul Peschereccio Aliseo vorrei dire che siamo d’accordo con lei sull’aiutare quei pescatori ma va portata avanti grande azione politica” e poi l’On. Erasmo Palazzotto (LeU): “La libia è uno stato fallito e continuare a parlare qui oggi del fatto che si debba continuare a tenere rapporti con lo stato libico è un discorso lontano dalla realtà che non può trovare riscontro in quello che succedere nel paese reale. Noi lo sapevamo e ve lo avevamo detto quando abbiamo votato contro al documento che prevedeva l’ipotesi di cedere a delle autorità non ben riconosciute delle motovedette armate. Quello che farei è sospendere il finanziamento all’azione di controllo del mare da parte della Libia onde evitare di finanziare chi spara su i nostri pescherecci. Sulla questione palestinese – chiude Palazzotto – bisogna fare attenzione a distinguere il popolo palestinese da quella che è l’organizzazione terroristica guidata da hamas. Però bisogna anche stare attenti nel dare giudizi sulla politica portata avanti dal Governo, che è chiaramente politico, alla guida di Israele che più di una volta ha agito con atti di violenza.”

photo credits: ANSA