Politica

Con il Rosatellum 2.0 cresce l’ipotesi del governo Pd-Fi

16
Ottobre 2017
Di Redazione

La maggioranza allargata frutto dell’intesa a quattro fra Pd, Fi, Ln e Ap è riuscita a superare indenne la prova del voto segreto alla Camera. Con 375 sì (maggioranza richiesta 296 voti, contrari a quota 215, una quarantina i “franchi tiratori”), l’Aula di Palazzo Montecitorio ha approvato la riforma della legge elettorale che adesso passa al Senato. Il governo intende strappare il via libera di Palazzo Madama al Rosatellum-bis in tempi rapidi, prima che in Parlamento entri nel vivo la discussione sulla legge di Bilancio, per avere un sistema pronto alle elezioni del prossimo anno.

La brusca accelerazione dell’ultima settimana stride con quanto osservato negli ultimi mesi, quando le forze politiche si erano dimostrate incapaci di approvare una nuova legge elettorale dopo la sentenza della Consulta sull’Italicum. Lo scorso giugno, Pd, M5s, Fi e Ln sembravano aver trovato la quadra su un sistema proporzionale (il c.d. Tedeschellum), salvo scoprire che il loro patto non era abbastanza forte per uscire indenne dal primo voto segreto in Aula. Furono necessari gli appelli estivi del capo dello Stato Mattarella per rimettere in moto il dialogo dopo che il segretario Dem Renzi aveva dichiarato chiusa la partita sulla legge elettorale e dal M5s il candidato Premier in pectore Di Maio invocava le elezioni con il sistema allora vigente. Lo scatto degli ultimi giorni risponde anche a motivazioni squisitamente politiche. A inizio novembre si celebrano infatti le elezioni in Sicilia, con l’alleanza di centrosinistra guidata dal Pd che rischia di incappare in una bruciante sconfitta. L’eventualità – si ragiona al Nazareno – avrebbe immediate e pericolose conseguenze a livello nazionale, sottoponendo il partito e la sua leadership al fuoco incrociato dei propri avversari dentro e fuori dal Parlamento, con annessa riduzione del margine di manovra in un frangente delicato come quello della manovra finanziaria.

Il nuovo sistema potrebbe consegnare al M5s lo scettro di primo partito alla Camera, anche se il movimento di Grillo finirebbe per conquistare meno seggi di quelli che prenderebbe con il Consultellum e la governabilità passerebbe necessariamente per un’alleanza fra forze nominalmente avverse. Cresce dunque l’ipotesi di un nuovo governo Pd-Fi: da un lato i democratici, incapaci di riannodare i fili con la galassia della sinistra e dopo aver mancato con Renzi lo sfondamento al centro; dall’altra l’ex Cavaliere, antico protagonista della scena politica italiana tornato prepotentemente alla ribalta per la sua capacità di proporsi come elemento centrale di un sistema a forte rischio instabilità.

 

Alberto de Sanctis