Politica

Carburante, sciopero congelato. Si apre il dialogo sulle soluzioni

13
Gennaio 2023
Di Giampiero Cinelli

Tregua tra governo e fornitori di carburante. Dopo il faccia a faccia di stamane le associazioni hanno deciso di congelare lo sciopero indetto per il 25 e 26 gennaio, in attesa di ulteriori approfondimenti. Mentre l’esecutivo da parte sua ha valutato di modificare il decreto del Consiglio dei ministri del 10 gennaio, quello che intima agli esercenti di esporre il prezzo medio giornaliero del carburante, assieme al prezzo da loro applicato.

Il confronto ha posto alcune possibili soluzioni. La revisione del decreto introdurrà la proroga al 31 dicembre 2023 dell’utilizzo dei buoni benzina (fino a 200 euro) per i lavoratori privati. Inoltre, si prevede che «in presenza di un aumento eventuale del prezzo del greggio e quindi del relativo incremento dell’Iva, il maggiore introito incassato in termini di imposta dallo Stato possa essere utilizzato per finanziare riduzioni del prezzo finale alla pompa». Ci sarà anche una norma che «rimborsa i pendolari per la somma che spendono per gli abbonamenti ai mezzi pubblici». Ulteriori approfondimenti ci saranno nel tavolo tecnico fissato il 17 gennaio, che sarà il prodromo al testo ufficiale del nuovo decreto.

I benzinai c’entrano davvero?

Da notare, che in seguito al taglio dello sconto sulle accise, la verde è aumentata di 20,2 centesimi. Più dei 18,3 centesimi corrispondenti al taglio dello sconto. Mentre il diesel è salito di 20,1 centesimi. Anche qui più della quota di tasse che erano state tagliate.

Le associazioni dei consumatori, che non sposano nettamente la posizione governativa della speculazione, ipotizzano però che se questa c’è, risulta «non necessariamente correlata al costo del barile – si legge nella nota del Codacons –. Quanto alle quotazioni Platts (dei prodotti raffinati) si rileva come dal 30 dicembre al 10 gennaio, nonostante le stesse siano calate, tale calo non si è riflesso sui prezzi alla pompa».

Le parti sociali hanno fatto sapere che all’incontro con il ministro delle Imprese Adolfo Urso, che ci sarà dopo la riunione tecnica, presenteranno otto proposte, quali la riduzione dei prezzi ai distributori Eni, il controllo diretto sul prezzo attraverso una piattaforma digitale, la riduzione fino all’eliminazione delle accise con maggiore tassazione degli extraprofitti, controlli a campione sulle pompe bianche, determinazione di una percentuale massima di ricarico delle commissioni di intermediazione in tutti i passaggi della filiera e possibilità per le società autostradali di gestire direttamente i punti vendita.

Insomma l’azione è ancora in via di sviluppo, ma qualcosa certamente si farà. Palazzo Chigi è aperto a «valutare l’aggiornamento» della normativa che consente al governo di «adottare un decreto per abbassare le accise se aumentano le entrate Iva e se il prezzo supera di almeno il 2% il valore indicato nel Def». Ma gli esponenti di Fratelli D’Italia, inclusa Giorgia Meloni, hanno ancora ribadito che un altro taglio delle accise non è l’opzione primaria, anche perché una via che in Europa si sta abbandonando. Gli interventi a supporto saranno invece nella logica di aiuti diretti. Un taglio vero e proprio è quindi subordinato all’aumento del greggio e di conseguenza del gettito Iva.

Il barile conta

Tuttavia, si potrebbe osservare che la strada del supporto e dei bonus, già implementata riguardo alla bollette, espone potenzialmente a una sorta di spirale. Nel senso che, se gli operatori sanno che i consumatori verranno aiutati a fronteggiare i prezzi, gli stessi prezzi allora potrebbero restare alti. Diversa strategia, sarebbe quella di influenzare direttamente i prezzi, muovendo dalle partecipate statali, le quali accettassero di ridurre i margini di guadagno. Ma, a dire il vero, fin quando il taglio delle accise è durato, i prezzi non sono saliti. Aumentando anzi quando le imposte sono state ripristinate. In effetti per l’Italia le imposte sulla benzina pesano molto. Un terzo del costo finale. Tuttavia, anche il costo del greggio e della raffinazione è importante e non può non essere sottolineato nelle stime. Non a caso è stato calcolato che, anche senza le accise, in Italia il carburante costerebbe non poco. Più della Francia ad esempio. Nell’ultima tabella settimanale dei prezzi medi al consumo al netto delle imposte, pubblicata dall’Unione Europea, la voce Italia indica: 0,769 euro al litro per la benzina, 0,932 euro al litro per il gasolio auto, 0,951 il gasolio per riscaldamento, 0,609 l’olio combustibile denso.

Buoni benzina. Come funzionano e a chi spettano

Il governo ha prorogato per tutto il 2023 il bonus attraverso cui le aziende possono dotare i loro dipendenti dei buoni benzina. Non esiste un formale obbligo di aderire all’iniziativa e l’azienda ha piena facoltà di azione, sia di decisione in merito a chi offrire i buoni. Nel caso in cui il dipendente venga selezionato, riceverà l’incentivo in maniera automatica. Non esistono dei requisiti o dei limiti di reddito in cui è necessario rientrare, proprio perché è il datore di lavoro a individuare la platea di beneficiari, potenzialmente anche tutta la forza lavoro. Lo sconto è rivolto a tutti i ruoli. Dai dipendenti a tempo indeterminato a quelli a termine, dai part-time ai lavoratori in smart working, fino agli apprendisti, agli stagisti o i lavoratori a progetto.

Articoli Correlati