Politica

Bossi e il suo Butterfly Effect

29
Settembre 2022
Di Pietro Cristoferi

Ore 8.30 un battito di farfalla presagio di qualcosa di oscuro irrompe nella giornata del neoeletto. Dalla schermata del sito della Camera dei deputati il candidato alle elezioni del 25 settembre legge con enorme piacere questo messaggio dedicato a tutti i nuovi eletti deputati: “Montecitorio si prepara ad accogliere i nuovi deputati da lunedì 10 ottobre per i primi adempimenti della XIX legislatura. Un Centro ad hoc è stato allestito in Sala del Mappamondo”. I più esperti non si lasciano irretire da certi messaggi ma i nuovi provano quell’elettrizzante piacere di quando si avvicina il primo giorno di scuola. Chi compra un abito nuovo, chi non si stacca mai dal telefono incandescente per i giornalisti che chiamano per cogliere qualche indiscrezione sugli umori nel partito, dei vincitori e dei vinti, chi invece ha deciso di prendersi una vacanza dopo la campagna elettorale che è partita senza esclusione di colpi in pieno agosto. Tre giorni sono un’era geologica nei tempi in cui viviamo e il voto e la paura dell’elezione sembra solo un lontano ricordo. 

Sono le 18.32, quasi ora dell’aperitivo, ed ecco il fragore di un battito di agenzia irrompere nella quiete del neoeletto e aspirante deputato. “Il ministero dell’Interno nell’attribuzione provvisoria dei seggi dei collegi plurinominali ha preso un granchio clamoroso. In base alla corretta applicazione della legge, se questo errore venisse corretto, allora Umberto Bossi tornerebbe in Parlamento” tuona il Senatore Calderoli, autore della celebre legge elettorale passata alla storia come Porcellum e che non ha eguali in Parlamento nella conoscenza degli intricati sistemi elettorali e di attribuzione dei seggi. Qualcosa comincia ad andare storto nella giornata del nostro neoeletto: il cellulare non squilla più oppure squilla ma sono le insistenti chiamate dei compagni di partito e, in più, avverte lo strano presentimento che le cose non vadano per il verso giusto. 

Il ricalcolo, quel maledetto ricalcolo, rischia di bruciare gli sforzi di due mesi intensi e cocenti di incontri, visite casa per casa, appelli al voto. Il tema è complicato ma estremamente pressante: il sistema di attribuzione dei seggi del Rosatellum, specialmente alla Camera dei deputati, è estremamente complesso, così complesso che anche i tecnici del Viminale hanno attribuito alcuni seggi ai nuovi eletti in maniera errata. Calderoli – il cui nome forse non a caso circola in questi giorni per presiedere lo scranno più alto di Palazzo Madama – l’ha capito e ha ingaggiato un ricorso per la corretta interpretazione della legge elettorale come da precedente del 2018. La ragione data dal paladino del Senatur è la seguente: “Tutto è corretto fino all’attribuzione dei seggi delle coalizioni a livello nazionale, ovvero sulla base della cifra elettorale nazionale di coalizione dei partiti che abbiano superato l’1%. L’errore nasce dal passaggio successivo dove la cifra elettorale di coalizione nella circoscrizione deve comprendere anche i partiti che hanno superato l’1% anche quando questi non hanno raggiunto il 3% perché questo dice la legge, cosa che loro non hanno fatto sottraendo già a livello circoscrizionale la lista di ‘+Europa’, creando una serie di seggi deficitari che coinvolgono 13 circoscrizioni su 28”. Chiaro no? 

No non è chiaro per niente, ma proviamo a spiegarlo in maniera semplice: nell’attribuzione dei seggi ai nuovi eletti sui singoli collegi non era stato tenuto conto dei partiti che hanno preso tra l’1 e il 3%. Ecco così che parte un meccanismo a catena, il cosiddetto e temuto “effetto flipper”, che dal ricorso per l’elezione del Senatur, stavolta alla Camera dei deputati, fa cadere sul campo di battaglia del riconteggio nomi illustri: Enza Bruno Bossio perde il suo posto in Calabria, festeggiato proprio ieri con tanto di post sui social, per cederlo a Riccardo Tucci del M5S; ma la mannaia colpisce anche l’acclamata maggioranza delle urne nel Lazio infatti viene recuperato il seggio di Marianna Madia che, essendo pluri-candidata, permetterà di salire ad Andrea Casu segretario del PD di Roma e parlamentare uscente. Non viene risparmiato neanche il Terzo Polo in Toscana, dove purtroppo il seggio assegnato all’inizio a Lucia Annibali viene attribuito a Marco Simiani del PD. Si aggiunge poi il ripescaggio in Lombardia di Giulio Centemero, tesoriere della Lega, mentre in Molise cade Caterina Cerrioni, segretaria dei Giovani Democratici del PD, i quali avevano, proprio poche ore prima, applaudito alla vittoria dell’esponente di spicco della giovanile ma purtroppo niente da fare. Rimediano guadagnando Peppe Provenzano in Sicilia.

Questi sono alcuni dei nomi più noti, poi c’è una serie di aspiranti nuovi eletti che invece, non godendo più dell’uno o dell’altro scarto di collegio di chi sta avanti, vedono le proprie aspirazioni tarpate sul nascere. Dal Viminale ci tengono a chiarire che il riconteggio, comunque, comporta variazioni solo a saldo zero per i partiti: nessun cambiamento nei numeri della maggioranza e dell’opposizione del nuovo Parlamento.

Insomma, questa legge elettorale ha distrutto le legittime aspirazioni di chi tra il 25 e il 26 si era trovato nella condizione di eletto. Questo dimostra ancora una volta le problematiche del sistema elettorale elaborato nel 2017 che però il Parlamento della XVIII legislatura non ha voluto minimamente toccare. Una sorta di contrappasso? Non lo sappiamo. Fatto sta che probabilmente il celebre butterfly effect – il battito d’ali di una farfalla che provoca un uragano dall’altra parte del mondo generato dal ripescaggio di Umberto Bossi – potrebbe anche nei prossimi giorni dispiegare i suoi effetti.

“L’imprevisto è la sola speranza”, diceva Montale, ma non so chi può avere il coraggio di affermarlo agli aspiranti nuovi eletti.