Politica

Addendum Alfabeto 2018

31
Agosto 2018
Di Redazione

Riassunto delle puntate precedenti prima che riapra il Parlamento

C – Crollo e concessioni. Nel paese della campagna elettorale permanente, è triste constatare la facilità con cui alcune delle peggiori tragedie della storia repubblicana recente – come appunto quella di Ponte Morandi – finiscano prontamente per esser trasformate nell’ennesima occasione da tifo da stadio. Se è vero che il disastro di Genova richiederà senz’altro una risposta forte da parte delle istituzioni e dei soggetti privati coinvolti, quel che colpisce a neanche un mese dal 14 agosto è il modo in cui la politica ha fagocitato la vicenda, facendone strumento a uso e consumo delle rispettive necessità dialettiche o di rappresentazione. Emblematica l’immediata minaccia dell’esecutivo di stracciare la concessione in capo alla controllata della famiglia Benetton e soprattutto la divergenza di vedute emersa fra gli alleati del governo gialloverde. Se è un fatto che il crollo di Ponte Morandi abbia ridato centralità nel dibattito pubblico a una forza come il M5s che subisce da tempo il protagonismo salviniano, è altrettanto vero che l’ostracismo pentastellato su Autostrade e concessioni mal si concilia con il tentativo leghista di ammorbidire la minaccia, cosa peraltro confermata dall’influente sottosegretario Giorgetti in occasione del meeting di Rimini. Il fatto è che la tragedia sembra aver offerto al Movimento il tema su cui impostare la battaglia dei prossimi mesi: ovvero rimettere in discussione le privatizzazioni e con esse l’intero sistema delle concessioni statali. Ennesimo fronte aperto della già difficile partita fra gli alleati di governo.

I – Immigrazione. È stato il vero tema dell’estate, capace di resistere da ormai quattro anni in cima all’agenda politica e all’attenzione dell’opinione pubblica senza per questo accennare a perdere in rilevanza. A tutto vantaggio di chi, proprio come il segretario leghista, su tale questione sta costruendo la sua fortuna politica e financo raccogliendo singolari medaglie. Poco importa allora se a fine agosto gli sbarchi nel nostro paese sono crollati di oltre l’80% rispetto al 2017 e di quasi il 90% sul 2016. Per alcuni è il frutto del nuovo «effetto Salvini» al Viminale e della politica di chiusura dei porti, per altri invece è la prosecuzione – opportunamente rivista e mediatizzata – della linea Minniti che già un anno fa aveva notevolmente ridotto le partenze dalla Libia. La nuova frontiera delle rotte migratorie nel Mediterraneo si chiama Spagna, il paese europeo di maggior approdo per via del crescente numero di partenze dal Marocco. Se sull’immigrazione il governo Conte dimostra di essere pronto ad andare allo scontro frontale con l’Ue e i suoi partner (benché le minacce e i ricatti, si sa, rischiano soltanto di acuire il già evidente isolamento), non è un caso il recente moltiplicarsi di allarmi sulle capacità di tenuta dell’esecutivo. A evocare lo spettro della crisi c’è una polarizzazione interna alla coppia gialloverde che oggi appare sempre meno ricomponibile, con la questione migranti a costituire uno dei macrotemi più divisivi assieme alle ricette di politica fiscale, futuro delle grandi opere e interventi in materia di previdenza sociale.

 

Alberto de Sanctis

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