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Meloni da Biden come presidente del G7: l’ombra di Putin sull’agenda internazionale in salsa italiana

01
Marzo 2024
Di Giampiero Gramaglia

Le minacce profferite giovedì da Vladimir Putin, dopo che il presidente francese Emmanuel Macron aveva evocato l’ipotesi di militari della Nato in Ucraina, sono stati uno degli elementi dell’incontro, venerdì, alla Casa Bianca, tra il presidente Usa Joe Biden e la premier italiana Giorgia Meloni, che arriva a Washington da presidente di turno del G7.

Il sostegno all’Ucraina invasa dalla Russia e la drammatica situazione nella Striscia di Gaza, acuita dalla strage del pane di ieri, sono stati al centro del consulto che – citando la portavoce di Biden Karine Jean-Pierre – serve a “riaffermare gli stretti rapporti fra Stati Uniti e Italia”. Per Meloni, è la seconda volta nello Studio Ovale: la prima fu l’anno scorso a fine luglio.

Sempre secondo le fonti della Casa Bianca, Biden e Meloni ribadiscono “l’impegno a continuare il sostegno all’Ucraina e a prevenire una escalation regionale in Medio Oriente, gli aiuti umanitari a Gaza, gli sviluppi in Nord Africa e uno stretto coordinamento transatlantico sulla Cina”. Naturalmente, Meloni ha presentato a Biden i suoi progetti per il G7 in Puglia dal 13 al 15 giugno. Inoltre, i due leader si sono coordinati in vista del vertice della Nato a Washington, che in luglio celebrerà i 75 anni dell’Alleanza atlantica: ci sarà da scegliere il nuovo segretario generale al posto del norvegese Jens Stoltenberg – tutto indica che sarà Mark Rutte, premier olandese uscente -.

Parlando al Tg2Post, Meloni, a proposito di un asserito “protagonismo italiano” in politica estera – più un auspicio che un dato di fatto -, dice: “Penso che a volte si dimentichi quanta parte del nostro interesse nazionale e delle risposte concrete ai nostri problemi dipende anche dalla politica estera… Se una nazione riesce ad avere buone relazioni con le altre può risolvere molti dei suoi problemi: per l’approvvigionamento energetico, l’export, gli investimenti delle nostre aziende, tutto dipende anche da quello che si riesce a dimostrare, in termini di presenza, di affidabilità e di credibilità, sullo scacchiere internazionale”.

Sabato, Meloni sarà a Ottawa, proseguendo il giro delle capitali dei Sette Grandi cominciato, all’inizio di febbraio, da Tokio con un passaggio di consegne alla presidenza del Gruppo. Nell’incontro con il premier canadese Justin Trudeau, che era a Kiev il 24 febbraio al G7 virtuale nell’anniversario dell’invasione, i temi saranno analoghi a quelli affrontati con Biden.

Fonti di Palazzo Chigi elencano così le priorità del G7 in salsa italiana: le priorità del G7: la difesa del sistema internazionale basato sulla forza del diritto e il continuo sostegno all’Ucraina; il conflitto in Medio Oriente, con le conseguenze sull’agenda globale; la prioritaria attenzione nei confronti dell’Africa, con l’obiettivo di costruire un modello di partenariato utile a tutti (cioè, il Piano Mattei), l’attenzione alla regione dell’Indo-Pacifico, le questioni migratorie e l’intelligenza artificiale

Ucraina: botta e risposta Macron/Putin, gli aiuti a Kiev non arrivano, la Svezia nella Nato
Il botta e risposta a distanza, ma raggelante, tra Macron e Putin ripropone  tutti i rischi innescati dall’invasione dell’Ucraina, quando già sembrava che, dopo il sussulto d’attenzione in coincidenza con l’anniversario del conflitto, la guerra tornasse a essere “l’altra guerra” nelle priorità mediatiche rispetto a quanto accade in Medio Oriente.

La riunione – in un certo senso ‘alternativa’ al G7 – indetta a Parigi lunedì 26 da Macron, presenti una ventina di Paesi, ma non l’Italia, aveva l’obiettivo di esplorare come migliorare il sostegno all’Ucraina di fronte all’aggressione russa, con il conflitto entrato nel terzo anno e le unità ucraine in inferiorità numerica ed a corto d’armi, di munizioni e di equipaggiamenti.

Il presidente francese spinge per un rilancio collettivo dell’impegno pro-Kiev: “Vogliamo ribadire che non siamo stanchi e che al contrario siamo determinati a sconfiggere l’aggressione russa. Vogliamo mandare a Putin un messaggio chiaro, in Ucraina non vincerà”.

Al termine dei lavori di Parigi, Macron ha però destato reazioni controverse – in genere fredde, se non negative -, quando non ha escluso che l’Occidente possa inviare truppe in Ucraina, mentre un’intesa sembra per ora esserci fra europei solo per accelerare l’invio di munizioni, da acquistare da fornitori terzi, perché le capacità di produzione nell’Ue sono inadeguate – finora, le munizioni consegnate sono meno di un terzo di quelle promesse -.

Se Macron contava di fare di più e meglio del G7 e di ricompattare il sostegno all’Ucraina, un po’ vacillante nelle ultime settimane, non c’è riuscito. Ue e Nato, Berlino e Roma e persino Varsavia hanno accolto con molta prudenza la sua sortita. C’è pure chi gli tiene bordone: la premier estone Kaja Kallas, candidata a un posto di rilievo nei nuovi assetti europei 2024-’29 – potrebbe diventare capo della diplomazia europea, al posto di Josep Borrell – dice a Politico che non bisogna escludere l’invio di truppe della Nato in Ucraina: “Per battere Putin, tutto va messo in tavola”. Parigi aveva così fatto un mezzo passo indietro, parlando di ruoli non combattenti per i militari occidentali: il che già avviene, istruttori, intelligence, logistica.

Ma la risposta più drastica arriva proprio da Putin, dopo che il Cremlino aveva avvertito che l’invio di truppe dell’Alleanza in Ucraina renderebbe “inevitabile” un conflitto aperto. Il presidente russo, in un discorso fortemente elettorale – il 17 marzo, ci sono le presidenziali in Russia – chiarisce che la replica all’invio di truppe della Nato in Ucraina potrebbe essere nucleare e potrebbe preludere “alla distruzione della civiltà”.

Parole di cui Biden e Meloni, nel loro incontro, dovranno tenere conto. Anche se il vero problema, per l’Ucraina, è che non si sbloccano gli aiuti Usa, nonostante le pressioni di Biden sul Congresso perché vari misure a sostegno di Kiev – lui prevede aiuti per 60 miliardi -. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dice alla Cnn, parlando all’opinione pubblica degli Stati Uniti, che “milioni d’ucraini” potrebbero morire senza il sostegno militare Usa. Zelensky, per la prima volta, fornisce una misura delle perdite ucraine: 31 mila caduti, cifra largamente inferiore alle stime occidentali.

Quella che invece s’è sbloccata, con un voto del Parlamento ungherese, è l’adesione della Svezia alla Nato, che può ora diventare effettiva, dopo uno stallo lungo circa 18 mesi, provocato prima dalle riluttanze turche e poi dalle reticenze ungheresi. La Svezia diventa quindi il 32° Paese dell’Alleanza atlantica: se, con l’invasione dell’Ucraina, Putin voleva sventare un allargamento della Nato alle frontiere con la Russia, il risultato è stato l’ingresso della Finlandia e della Svezia, due campioni di neutralità allarmati dall’aggressività russa.

Le cronache di guerra sono sempre fatte di bombardamenti notturni reciproci, con droni, missili, raid, e si un sostanziale stallo lungo la linea del fronte, con l’inerzia a favore dei russi. Zelensky fa sapere che il governo ucraino “sta preparando una lista dei propagandisti russi” in Occidente, anche in Italia, e che vuole “presentarla alla Commissione europea, al Parlamento europeo, ai leader dell’Ue e degli Usa”. La propaganda russa viene temuta quanto la potenza militare.La questione del dissenso è delicata anche per la Russia, a due settimane dalle elezioni presidenziali del 17 marzo e dopo la morte in un carcere della Siberia del principale oppositore di Vladimir Putin, Alexiei Navalny, che ha sollevato un’ondata di proteste e di indignazione ovunque nel Mondo e anche in Russia – i suoi funerali si svolgono oggi -. A Mosca, c’è stata la condanna a quasi tre anni di carcere di Oleg Orlov, dissidente e copresidente della fondazione Memorial, vincitrice del Nobel per la Pace nel 2022, colpevole d’avere scritto sui social frasi contro l’invasione dell’Ucraina e d’avere definito il governo russo “fascista”.

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