Esteri

La Nato compie 75 anni. Il regalo più bello sarebbe la pace

04
Aprile 2024
Di Giampiero Cinelli

«Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me». Con questa frase di grande impatto comunicativo iniziava il discorso di Alcide De Gasperi alla Conferenza di Pace del 10 agosto 1946 a Parigi, davanti ai 21 rappresentanti dei Paesi vincitori della Seconda Guerra Mondiale. Il Presidente del Consiglio italiano aveva sulle spalle le sorti dell’Italia in un contesto di rimodellamento degli equilibri globali, determinati dalle due potenze statunitense e sovietica.

Il blocco americano, o occidentale che dir si voglia, vedrà la luce ufficialmente nell’agosto del 1949, con l’entrata in vigore del Trattato sull’Alleanza Atlantica, firmato il 4 aprile dello stesso anno, il cui acronimo anglosassone è Nato. Vi aderivano l’Italia, come sperato da De Gasperi, che non aveva avuto da subito la certezza di finire nell’orbita di Washington, assieme ad altri 11 nazioni: Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Lussemburgo, Paesi bassi, Norvegia, Portogallo, Gran Bretagna e appunto Stati Uniti. Il versante orientale dell’Europa invece si cingeva nel Patto di Varsavia, sotto la guida di Mosca, vergato nel 1955.

Il Patto atlantico si presentava come necessario strumento di difesa e cooperazione in relazione alla minaccia sovietica. Lo scopo unicamente difensivo è esplicato nel celebre articolo 5, secondo cui: «Le parti concordano che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o in America settentrionale, è considerato come un attacco contro tutte», le cui conseguenze possono contemplare «l’uso della forza armata per ripristinare e mantenere la sicurezza dell’area Nord Atlantica».

Oggi la Nato è più grande di allora, comprende ben 32 Paesi, inclusa l’eurasiatica Turchia, e per il compimento dei suoi 75 anni ha riunito nelle celebrazioni a Bruxelles i 32 ministri degli esteri membri assieme al Segretario generale Jens Stoltenberg.

Un’alleanza difensiva, il cui articolo 5 non è stato fatto mai scattare, neppure quando fu invocato in occasione dell’attentato alle Torri Gemelle, un’alleanza che però quando si muove prende decisioni sempre delicate da un punto di vista di rapporti internazionali. Fecero molto discutere infatti le azioni contro la Serbia nel 1995 e nel 1999 e l’allargamento del perimetro del Patto è visto come ostile da parte delle potenze a esso opposte. Eppure, è anche per via dell’espansione della Nato che gli scenari più cruenti su una scala mondiale non si sono più rivisti dopo il ’45.

La Nato ha garantito 75 anni di pace, si dice spesso, e per farlo ha dovuto sgretolare qualsiasi ancoraggio teorico e ideale all’ex Patto di Varsavia, di fatto franato a seguito della fine dell’Urss nel 1991, accogliendo sotto la sua ala molti dei Paesi ex comunisti.

Il primo allargamento nel 1952 con l’ingresso della Grecia e della Turchia. Il 9 maggio del 1955 un secondo allargamento: entra la Repubblica Federale tedesca. Si arriva ai tempi recenti, quando la Russia di Putin, nei suoi primi anni al potere, cercherà dapprima di instaurare buoni rapporti con gli Stati Uniti, dando il là al Consiglio Nato-Russia e firmando un accordo di cooperazione che sanciva la non belligeranza tra la Federazione Russa e l’Alleanza. Una concordia però solo interlocutoria, mentre Mosca gradualmente riscopriva le pulsioni imperialiste insidiando la Georgia e prima ancora la Cecenia. Ecco perché la Nato è potuta arrivare sempre più ad est, annoverando i paesi baltici, poi la Polonia, infine la Finlandia e la Svezia, facendo leva sull’esigenza di sicurezza di nazioni memori dell’assoggettamento sovietico.

Mosca è più sola. I suoi appoggi ce li ha ma sono lontani, e mai come oggi l’orso guarda a oriente, impossibilitato a liberare le sue forze belliche oltre il quadrante ucraino. Ma la domanda delle domande, è proprio se oggi alla pace in Europa, o meglio all’assenza di un’escalation, sia utile la presenza forte e capillare della Nato.

La sfida del soggetto atlantico sarà quella di continuare ad assicurare un’Europa scevra degli orrori di un tempo, ancora capace di interpretare il suo fondamentale ruolo culturale e storico, proprio adesso che i leader europei cominciano a considerare plausibile l’intervento diretto al fianco di Kiev.

I tempi sono eccezionali ed eccezionale è richiesto il contributo dei grandi della terra a un nuovo ordine mondiale, che per 75 anni la Nato ha espresso.