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Fermate quelli che…”ci vuole una nuova legge”

08
Gennaio 2024
Di Daniele Capezzone

Ammetto un’idiosincrasia: sto male ogni volta che, a proposito di un’istituzione nazionale (Parlamento) o sovranazionale (Ue nelle sue varie diramazioni), sento dire che ha lavorato bene perché, in un certo anno, ha prodotto più norme rispetto all’anno precedente, come se fosse una fabbrica di salsicce meritoriamente capace di aumentare la produzione. 

Ecco, il delirio – culturale prim’ancora che politico – sta qui, in questa idea secondo cui la macchina legislativa debba continuare a produrre nuovi attrezzi, debba ingombrare altre biblioteche, anziché ridurre drasticamente il carico normativo, disboscare la regolamentazione inutile, riordinare i settori attraverso una razionale codificazione, eliminare il caos delle abrogazioni implicite e sostituirlo con abrogazioni esplicite e inequivoche. 

E invece? E invece il grido “serve una legge” rischia di essere il sottofondo musicale pure del 2024, con una pretesa normativa che, pur a volte animata dalle migliori intenzioni, rischia di produrre effetti devastanti. 

Anche perché perfino chi dovrebbe conoscere la reale dinamica parlamentare fa finta di non sapere che pure un ipotetico disegno di legge “soft”, di regolazione “mite”, una volta iniziato l’iter, a forza di presunti “miglioramenti”, è quasi sempre destinato a diventare un mattone, una mappazza ingestibile e indigeribile, un carrello stracolmo di regole destinate o a imbrigliare la vita delle imprese o a essere bellamente aggirate-ignorate-violate. 

Purtroppo però (che si tratti di intelligenza artificiale, di lobbying, di beneficenza: la pretesa di onnipotenza normativa si applica indistintamente a materie diversissime) ognuno ha il suo progetto di legge da proporre con urgenza. Non mancano nemmeno casi masochistici, con esponenti di un settore che invocano regolamentazioni stringenti sul loro stesso comparto. 

“Papà, la bacchetta”, recitava una complessa postilla in versi di Pasolini alle sue “Lettere luterane”. Ed era un monito intelligente, suscettibile di varie interpretazioni. Qui invece l’unica interpretazione rischia di essere poco intelligente e molto inquietante: il desiderio irrefrenabile di alcuni di farsi imbrigliare, e di altri di farlo ben volentieri.