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Atreju e la normalizzazione del potere

14
Dicembre 2025
Di Beatrice Telesio di Toritto

Atreju 2025 restituisce l’immagine di una maggioranza che ha definitivamente superato la fase della mobilitazione identitaria per entrare in quella, più complessa e meno visibile, della gestione ordinaria del potere, ma lo fa inserendo alcuni segnali politici puntuali che aiutano a leggere la fase. L’intervento di Giorgia, centrato sul ruolo internazionale dell’Italia, sulla collocazione atlantica e sulla necessità di «serietà» nei conti pubblici, ha funzionato come cornice complessiva dell’evento, ribadendo che la priorità del governo resta la stabilità, anche a costo di raffreddare aspettative e promesse. Non a caso, accanto alla premier, hanno trovato spazio interventi che hanno rafforzato il messaggio di affidabilità esterna, con riferimenti espliciti all’Ucraina, alla crisi in Medio Oriente e alla necessità di un’Europa più pragmatica, meno ideologica e più concentrata sulla sicurezza e sulla competitività. Sul piano interno, i passaggi di alcuni ministri economici hanno richiamato apertamente i vincoli della manovra, parlando di scelte «obbligate» e di margini ridotti, un lessico che segna una distanza evidente rispetto alla retorica espansiva delle campagne elettorali. È qui che Atreju mostra il suo vero significato politico: non tanto una celebrazione, quanto un esercizio di pedagogia del potere verso il proprio elettorato. La centralità della leadership della premier emerge come elemento ordinatore di tutta la manifestazione, rafforzata anche dal confronto con alleati relegati a un ruolo di supporto, più che di indirizzo, a conferma di una coalizione sempre più sbilanciata sul partito di maggioranza relativa. L’identità storica della destra resta presente come richiamo simbolico, ma viene subordinata a una narrazione di responsabilità che punta a rassicurare mercati, partner europei e alleati internazionali, mentre i temi sociali più sensibili, dalla sanità ai salari, restano sullo sfondo o vengono affrontati in modo generico. In questo senso, Atreju utilizza la politica estera e la sicurezza come leva per compensare l’assenza di risposte immediate sul fronte redistributivo, spostando il baricentro del consenso su una dimensione di prestigio e credibilità internazionale. Il messaggio complessivo parla anche all’opposizione, mostrando una maggioranza che occupa lo spazio della responsabilità istituzionale mentre il campo progressista appare ancora alla ricerca di una proposta alternativa credibile di governo. L’edizione Atreju di quest’anno segna così l’ingresso della destra in una fase di consolidamento difensivo, in cui la sfida non è più vincere ma durare, governando il logoramento che inevitabilmente accompagna l’esercizio del potere in un contesto economico e geopolitico così vincolato.