Lavoro

L’Istat, cala il tasso di disoccupazione ma crescono gli inattivi

03
Marzo 2022
Di Alessio Ambrosino

Sono stati pubblicati oggi i dati Istat sui livelli occupazionali in Italia allo scorso mese di gennaio. Cala il tasso di disoccupazione, che rispetto ai livelli pre-pandemia (febbraio 2020) è sceso dal 9,6% all’8,8%; il tasso di occupazione si attesta sul 59,2%, superiore di 0,2 punti se paragonato a due anni fa. Crescono però gli inattivi, arrivando al 35%.

I DATI
Archiviata la fase di recupero del 2021 dopo lo scoppio dello shock pandemico nel mercato del lavoro, per il secondo mese consecutivo il dato sugli occupati non cresce, rimanendo stabile, e sempre inferiore di oltre 200mila unità rispetto a febbraio 2020. Nonostante ciò, rispetto allo stesso mese di un anno fa, vi è stato un rialzo del 3,3% rispetto agli occupati, soprattutto tra i dipendenti che segnano un +713mila. Il dato che fa riflettere è quello relativo all’occupazione femminile, che cala dello 0,4% comportando una flessione di 77mila unità. A gennaio continua il recupero dell’occupazione su base annua ma nonostante il lieve aumento degli indipendenti (15mila unità in più) sia una buona notizia, l’occupazione autonoma continua a segnare il passo rispetto ai valori precrisi, registrando ancora 348mila lavoratori in meno rispetto a gennaio 2019.

L’indagine Istat pubblicata oggi attua un confronto tra il trimestre novembre 2021 – gennaio 2022 con quello precedente (agosto – ottobre 2021): il livello di occupazione è più elevato dello 0,5%, corrispondente quindi a 120mila occupati in più.

Rispetto ai livelli pre-pandemia (febbraio 2020), sottolinea l’Istat, il tasso di occupazione, pari al 59,2%, è superiore di 0,2 punti, quello di disoccupazione è sceso dal 9,6% all’8,8% e il tasso di inattività, al 35,0%, è ancora superiore di 0,4 punti. La diminuzione del numero di persone in cerca di lavoro a gennaio (-2,3%, pari a -51mila unità rispetto a dicembre) si osserva tra gli uomini e per tutte le classi d’età, con l’unica eccezione dei 35-49enni. Il tasso di disoccupazione scende all’8,8% nel complesso (-0,2 punti) e al 25,3% tra i giovani (-1,3 punti). La crescita del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (+74mila unità) è frutto dell’aumento osservato tra le donne (+74mila) e tra chi ha meno di 50 anni. Il tasso di inattività sale al 35,0% (+0,2 punti). Confrontando il trimestre novembre 2021-gennaio 2022 con quello precedente (agosto-ottobre 2021), il livello di occupazione è più elevato dello 0,5%, corrispondente a 120mila occupati in più. Il numero di occupati a gennaio 2022 è superiore a quello di gennaio 2021 del 3,3% (+729mila unità).



Tale aumento si osserva per uomini e donne, per qualsiasi classe d’età e posizione professionale. Il tasso di occupazione è più elevato di 2,4 punti percentuali. La crescita dell’occupazione sull’anno è soprattutto tra i dipendenti (+713mila unità) mentre gli indipendenti avanzano di circa 15mila unità. Tra i dipendenti c’è una crescita di 402mila unità tra quelli permanenti e di 312mila tra quelli a termine. Per i dipendenti a tempo indeterminato gennaio è stato positivo con 24mila occupati in più su dicembre a fronte di un dato complessivo sugli occupati di 7mila unità in meno. Tra dicembre 2021 e gennaio 2022, il tasso di occupazione cresce soprattutto tra gli ultracinquentenni (+0,5 punti, +85mila occupati) tra i quali diminuisce sia la disoccupazione sia l’inattività; l’occupazione cresce anche tra i più giovani e si associa al calo della disoccupazione e all’aumento dell’inattività. Nelle classi intermedie l’occupazione diminuisce su dicembre 2021 (-48mila tra i 25-34 anni, -49mila tra i 35 e i 49 anni) , cresce l’inattività, mentre la disoccupazione cala tra i 25-34enni e rimane stabile tra i 35-49enni. 

«Il rallentamento dell’economia a partire dall’ultimo quarto dello scorso anno comincia a produrre i primi effetti sul mercato del lavoro. Infatti, archiviata la fase di recupero, anche a gennaio 2022, per il secondo mese consecutivo, il numero di occupati è stabile, inferiore di oltre 200mila unità rispetto a febbraio 2020. Permangono, inoltre, molti elementi di criticità legati alle conclamate difficoltà nell’ambito dell’occupazione indipendente e alla perdurante bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro», ha commentato in una nota l’Ufficio studi di Confcommercio ai dati Istat. «Va anche segnalato – prosegue Confcommercio – come la discesa del tasso di disoccupazione, che ha raggiunto il suo minimo dalla fine del 2011 – al netto dei dati falsati dall’inizio della pandemia nella primavera del 2020 – appare legato essenzialmente a fattori demografici più che ad una reale crescita della possibilità di occupazione soprattutto tra i giovani. La riduzione della popolazione nella fascia di età 15-64, con innesti sempre inferiori alle uscite, costituisce un problema strutturale che domanda politiche efficaci di lungo termine». 

«A gennaio continua il recupero dell’occupazione su base annua ma nonostante il lieve aumento degli indipendenti (15mila unità in più) sia una buona notizia, l’occupazione autonoma continua a segnare il passo rispetto ai valori precrisi, registrando ancora 348mila lavoratori in meno rispetto a gennaio 2019» è stato il commento di Confesercenti. «Il dato sugli autonomi – continua la nota – è in netta controtendenza con quello del lavoro dipendente che, rispetto a due anni fa, registra una crescita di 188mila occupati. E che segnala il persistere delle difficoltà del mondo imprenditoriale e autonomo, il più provato dalla lunga crisi innescata dalla pandemia. L’auspicio è che il rimbalzo positivo rilevato a gennaio da Istat per l’occupazione indipendente si confermi anche nei prossimi mesi». Secondo l’associazione però «le prospettive restano incerte anche in considerazione dell’impatto che l’aumento dei costi energetici potrebbe avere sulla sostenibilità delle micro e piccole imprese: uno scenario che potrebbe peggiorare ancora con il prolungarsi della crisi ucraina. Sono necessari interventi – conclude l’associazione – per ridurne gli effetti collaterali: la nostra proposta è di introdurre compensazioni automatiche, sotto forma di credito di imposta, per sterilizzare almeno in parte i rincari di energia, gas e carburanti per le attività imprenditoriali».

LA UIL: PREOCCUPATI PER I DATI SULLE DONNE
Il tasso di occupazione resta stabile a gennaio al 59,2% ma scende quello delle donne che si ferma al 50,3% (-0,4 punti). Lo ha sottolineato la Uil commentano i dati Istat sull’occupazione e segnalando la diminuzione rispetto a gennaio delle occupate donne (.77mila). «Continua a preoccupare – afferma la segretaria confederale Ivana Veronese – la composizione dell’occupazione. Con l’avvicinarsi dell’8 marzo, è d’obbligo un focus sulle donne: resta bassa la percentuale di chi lavora. Solo la metà di coloro che sono in età da lavoro hanno un’occupazione e il primo mese di quest’anno parte con una flessione di 77 mila unità di lavoro femminile, a fronte di una crescita di quella maschile (+69mila). Se tale trend continuerà nel prossimo periodo, è evidente che si accentuerà maggiormente il gap occupazionale di genere. È chiaro quindi che occorrerà lavorare e investire per una maggior inclusione e qualità del lavoro delle donne: a pesare è soprattutto l’alto numero di inattive (circa il doppio degli uomini), di precarie, di part-time».

E INTANTO DAL QUIRINALE…
Anche per questo secondo mandato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha chiesto al Mef di ridurre il suo assegno personale, stabilito per legge, in misura pari al trattamento pensionistico che riceve dall’Inps per i suoi anni da professore universitario. Per cui la prevista somma annuale di 239.182 euro lordi viene ridotta di circa 60 mila euro, portando l’importo lordo annuo da percepire a 179.835,84 euro. Contestualmente, spiega una nota del Quirinale, il Presidente Mattarella ha confermato la rinuncia anche per il nuovo settennato all’adeguamento dell’assegno personale all’indice dei prezzi al consumo (adeguamento Istat) che avrebbe comportato un aumento di circa 16 mila euro. Infine, in base alle norme vigenti, il Presidente della Repubblica non percepisce (né percepirà in futuro) il pagamento della pensione (vitalizio) come ex parlamentare. 

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