Innovazione

Videogiochi olimpici: eSports alla riscossa​

31
Ottobre 2017
Di Redazione

Storica apertura del Cio. In un comunicato diffuso oggi dopo il summit tenutosi a Losanna, il Comitato internazionale olimpico sostiene per la prima volta ufficialmente che i videogiochi, o meglio i cosiddetti 'esports' possono essere considerati delle discipline agonistiche vere e proprie, e quindi "un'attivita' sportiva". Per essere pienamente riconosciuti dovranno comunque rispettare i valori olimpici e dotarsi di strutture per i controlli antidoping e la repressione di fenomeni come le scommesse.

Gli e-sports competitivi – è scritto nel comunicato del Cio – possono essere considerati un'attivita' sportiva, e i giocatori coinvolti si preparano e allenano con un'intensita' che puo' essere paragonata a quella degli atleti delle discipline tradizionali". Viene anche fatto notare che "gli 'e-sports' sono in forte crescita, in particolare fra i giovani dei vari Paesi, e ciò può essere la piattaforma per un coinvolgimento nel movimento olimpico.

"L'apertura del CIO sugli eSports, ovvero il riconoscimento della "vita elettronica" all'interno della più classica delle manifestazioni sportive, le olimpiadi appunto, è sicuramente di portata epocale. Siamo disponibili ad offrire il nostro contributo di expertise alle istituzioni competenti, a cominciare dal CONI, valutando opportunità e aspetti critici di questa svolta così importante”. Così Luca De Dominicis, fondatore e direttore dell'Accademia Italiana Videogiochi (AIV), il primo istituto italiano di alta formazione nel settore videoludico, nato nel 2004, con sede a Roma ha commentato la notizia. "Rimangono – ha aggiunto De Dominicis – sicuramente ancora moltissimi interrogativi da affrontare. Il rapporto tra videogames e salute, ovvero per quanto tempo è salubre allenarsi ad uno sport elettronico? Noi in quanto addetti ai lavori e appassionati di sport elettronici siamo i primi a sottolineare l'importanza di un approccio equilibrato e responsabile all'utilizzo dei videogiochi". "Poi – sottolinea il direttore di AIV – vi è la natura intrinsecamente privata del prodotto elettronico. Lo sport del calcio appartiene all'umanità, un videogioco come, ad esempio, Starcraft è di proprietà della Blizzard: sarà possibile un endorsement del CIO ad un prodotto di una azienda in particolareSarà direttamente il CIO a dover realizzare ex-novo un videogame "di tutti" che sarà esso stesso disciplina olimpica? Ne avrà le competenze?" ha concluso.