Innovazione
NEST e MAES lanciano un programma per unire Italia, Mediterraneo, Africa e Medio Oriente nella transizione energetica
Di Gianluca Lambiase
Costruire un’alleanza stabile tra Italia, Paesi del Mediterraneo, dell’Africa e del Medio Oriente per accelerare la transizione energetica. È l’obiettivo del nuovo programma internazionale presentato da Fondazione NEST – Network for Energy Sustainable Transition e dalla Fondazione MAES – Mediterranean Academy for Energy & Sustainability.
Un’iniziativa che punta a mettere in rete ricerca avanzata, innovazione tecnologica, industria e diplomazia scientifica in un’area destinata a essere decisiva per gli equilibri globali dei prossimi decenni.
Il progetto nasce all’interno delle attività del Partenariato Esteso NEST, uno dei principali soggetti italiani dedicati alla ricerca e sviluppo nell’ambito dell’energia verde. L’obiettivo è creare un ecosistema euro-mediterraneo della sostenibilità, basato su cooperazione tecnica, formazione e trasferimento tecnologico verso i Paesi che affronteranno la crescita demografica ed energetica più rapida.
«Con questo programma facciamo un passo ulteriore nella missione di NEST: mettere a disposizione dei Paesi del Mediterraneo, dell’Africa e del Medio Oriente un patrimonio di competenze scientifiche e tecnologiche costruite in Italia grazie a un grande partenariato nazionale. L’Africa è destinata a vivere una crescita demografica senza precedenti e non ci possiamo permettere che questa crescita replichi i modelli energetici di India e Cina basati sui combustibili fossili. Sarebbe insostenibile per il clima del Mediterraneo e avrebbe ricadute pesantissime anche per noi» ha spiegato il Presidente di Fondazione NEST Francesco Cupertino.
«In questo senso l’Italia può giocare un ruolo determinante proprio perché possiede un patrimonio di competenze scientifiche e industriali riconosciuto nel settore delle rinnovabili e dei sistemi energetici avanzati. Nel 2050, per ogni ragazzo italiano in età universitaria ce ne saranno cento in Africa. La domanda di formazione sarà enorme. L’Italia, per storia e collocazione, è il candidato naturale per diventare il loro hub di alta formazione. È un’opportunità, ma anche un dovere».
Il piano si articolerà in una serie di missioni istituzionali: prima nei Paesi del Nord Africa, dal Marocco all’Egitto; poi nel Medio Oriente, con tappa nei principali Paesi in fase di ristrutturazione dei sistemi formativi; infine in alcune nazioni dell’Africa Sub-sahariana, tra cui Liberia e Camerun.
Sul ruolo del sistema italiano nella cooperazione internazionale è intervenuto Domenico Villacci, presidente della Fondazione MAES, che ha evidenziato l’importanza di un approccio che unisca ricerca, industria e diplomazia scientifica: «Il Mediterraneo allargato sta vivendo una fase di trasformazione profonda. Se vogliamo che sia anche una trasformazione sostenibile, dobbiamo esserci con le nostre competenze, i nostri centri di ricerca e le nostre imprese. La transizione energetica non è solo una questione tecnologica, ma un terreno strategico di relazioni internazionali. Da soli non si va lontano. Ma se università, centri di ricerca e imprese – dalle startup ai grandi gruppi – si muovono insieme, l’Italia diventa credibile e può costruire partnership durature».
Le missioni previste dal programma avranno un duplice obiettivo. Sul piano istituzionale, serviranno ad avviare un dialogo diretto con governi, ministeri e autorità locali per definire le priorità di sviluppo energetico e formativo. Sul piano tecnico, coinvolgeranno università, centri di ricerca e imprese dei Paesi partner, con l’obiettivo di progettare attività congiunte: programmi di formazione avanzata, progetti pilota sulle energie rinnovabili, sistemi intelligenti per la gestione dell’energia, iniziative di trasferimento tecnologico e incubazione di startup.
La roadmap definirà inoltre i possibili percorsi di cooperazione industriale, in particolare nei settori delle rinnovabili, dell’efficienza energetica, dell’idrogeno verde e delle reti intelligenti.





