Innovazione

“Città future”, il webinar di QN per comprendere l’innovazione nelle nostre città

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Settembre 2022
Di Daniele Bernardi

Lo scorso 15 settembre, Quotidiano Nazionale, il gruppo editoriale che comprende La Nazione, Il Resto del Carlino e Il Giorno, ha organizzato il webinar “L’innovazione come leva di crescita e inclusione” per comprendere meglio il fenomeno della transizione digitale e il digital divide che da essa consegue. La conferenza appartiene al ciclo di incontri “Città future”, per comprendere le smart cities e i fenomeni che vi intercorrono.

Le transizioni digitale ed ecologica sono ormai una realtà ma non per questo poco sofferte. Se infatti in un primo momento hanno riguardato principalmente grandi compagnie o scelte politiche di alcuni paesi, ormai riguardano tutti. In economia, ad esempio, è il turno ora delle piccole e medie imprese (PMI), le quali tuttavia si stanno trovando a cambiare tanto la propria gestione e organizzazione interna quanto le proprie relazioni con fornitori e clienti senza un’adeguata struttura alle spalle. Sono principalmente due i problemi che le PMI devono affrontare quando decidono di intraprendere le proprie transizioni: una complessa e pesante burocrazia e la mancanza di competenze tecniche.

Il webinar arriva in soccorso di queste imprese. Stefano Fasani, fondatore di Open-es, presenta infatti la propria piattaforma: l’obiettivo è accompagnare le aziende accrescendo le loro competenze e alleggerendo il loro carico burocratico. Se ognuno cercasse di risolvere da solo il problema della sostenibilità con i propri partner, spiega Fasani, si creerebbe paradossalmente un danno, bisogna creare una convergenza tra vari attori del tessuto imprenditoriale, finanziario, associativo e istituzionale. Le aziende possono accedere alla piattaforma in modo totalmente gratuito e sono già 7.500 le imprese che lo hanno fatto, di queste ben il 75% sono PMI.

Ma Open-es non è l’unico aiuto che la tecnologia può fornire alle imprese. Uno dei problemi più comuni per un’azienda, soprattutto nelle sue prime fasi di vita, consiste nella ricerca di capitali. Change Capital è la risposta a questo problema. Si tratta di una piattaforma online in cui, solo scrivendo il numero della propria partita IVA, l’algoritmo mostra quanta liquidità potrebbe ricevere l’azienda e tutte le possibili diverse soluzioni di finanziamento, comprese quelle a fondo perduto. Dalla piattaforma è poi possibile chiedere l’investimento direttamente, anche se Change Capital mette al servizio dei propri clienti anche un team di esperti e consulenti che guidano il cliente nella scelta della miglior soluzione di investimento. La formula preferita dalla società, spiega infatti Francesco Brami, CEO e Co-founder di Change Capital, è la cosiddetta «Human tech – ovvero – il giusto connubio tra la parte umana e quella tecnologica». Gli imprenditori vanno educati, informati di queste nuove soluzioni. È proprio qui che entra in gioco la parte umana, «noi spieghiamo al cliente i nostri prodotti e i benefici dei nostri prodotti» afferma Brami.

La parte sull’educazione degli imprenditori è molto importante. «Non c’è solo un digital divide delle tecnologie ma un digital divide delle conoscenze: se porto il 5G in ogni aerea d’Italia, posso anche ottenere effetti nulli se la popolazione non è formata alla dimensione di appartenere ad un ecosistema digitale». Sono queste le parole del Prof. Simone Ombuen durante la conferenza di Città future. Il concetto secondo Ombuen è che siamo pieni di stimoli conoscitivi e cognitivi oggigiorno ma manchiamo dei mezzi per recepire questi stimoli, per assimilarli. E in questo modo il bombardamento di informazioni diventa inutile. L’Italia è indietro da questo punto di vista: spiega sempre Brami che solo il 5% delle imprese italiana ha ad oggi preso contatto con prodotti Fintech (come la sua piattaforma). Si tratta tuttavia di numeri in crescita: la pandemia ha portato molte persone e aziende ad avviarsi verso una maggiore digitalizzazione dei processi interni.

Il passo essenziale ora sarà trasformare quello che è stato straordinario ed emergenziale in ordinario e normale, a partire dallo smart working, una pratica che ha visto e vede oggi molti dipendenti, dalla big company alla PMI, tutti in grado di lavorare da casa. A tal proposito, Paolo Barberis, fondatore di Nana bianca e Dada, ha affermato: «La soluzione è portare il cuore oltre l’ostacolo e arrivare alla digitalizzazione dei processi: che tutti al lavoro riusciamo ad utilizzare i mezzi digitali». Chissà che non sia presto realtà.