Salute

The Watcher Talk: donne e salute, un binomio che passa dalla parità di genere

09
Marzo 2021
Di Alessandro Cozza

“La salute della donne e le donne della salute”, questo il titolo del The Watcher Talk organizzato in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne, lo scorso 8 marzo. Moderato dalla giornalista Gaia De Scalzi, ha visto la partecipazione delle Onorevoli Michela Rostan (Misto), Vicepresidente della commissione Affari Sociali, e Angela Ianaro (M5S), Presidente dell’intergruppo Parlamentare Scienze e Salute. Con loro presenti anche la giornalista e divulgatrice scientifica Rita Montebelli e la Presidente e AD di MSD Italia Nicoletta Luppi.

Il dato con cui si è aperto il confronto è quello riportato dall’ISTAT a dicembre 2020: su 101mila nuovi disoccupati, 99mila sono donne. Il 99 è un numero ricorrente perché è lo stesso numero di anni che il World Economic Forum ritiene siano necessari per raggiungere la parità di genere se non ci saranno sostanziali cambiamenti delle attuali politiche. Questi i primi spunti sui quali si sono confrontati gli ospiti, oltre ad analizzare se l’attuale pandemia abbia effettivamente accentuato il problema della disparità di genere.

All’On. Rostan nello specifico è stato chiesto cosa si può fare per creare un sistema lavorativo che sia realmente a misura di donna. “La pandemia ha impattato sulla vita di tutti, non tutti allo stesso modo chiaramente ma sicuramente abbiamo capito che i corpi sociali più deboli hanno avuto un danno maggiore. In tutti quei contesti più fragili l’impatto è stato più forte sia da un punto di vista sociale, sia economico: chi già aveva problemi prima, ora ce li ha ancora di più. Lo stesso vale per le donne. Pagano di più perché le donne erano soggetti più fragili prima e ora sono ancora più esposte. La domanda non è cosa si è fatto per le donne in pandemia, la domanda è cosa si è fatto per le donne nel nostro sistema paese? La nostra struttura sociale è fatta proprio in modo che si scarichi sulla donna il peso della gestione della famiglia. È questo quello su cui dobbiamo lavorare: garantire stessa condizione lavorativa e parità di compenso fra uomini e donne”.

È proprio sulla questione lavorativa che De Scalzi ha chiamato in causa la Dott.ssa Luppi per chiederle come abbia gestito la pandemia un’azienda come MSD e quali misure siano state prese per agevolare le lavoratrici. “MSD vanta una lunga esperienza di ricerca sulle malattie infettive e come azienda ci siamo tutelati fin dalla prima fase del lockdown con l’implementazione di misure a favore di tutti i dipendenti. In particolare, abbiamo concesso di lavorare in smart working, fornendo gli strumenti tecnologici necessari. Nell’ambito della salute delle donne, abbiamo inoltre fatto una riunione interna con tutte le dipendenti donne e mamme dell’azienda chiedendo loro cosa servisse per svolgere il lavoro da casa nel migliore dei modi, coniugando la dimensione familiare e lavorativa, garantendo servizi di supporto come babysitting & mental coach”.

Quello farmaceutico è un settore che permette un binomio che sta trovando sempre più difficoltà, quello che mette insieme donne e ricerca. Su questo all’On. Ianaro è stato chiesto quali possano essere le misure da mettere in campo per incoraggiare le donne a intraprendere carriere scientifiche e soprattutto come farlo in Italia piuttosto che altrove. “Partiamo con il dire subito che sì, il binomio donna-ricerca è possibile. E attualmente lo è anche di più, purtroppo, del binomio donna-lavoro. La donna deve lavorare almeno 10 volte di più rispetto all’uomo per conciliare gli equilibri fra lavoro e famiglia e le conseguenti responsabilità che ne derivano da entrambi gli ambiti. Per invertire questo trend e puntare dritti all’uguaglianza di genere in questo Paese serve aumentare le infrastrutture sociali. Oggi per le mamme lavoratrici non c’è sostegno strutturale socio/economico, soprattutto in alcune zone del nostro paese. Basterebbe partire dall’istituzione di nidi aziendali che creerebbero posti di lavoro e permetterebbero ai genitori di lavorare stando vicini ai figli. Se non facciamo crescere il nostro paese dal punto di vista del welfare sociale, portandolo al pari degli altri paesi europei, non riusciremo mai a migliorare”.

Il tema delle responsabilità delle donne in tempo di pandemia è un aspetto molto delicato e su questo è stato chiesto proprio alla Dott.ssa Montebelli quale sia il ruolo delle donne in questa emergenza. “Le donne hanno avuto ruolo chiave nella gestione della crisi ma solo a livello sociale/familiare ma i ruoli apicali di tutte le istituzioni coinvolte nella gestione di questa pandemia sono tutti uomini. Eppure, è ormai un dato chiaro che tutte quelle nazioni che hanno avuto donne nei ruoli di comando hanno avuto risultati migliori. Questo perché c’è stata attenzione particolare ad alcune esigenze come per esempio l’impegno nel tenere aperte le scuole che è un servizio fondamentale per permettere ai genitori di poter lavorare. Bisogna investire in sanità si, ma anche nella scuola e nella cultura. Dobbiamo fare in modo che la pandemia non ci riporti indietro in vecchi stereotipi di genere che pensavamo avere superati”.

Ma se è vero che questa pandemia ha evidenziato disuguaglianze più o meno note, è vero anche che ha messo in secondo piano tutta la grande opera del nostro sistema sanitario nazionale legato screening oncologici, ritardi nelle diagnosi e in alcuni casi anche ritardi negli interventi chirurgici. Alla Dott.ssa Luppi è stato chiesto proprio quale sarà l’impatto di tutto questo sul futuro del nostro sistema sanitario: “Il dilagare del Covid-19 ha impattato negativamente anche sulla prevenzione, portando a un ritardo significativo gli screening oncologici e quelli di HPV. Per questi ultimi, si è registrato, nella fase I del lockdown, il crollo del 75% delle vaccinazioni: capiamo che debellare la pandemia sia centrale adesso, soprattutto nell’interesse dei cittadini e delle istituzioni, ma non possiamo permetterci di lasciare indietro pazienti affetti da patologie altrettante serie”.

In conclusione, Gaia De Scalzi ha voluto tirare le fila di questo appuntamento, chiedendo alle Onorevoli ospiti cosa si possa fare per reinserire nell’agenda delle attività sanitarie il contrasto e la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili.

“Su mancata diagnosi e carenza di screening ho presentato io stessa – spiega l’On. Ianaro – una risoluzione per impegnare il governo proprio in questa direzione. Serve visione unitaria di sistema per migliorare un ambito, quello della salute, che noi tutti riconosciamo come bene primario. Per esempio, dovremmo lavorare nel trattenere in Italia le nostre conoscenze e nel tutelare il know how dei nostri saperi. C’è consapevolezza nell’aver rilevato quali siano le criticità del nostro sistema sanitario soprattutto in ambito di prevenzione, ora dobbiamo intervenire con atti concreti”.

“Ognuno di noi – ha raccontato l’On. Rostan – negli ultimi mesi ha cercato di mettere in evidenza questi problemi legati alle altre malattie. Abbiamo cercato anche di evidenziare che questi ritardi peseranno sul sistema nazionale sanitario. Dobbiamo ricordare che prevenzione significa anche risparmio economico per lo Stato nelle cure successive. Non solo, oltre all’aspetto economico c’è anche l’aspetto della qualità della vita: soprattutto per le tematiche oncologiche perdere tempo potrebbe voler dire perdere opportunità di avere una cura più efficace. È importante, però, sottolineare come non ci sia filo diretto tra “più covid e meno servizio di prevenzione”, il che evidenza come questa pandemia abbia solo messo a nudo un equilibrio precario che già prima della pandemia in alcune regioni vedeva un servizio non perfetto. Se non si interviene a livello di sistema paese ogni qual volta ci sia un problema straordinario il nostro sistema sanitario andrà in difficoltà”.

Il dibattito ospitato da The Watcher Post ha acceso i fari su tematiche che speriamo presto possano essere affrontate con tutto l’impegno possibile sia da parte delle Istituzioni, sia da parte delle aziende. Noi, da parte nostra, continueremo a tenere gli occhi aperti.

Photo Credits: QdS