Politica

Spirale USA tra virus, proteste ed elezioni

30
Giugno 2020
Di Valentina Ricci

Spesso è tutta una questione di timing, specialmente se è l’anno delle elezioni e se il Paese di cui stiamo parlando non solo sta affrontando – come tutti noi – una crisi sanitaria senza precedenti. Ma non è qui che il timing entra in gioco. Diventa dirimente se alla crisi di leadership pre-elezioni, a quella sanitaria dovuta al Covid-19 e a quella economica post Covid-19 se ne aggiunge un’altra, ben più radicata: quella sociale scaturita dal movimento Black Lives Matters. E qui entra in gioco il fattore tempo, perché tutte queste crisi sono irrimediabilmente legate tra loro e si influenzano a vicenda.

È iniziato con il virus Covid-19, che ha infettato oltre 1.900.000 persone con 110mila vittime. Il conseguente blocco delle attività ha inferto un duro colpo all’economia USA. Le imprese sono crollate, la disoccupazione è aumentata, tutte le forme di contatto sociale sono state bloccate.

Ma poi è arrivata la fase di riapertura dove, grazie a questa nuova concezione di normalità, gli Stati Uniti e il resto del mondo, hanno iniziato a provare a ripartire. Regole ferree, mascherine e disinfettanti alla mano: tutti si stavano pian piano riprendendo i propri spazi. Poi, otto gironi dopo l’inizio della fase di riapertura, accade l’inaspettato.

Mentre le note dell’evento streaming più seguito d’America – e forse dell’intero globo – “One World Together at Home” risuonano ancora, a Minneapolis si accende la miccia della più devastante crisi sociale USA degli ultimi anni, che in poche ore fa dimenticare a tutto il Paese il senso di unità e fratellanza nato durante il lockdown.

Il 25 maggio George Floyd, un uomo di colore di 49 anni disarmato, ammanettato, viene ucciso da un poliziotto bianco, Derek Chauvin, per una banconota da $ 20 contraffatta.

Chauvin atterra l’uomo e preme il ginocchio sul collo di Floyd, incoraggiato da tre dei suoi colleghi ufficiali, ignorando le sue ripetute grida: “Non riesco a respirare”. Un passante filma la scena e in poche ore il video è virale, riportando all’attenzione di tutti la tematica del razzismo, che da ben 159 anni è centrale negli Stati Uniti.

Iniziano le proteste contro la polizia, vengono organizzati cortei e manifestazioni e in un batter d’occhio le regole di contenimento e prevenzione del Covid-19 vengono dimenticate. Vi sono assembramenti in tutto il paese, addirittura in tutto il mondo vengono organizzate proteste e nasce il movimento “Black Lives Matter”. Nella sola Minneapolis più di 2500 arresti solamente nel mese di maggio. Questo inasprisce la situazione e le proteste si fanno man mano più violente.

Oggi, due mesi dopo l’accaduto, le proteste non accennano a fermarsi.

Non è chiaro perché l’omicidio di Floyd sia diventato il punto di svolta per questo movimento globale. Forse la combinazione tra la pressione socio – economica creata dalla pandemia e la viralità del video hanno creato la tempesta perfetta.

Nel frattempo, in questo contesto che vede disordini sociali e assenza di distanziamento che portano ogni giorno migliaia e migliaia di persone nelle piazze, il virus è il vero vincitore. E non solo per gli assembramenti. I gas lacrimogeni, ampiamente utilizzati dalla polizia in queste settimane per bloccare i manifestanti, causano tosse e starnuti che in folle così grandi e compatte non fanno altro che aumentare le probabilità di diffusione del virus. E se la pandemia peggiorasse potrebbe mettere un freno alle proteste. Se invece le proteste continuassero, la diffusione del virus potrebbe raggiungere il punto del non ritorno.

Alla fine, le crisi si intrecciano, incidendo l’una sull’altra in modi inconoscibili e pericolosi.

Come si svolgerà questo in un anno elettorale, che futuro avrà il virus e quanto il movimento Black Lives Matter inciderà su tutto questo sono le domande che chiave per gli Stati Uniti in questo momento. 

photo credit: IlBolive