Economia

Moda, tessile, macchinari: le eccellenze italiane studiano la ripartenza

17
Luglio 2021
Di Redazione

Chiamate su zoom in camicia e pantaloncini, giornate intere passate con la tuta o in ciabatte. Nei mesi di lockdown anche i più incalliti appassionati di moda si sono dovuti arrendere alle restrizioni che impedivano la vita sociale e lo sfoggio di nuovi abiti, scarpe, e accessori vari.

Impedimenti che di certo non hanno aiutato il settore, dato che le aziende associate a Federmoda, che riunisce oltre 300 imprese dei settori tessile, moda e accessorio su tutto il territorio italiano, hanno archiviato il 2020 con un fatturato di 72,5 miliardi di euro, in contrazione del 26% rispetto al 2019, in cui il giro d’affari aveva sfiorato i 98 miliardi.

Secondo le stime di Federmacchine, anche il contiguo settore delle macchine e dei beni per lo svolgimento di processi manifatturieri dell’industria e dell’artigianato, ha registrato una diminuzione di fatturato del 17,9% rispetto all'anno precedente.

Si tratta di settori articolati, di cui spesso emerge solo la punta dell’iceberg, l’ultimo miglio. Sotto la superficie si snodano lunghe filiere che includono diverse nicchie di eccellenza del Made in Italy, per cui di recente anche il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, ha speso parole importanti: “Il mondo moda, tessile e accessori è un settore industriale da traghettare fuori dalla crisi non solo perché rappresenta l'italianità nel modo ma anche perché contribuisce in misura importante al Pil”.

Le sfide all’orizzonte sono numerose: la transizione digitale – che significa in primis la modernizzazione dei macchinari e degli strumenti, blockchain per tracciare la filiera, contributi per sviluppare l’e-commerce -, la transizione ecologica, la formazione, la ricerca e lo sviluppo, la sensibilizzazione dei consumatori per metterli in guardia dalle contraffazioni e dai prodotti di bassa qualità.

Tra i politici che più si stanno spendendo a favore del settore c’è Lucia Ciampi, eletta in Toscana nelle file del Partito Democratico: “Il mio interesse è dettato innanzitutto dalla consapevolezza dell’importanza che hanno certi settori per la mia provincia, Pisa. In particolare il distretto conciario di Santa Croce sull’Arno, che oltre alla pandemia è stato colpito anche da un’indagine sul traffico illecito di rifiuti, uno shock che ha causato grande disorientamento”. Ciampi è stata promotrice di un emendamento al Dl Sostegni bis a supporto del settore conciario, che ha stanziato 10 milioni, perché “il comparto è sano, e occorre farne emergere l’importanza, al di là di eventi isolati”.

La pandemia ha impattato in maniera importante anche su un settore all’incrocio tra il mondo dei macchinari e della moda, quello dei produttori di tecnologie rappresentato da Assomac, l’Associazione nazionale dei costruttori di tecnologie per calzature, pelletteria e conceria. Per il comparto il quadro globale negativo, nel primo semestre 2020, si è tradotto in Italia con un -29% nell'export e -16% nell'import.

Pochi giorni fa la Camera ha approvato un Ordine del giorno, promosso proprio dalla deputata Ciampi, che impegna il governo a valutare agevolazioni a fondo perduto per chi investe in tecnologie innovative e sostenibili per il comparto del tessile, della calzatura, della conceria e della pelletteria, al fine di agevolare la tracciabilità, la trasparenza e la transizione ecologica del settore.

La misura prevede anche di valutare l’istituzione di programmi di studio e formazione per favorire la partecipazione delle imprese. “Vogliamo ampliare e rafforzare gli ITS, mettere in contatto le scuole con le imprese. Specializzarsi è indispensabile se vogliamo tutelare e sviluppare di queste nicchie di eccellenza”.

Anche perché nel settore il lavoro non manca, il problema è il cosiddetto mismatch: la mancata corrispondenza tra i requisiti richiesti dalle aziende e le competenze offerte dai lavoratori. Come fotografato da un recente rapporto sul tema del Randstand Research, negli ultimi 15 anni in Italia è aumentato sia il tasso di disoccupazione che il numero di posti vacanti. Una situazione resa ancor più grave dal fatto che l’Italia, secondo l’Eurostat, è il Paese con il maggior numero di giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in percorsi di formazione (23,3% nel 2020, la media Ue è del 13,7%).

L’Ordine del giorno approvato dalla Camera è stato accolto con favore da Assomac: “Formazione, tecnologia, sostenibilità e crescita sono legate in maniera indissolubile”, spiega il Vice Presidente Cristiano Paccagnella, “la misura approvata dalla Camera rappresenta un importante segnale, sia per il supporto riservato alle aziende che per l’importanza data allo studio e alla formazione, fondamentali per ripartire dopo la pandemia. Speriamo che si traduca presto in qualcosa di ancor più concreto”

L’Associazione si sta spendendo anche per favorire l’adozione della Targa Verde, una certificazione pensata per facilitare la transizione ecologica e promuovere le tecnologie italiane: “Sostenibilità e innovazione vanno di pari passo: da tempo ci stiamo impegnando per la promozione di questo strumento, legato all’impronta ambientale dei macchinari”, continua Paccagnella, “che sarebbe molto utile per dimostrare ai clienti l’efficienza, il rispetto per l’ambiente e la sicurezza delle tecnologie italiane”.

 

 

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