News

Smash

26
Aprile 2024
Di Redazione

Si sono svolte le celebrazioni del 25 aprile, festa Nazionale che meriterebbe più rispetto di quanto gliene riservino sostenitori e detrattori. 

Nella categoria dei sostenitori troppo “zelanti”, parola che utilizzeremo sempre più spesso per sottolineare le cose che non ci piacciono, facciamo rientrare tutti coloro che utilizzano il 25 aprile per portarne all’accesso l’attualizzazione. 

Coloro che velatamente ci vogliono far credere che viviamo sotto un “nuovo fascismo”, perché se di “antifascismo” ancora si parla è perché in piedi deve esserci ciò contro cui si è “anti”. Forse non lo vediamo noi ingenui e con noi tutti gli ingenui che continuano liberamente ad esercitare il voto, o forse sono più bravi e visionari i gestori dei palchi e dei pulpiti di questi giorni.

Sempre nella categoria dei sostenitori zelanti, possiamo includere coloro i quali approfittano dei messaggi della Resistenza, insiti nella celebrazione del 25 aprile, per rivolgerli contro Israele e il suo popolo, utilizzando a sproposito la parola “genocidio” come se fosse un iperbole buona per ogni slogan. 

Gli stessi che usano i valori della Resistenza per comprimere la libertà di parola e di dibattito di chi invece sostiene le ragioni di Israele o, quantomeno, vorrebbe contestualizzare quanto sta accadendo tenendo insieme i fatti degli ultimi 70 anni. 

Passando invece alla categoria dei detrattori “zelanti”, invece, vi possiamo far rientrare tutti coloro i quali fanno finta di ignorare il 25 aprile, di evitare di parlarne o di farlo di sfuggita giusto per dovere di agenzia e titolo. 

Il riferimento in questo caso va soprattutto al Governo e a chi lo rappresenta al massimo livello. Ne comprendiamo la coerenza, fattore decisivo della scalata politica degli ultimi 10 anni, ma fatichiamo a comprenderne gli eccessi. 

Pronunciare determinate espressioni o compiere gesti simbolici non dovrebbe essere percepito come un passo indietro o di lato ma, al contrario, come un passo in avanti. 

L’obiezione la conosciamo: fatto un passo indietro, una certa parte dell’opinione pubblica, vera opposizione politica di questa fase storica, non si stancherà e continuerà a chiedere e chiedere fino all’eccesso, come se chi viene dalla destra fosse costretto ad una forma di abiura perenne. 

In parte è così, ma in parte no, perché lo schema di gioco dentro cui il Governo si muove è cambiato. L’attuale leadership italiana di Giorgia Meloni aspira sempre di più ad un ruolo europeo e globale, teatri in cui le sfumature della storia politica italiana non vengono colte e, anzi, tagliate con l’accetta. 

Per costruire un percorso politico duraturo e sempre più legittimato nel mondo che conta, serve fare dei passi in avanti, ma partendo da alcuni passi indietro, sebbene simbolici e particolarmente dolorosi, a cominciare da ciò che concerne il simbolo del partito e da alcune parole d’ordine che per troppo tempo sono state sostituite da circonlocuzioni ben motivate.