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Question Time, Giorgia Meloni: «Non useremo il Mes»

15
Marzo 2023
Di Giuliana Mastri

Giorgia Meloni si è oggi sottoposta al Question Time alla Camera dei Deputati. Il parlamento ha chiesto delucidazione sui temi impellenti. Soprattutto i migranti, i dossier macroeconomici e quelli edilizi.

Faccia a Faccia con Schlein

Sollecitata sul rapporto tra imprese e lavoratori dalla segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, il Presidente del Consiglio ha affermato che secondo il governo la soluzione non è il salario minimo, ma l’alleggerimento delle tasse sul lavoro. «Il Governo non è convinto che la soluzione sia la fissazione di un salario minimo legale. Nel nostro sistema un parametro di questo tipo rischierebbe, per paradosso, di creare per molti lavoratori condizioni peggiori di quelle che hanno oggi» ha dichiarato. Proprio domani infatti in Cdm dovrebbe arrivare la bozza di riforma fiscale. Il premier ha poi ulteriormente specificato: «Credo che sia molto più efficace estendere la contrattazione collettiva anche nei settori nei quali oggi non prevista. La ragione per la quale i salari sono inadeguati è che la tassazione è troppo alta per le imprese che devono assumere. Questo è il modello più efficace e che intendiamo percorrere. In Italia – ha osservato ancora Meloni –. Negli anni passati, la quota di prodotto interno lordo che è stata destinata a salari e stipendi è diminuita più che nel resto degli altri Stati industrializzati ed è vero che c’è un problema: chi ha governato fino a ora ha reso purtroppo più poveri i lavoratori italiani. Questo Governo deve fare quello che può per invertire la rotta e già nei primi mesi di legislatura, pur con le risorse inevitabilmente limitate che abbiamo a disposizione, abbiamo dei segnali in questo senso».

Mes sì o no?

Dai salari quindi alla sostenibilità della finanza pubblica. Perché Montecitorio pretendeva risposte sulla ratifica della riforma del Mes, che l’Italia non ha ancora votato, nonostante l’abbia fatto ultimamente anche la Germania. Il motivo per cui la ratifica ancora non è arrivata è stato chiarito, spiegando che questa arriverà quando si avrà una quadro chiaro delle norme in materia bancaria. Il nuovo testo prevede infatti anche linee guida per quanto riguarda i meccanismi di salvataggio degli istituti di credito e ulteriori disposizioni sull’unione bancaria europea. Ma Meloni teme possa essere un passaggio svantaggioso, risultando il nostro sistema creditizio meno esposto di altri, e rischiando quindi di andare indirettamente a finanziarie la ricapitalizzazione di istituti con bilanci a rischio, un problema che esiste anche a Berlino. Giorgia Meloni ha comunque assicurato che l’Italia non farà mai ricorso allo strumento Mes, se non come dispositivo di politica industriale come proposto dal presidente di Confindustria Bonomi, ma questo per adesso è solo un auspicio. Inoltre il governo non ha evitato di reputare il Mes uno strumento associato al modello dell’austerità, ormai da superare.

I crediti incagliati del Superbonus

Se Meloni rassicura sulla tenuta dei bilanci pubblici dello Stato, che non avrebbero bisogno del Mes, il M5S si aspetta un impegno sullo sblocco dei crediti del Superbonus. I tecnici del governo sono al lavoro per risolvere le criticità, allo stesso tempo con un decreto ad hoc le politiche sui bonus edilizi saranno riviste e lo Stato assumerà minori oneri. Sembra quasi sicuro poi l’abbandono della possibilità di cessione del credito edilizio. «Occorre intervenire per garantire, come in parte abbiamo fatto e come continueremo a fare, il riassorbimento dei crediti fiscali ancora in circolazione particolarmente da parte del sistema finanziario, stando attenti a evitare che anche questo si possa tradurre in una occasione per lucrare impropriamente su rendite di posizione», ha detto il premier. Il quale però ha ribadito la sua distanza dalla politica dei bonus, che hanno secondo lui generato un mercato opaco e classista. Tra gli elementi di squilibrio, il leader di Palazzo Chigi ha considerato il fatto che solo il 4% del patrimonio immobiliare è stato efficientato, privilegiando i redditi alti, generando oneri fiscali privi di copertura finanziaria e facendo lucrare soggetti intermediari, al di là delle imprese che giustamente vanno pagate, i quali hanno guadagnato sulla differenza tra il reale valore dei lavori e la cifra portata all’incasso con l’erario. Lo stesso impegno assicurato a chi sta aspettando il pagamento del credito è stato promesso per le amministrazioni pubbliche coinvolte nell’uso dei bonus edilizi.

I migranti

La tragedia di Cutro aleggiava ancora nell’aula di Montecitorio. Tuttavia il Presidente non si è discostato dalla pozione presa nell’ultimo decreto: «Il governo non intende piegarsi alle molte e potenti pressioni di chi vorrebbe imporre la visione ideologica di un mondo privo di confini nazionali in nome di un indefinito diritto a migrare – ha rimarcato –. L’azione del governo sarà al contrario incentrata al rispetto della legge e del diritto nazionale e internazionale mettendo fine alle anomalie che hanno caratterizzato l’approccio italiano al tema migratorio. Non intendiamo più – ha aggiunto – rimanere sotto il ricatto di scafisti senza scrupoli che usano i migranti come scudi umani per i propri traffici e non intendiamo più far decidere a questi criminali chi può arrivare in Italia e chi no».

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