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Andrea Catarci (SI/Verdi): «Poteri speciali a Roma con una legge»

23
Settembre 2022
Di Barbara Caracciolo

Il legame è la conoscenza del territorio sono sempre una caratteristica importante in un’esperienza parlamentare. Per Sinistra italiana/Verdi questo ruolo potrà essere interpretato da Andrea Catarci, candidato al Senato nel collegio uninominale Roma 3 (Municipi III, IV, V, VI). Catarci, già assessore con deleghe al Decentramento, la Partecipazione e i Servizi, ha condiviso la candidatura con il sindaco Roberto Gualtieri e ritiene sia arrivato il momento per una metropoli come Roma di acquisire poteri speciali. Ha spiegato perché nell’intervista rilasciata a The Watcher Post.

La legge per Roma Capitale 
«Col governo Draghi stavamo quasi per chiudere la legge costituzionale per i poteri speciali alla Capitale. La faremo anche se vincerà il centrodestra perché in gran parte era a favore, nonostante le tendenze antiromane che vi si annidano. Ma questa legge a Roma serve». E poi aggiunge: «Roma ha bisogno non solo di soldi certi ma anche di una potestà legislativa, deve diventare una “microregione”, perché su alcuni ambiti sono assimilabili. A questo va aggiunta una corretta divisione dei fondi, perché Roma è l’unica metropoli d’Italia e ha problematiche e necessità diverse da una città ordinaria».

Reddito di cittadinanza e salario minimo
«Il reddito di cittadinanza è stato fondamentale, ha impedito che tre milioni di famiglie finissero nella povertà assoluta. Non è una politica attiva sul lavoro, questa è la lettura distorsiva che ne danno coloro che lo vogliono togliere: per creare lavoro ci sono i centri per l’impiego, che purtroppo non funzionano. Adesso bisogna superare il reddito di cittadinanza, perché con la crisi del gas inizieranno nuovi problemi economici che si ripercuoteranno sulle famiglie. Ed è per questo che dobbiamo passare al reddito minimo garantito, per raggiungere tutta la sofferenza sociale». Mentre sul lato del lavoro secondo Catarci è necessario ridare dignità: «Il salario minimo di 10 ore è la misura più adeguata. Bisogna impedire che aumenti il lavoro povero, perché dequalifica la qualità stessa del lavoro».
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