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Quando il digitale supporta il green, anche se ancora troppo a rilento

16
Giugno 2022
Di Daniele Bernardi

Lo scorso 6 giugno si è tenuto l’evento di lancio del progetto Smarties dell’Università di Pisa. Si tratta di un’iniziativa del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali, col coinvolgimento anche delle università di Cassino, Perugia, Foggia e la Federico II di Napoli.

Il progetto, finanziato dal Ministero della Ricerca, è coordinato dal professor Gianluca Brunori, che il giorno della prima ha così raccontato la sua iniziativa: «Il progetto Smarties si propone di studiare in che modo si possa favorire l’adozione dei nuovi paradigmi dell’agro-ecologia e della circolarità nelle aree rurali attraverso lo sviluppo di ecosistemi di innovazione capaci di favorire il processo della transizione ecologica e digitale, diminuendo le diseguaglianze e preservando il tessuto sociale ed economico dei territori».

Si tratta in effetti di un tentativo di innovare le pratiche agricole nelle aree più rurali del paese, così da rendere il settore agroalimentare più sostenibile. I casi da cui trarre spunto non mancano: dalle Comunità del Cibo in Puglia e in Basilicata ai consorzi di produttori agricoli come Melinda e Parmigiano Reggiano. Più in generale, si pensa soprattutto alla vendita online dei prodotti.

Le Comunità del Cibo sono realtà territoriali sorte per promuovere la salvaguardia della biodiversità. Possono essere di diversa natura, a patto che tra gli obiettivi vi sia sempre lo studio e la trasmissione di conoscenze sulle risorse genetiche del luogo, nonché, ovviamente, la diffusione di sistemi di colture a basso impatto ambientale.

Fondamentali, se ne è parlato all’evento di lancio, saranno i fondi del PNRR. I partner coinvolti nel progetto hanno ragionato sul ruolo che le politiche possono svolgere nell’immediato futuro in sostegno della transizione ecologica nel settore dell’agroalimentare.

Ora, i lettori più attenti, e probabilmente più appassionati al tema, avranno colto un ché di familiare nel nome del progetto. Si chiama Smarties, infatti, anche un altro progetto di un’altra università italiana, sempre rivolto al settore agricolo affinché si raggiunga un minor impatto sull’ambiente.

Si tratta di un’iniziativa del Politecnico di Milano. Smarties (omonimo del progetto pisano) è stato inaugurato nel 2020 e si pone l’obiettivo, ancora attivo, di implementare e rendere più efficienti i sistemi di irrigazione dei campi mediante lo sviluppo di un software in grado di controllare in tempo reale valori e necessità del terreno così da indirizzare di volta in volta l’acqua con maggior precisione e, non meno importante, parsimonia.

Il sistema informatico combina assieme diversi indicatori: l’umidità del suolo, il bilancio idrico, il modello delle colture ed è in grado di fare una stima in tempo reale del contenuto idrico presente e futuro (anche dell’intera stagione) del suolo.

Il progetto verrà implementato in sei realtà differenti per clima e colture, in Italia e non: per le prime, c’è il Consorzio di Chiese nel Nord Italia e quello di Capitanata nel Sud, mentre all’estero troviamo uno stabilimento a Riegos del Alto Aragon in Spagna, Doukkala in Marocco, Mejez El Bab in Tunisia e in Egitto, nel governatorato di Luxor.

Nelle prime settimane di lavoro si sarebbero dovuti organizzare Meeting, fare analisi di rischio, raccogliere dati, calcoli e perfino iniziare a coinvolgere potenziali stakeholders. Tuttavia, benché incominciato oltre due anni fa, Smarties (quello di Milano) è solo all’1% della propria tabella di marcia, complice anche la pandemia.

Chissà che per il progetto Pisano, per ora solo inaugurato, si riesca a procedere molto più velocemente e senza impedimenti. Nella speranza che, dopo il tempo della semina, giunga quello del raccolto.  

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