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La sfida della Fao: salvare l’acqua

17
Ottobre 2023
Di Giampiero Cinelli

2,4 miliardi di persone che vivono in Paesi con stress idrico, dove la scarsità d’acqua diventa una causa crescente di conflitti. 600 milioni quelle che dipendono da sistemi alimentari basati soprattutto sull’acqua, spesso inquinata. Senza contare i cambiamenti climatici. Di tutta l’acqua presente sulla Terra, solo il 2,5% è dolce e, di questa, la maggior parte (72%) viene utilizzata per l’agricoltura. Ma l’acqua dolce può arrivare a scarseggiare e con la crescita demografica, l’urbanizzazione e la crisi climatica, il futuro si presenta molto problematico. Questi dati e non solo ha trasmesso la Fao nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione, l’iniziativa si è svolta a Roma nella sede dell’Organizzazione e avrà una coda fino al 20 ottobre, promuovendo incontri e il coinvolgimento di personalità politiche internazionali.

La sede centrale della Fao accoglierà leader mondiali, esperti, promotori del cambiamento, giovani e attivisti indigeni per lavorare per un futuro sostenibile. Tante le iniziative in programma, tra spettacoli di droni e luoghi iconici illuminati in tutto il mondo, con l’obiettivo di aumentare ulteriormente la consapevolezza del problema. Dal 16 al 20 ottobre, inoltre, si svolgeranno il Forum mondiale dell’alimentazione, il Forum mondiale della gioventù, dove gli studenti si confronteranno con chef, atleti, attivisti e musicisti, per parlare di azioni di risparmio idrico e di pratiche sostenibili, il Forum della scienza e dell’innovazione e il Forum d’investimento, dedicato a iniziative trainate dai singoli Paesi per promuovere gli investimenti in favore dell’agricoltura sostenibile.

Gli ultimi dati disponibili raccolti dalla Fao ci parlano appunto di molte fattispecie in cui l’impiego di acqua dolce supera le capacità naturali di rigenerazione in agricoltura, specie per quanto riguarda Spagna, Sud Africa, Corea del Sud, Pakistan e India, come emerge dai dati 2020 del Database “Aquastat”. Gli Emirati Arabi Uniti, ad esempio, potrebbero rimanere senza acque sotterranee entro il 2030.

Non va molto bene in Pakistan e Iran, dove tra il 63% e il 70% delle risorse rinnovabili di acqua dolce sono state dedicate all’agricoltura nel 2020 e potrebbero arrivare al 68% e al 77% nel 2030.

Anche l’agricoltura estensiva e ad uso intensivo di acqua, comprese le colture di cotone, sta facendo aumentare l’uso di acqua dolce nei climi semi-aridi dell’Asia centrale. l’Uzbekistan utilizzava il 111% delle risorse idriche rinnovabili all’anno, il Turkmenistan, il 65% (106% se si considera tutto l’utilizzo di acqua dolce). Il Paese che ha usato per intero tutta l’acqua dolce disponibile, solo combinando l’agricoltura ed altri usi, è stata la Giordania.

L’agricoltura rappresenta il 72% dell’utilizzo complessivo di acqua dolce a livello globale, incluso un gran numero di usi eccessivi e, secondo la Fao, negli ultimi decenni le risorse globali di acqua dolce pro capite sono diminuite del 20%.

Era presente all’apertura della rassegna il presidente Sergio Mattarella, il quale inaugurando i lavori si è concentrando sugli agenti di squilibrio rispetto a un sereno approvvigionamento delle risorse alimentari e idriche, osservando: «L’insicurezza alimentare non è solo scarsità di cibo, è anche mancato accesso all’acqua e la Giornata Mondiale dell’Alimentazione di quest’anno è, opportunamente, dedicata proprio a questo aspetto. La sfida per l’acqua è antica, basti pensare alla sofisticata rete di acquedotti che ci ha lasciato in eredità la Roma classica e che le valse il titolo di Regina Aquarum – Regina delle Acque – testimonianza dell’ingegno e della determinazione richiesti per avere accesso a questo prezioso elemento. Oggi la sua scarsità o assenza è sempre più alla radice di povertà e conflitti e richiede di affrontare con determinazione e altrettanto ingegno la gestione sostenibile di un bene essenziale, che è al tempo stesso strumento di pace e moltiplicatore di benessere. L’accesso all’acqua, è un diritto fondamentale, oggi troppo spesso a rischio, anche per effetto del cambiamento climatico che vede la desertificazione di aree sempre più estese del pianeta. Le sfide che ho richiamato, dal cambiamento climatico, all’aumento dei conflitti, alla scarsità di cibo ed acqua, che ne sono la conseguenza – ha affermato il Capo dello Stato – hanno un denominatore comune: sono tutte transnazionali. Da qui l’esigenza di combatterle utilizzando e valorizzando al meglio quel formidabile strumento rappresentato dalle Nazioni Unite, l’unico disponibile, e, per quel che riguarda l’agricoltura e la nutrizione, dalle Agenzie che orgogliosamente ospitiamo qui a Roma».