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Forum 2023 Enpaia, come non temere il cambiamento climatico

19
Settembre 2023
Di Giampiero Cinelli

Come pensare l’agricoltura nell’epoca del cambiamento climatico. Non è importante solo in termini etici, ma indispensabile a far sopravvivere un settore, quello italiano, che svetta in qualità e tradizione, ma che può soffrire particolarmente il perdurare attuale, a causa della sua collocazione geografica, di periodi di siccità e di piogge poderose. Se ne è parlato al Forum 2023 di Enpaia, l’ente previdenziale dei dirigenti e degli impiegati in agricoltura.

L’acqua bene scarso?

L’Italia consuma in media più di trenta miliardi di metri cubi di acqua «e la risorsa idrica non è mai stata considerata un problema – ha detto Fabrizio Palermo, Amministratore delegato e direttore generale di Acea –, ma oggi l’acqua va intercettata meglio con adeguate infrastrutture. Sulla dispersione idrica abbiamo solo dei dati stimati, a maggior ragione la rete idrica va adeguata diventando nazionale, come quella dell’energia elettrica. Attraverso questi progressi si sarà in grado di gestire meglio, favorendo il riuso. Nel processo, il possesso di dati precisi saranno forniti dall’Intelligenza Artificiale, che aiuterà a bilanciare». Palermo dunque ha sottolineato l’importanza di un sistema poggiato sui bacini, funzionali al riuso, considerando l’importanza dei collegamenti, con l’esempio dell’acqua di Roma, che è di fonte, ma anche quella che viene dai fiumi può essere serenamente utilizzata se correttamente depurata e l’Italia ha tutte le competenze per assicurare ciò.

La prevenzione

L’acqua insomma è un bene da preservare, ma in dieci anni sono aumentati a livello globale del 5-7% i soldi spesi in interventi emergenziali. Non può più essere trascurata la prevenzione, che nel nostro Paese è stata deficitaria. L’Italia nell’ultimo decennio ha speso 20 miliardi in emergenza e solo 2 in prevenzione. Diviene quindi indispensabile l’apporto dei Consorzi di Bonifica per favorire una crescita degli invasi e delle irrigazioni, da cui possono anche nascere produzioni idroelettriche e fotovoltaici galleggianti in grado di produrre energia dall’acqua. Secondo Giuseppe Gargano, Direttore Generale Anbi, entro il 2030 servono altri 10.000 invasi, come già previsto da un progetto dell’Anbi del 2017. Quelli già disponibili che figuravano nel piano sono oggi 383. E in merito la politica dovrà trovare soluzioni perché tali voci non sono finanziabili con il Pnrr, in quanto afferenti a programmi vecchi.

Le aziende sono propense a cambiare

Dei danni atmosferici è ben conscia Josè Rallo, Ad di Donnafugata, importante realtà vinicola siciliana: «Nel 2022 e 2023 ci sono state perdite record – ha detto – e quest’anno il danno si aggira sui 6 miliardi. In Sicilia ci sarà un calo della produzione del 35%, anche perché la temperatura media è aumentata dello 0,2%». Anche i cicli sono sballati, se pensiamo al maggio caldo e al luglio piovoso di questa estate. Condizioni non ordinarie implicano il bisogno di cambiare impostazione, fare squadra, ma «Abbiamo bisogno di più rapidità nei permessi e le istallazioni utili alla transizione energetica non devono comunque snaturare il contesto paesaggistico», ha detto Rallo, che ha spiegato come da più di 20 anni la sua azienda si impegni a diserbare manualmente e a non usare fertilizzanti. Attraverso la Fondazione siciliana “SOSstain“, ha aggiunto, queste buone pratiche di sostenibilità vengono messe a regime e promosse nella viticoltura della regione, rendendo note le aziende aderenti.

La prospettiva

Il Pnrr non può essere una panacea contro le calamità. Ad esempio in Emilia, nonostante ci si stia lasciando alle spalle l’alluvione recente, il fango compattato, quello più resistente, condizionerà la crescita e la redditività di alcuni alberi. Le risorse europee quindi serviranno e Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti, ha fatto sapere che già ci sono 5 miliardi di richieste di finanziamenti da vari privati. Ma secondo Prandini per essere davvero competitivi c’è da superare le logiche regionali, presentarsi all’estero come nazione anziché regione per regione, e creare pochi grandi soggetti finanziatori. Tre o quattro, trainati da una “Cassa Depositi e Prestiti dell’Agricoltura”. Il Presidente ci ha tenuto a dire che le realtà della filiera alimentare non devono colpevolizzarsi troppo per l’inflazione. «I prezzi sì sono aumentati ma non sono meno impattanti nella vita dei cittadini dei tassi d’interesse ad esempio, e se i prezzi finali sono tenuti alti è perché sono lievitati i costi. Come quelli dei trasporti e dell’imballaggio», ha concluso Prandini.

I punti di Gambuzza

Le idee dei relatori sono abbastanza chiare e organiche. Sandro Gambuzza, vicepresidente di Confagricoltura le ha sintetizzate così: innovazione per realizzare colture resistenti alla siccità, agricoltura di precisione, riuscendo a localizzare l’acqua con droni e sonde. Formazione adeguata. Valorizzazione delle aree interne. Anche Gambuzza vede d buon occhio la rete idrica nazionale, anche perché solo l’11% dell’acqua piovana viene trattenuta. «Mentre le reti ne perdono il 40%. Serviranno tante risorse e sarà più utile razionalizzare, perché troppi soggetti operano sulle questioni che abbiamo detto».

Freni spiega la linea del governo

È intervenuto anche il sottosegretario al ministero dell’economia Federico Freni, il quale ha osservato: «Il comparto agricoltura genera numeri importantissimi per il sistema Paese. I prezzi dell’agroalimentare – ha aggiunto Freni – sono quelli che scendono più tardi dalla curva dell’inflazione. La strategia del governo è continuare a garantire sussidi strutturali e incentivare strutture di filiera. Investire in formazione sta diventando sempre più essenziale, senza il Paese non ha futuro».

Le parole di Pichetto Fratin

Non poteva mancare il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il quale ha accolto le analisi dei relatori, ribadendo: «Per rendere il sistema più sostenibile e resiliente la strategia è quella della modernizzazione, è quella di fare uso delle più moderne tecnologie, sia proprio nella strumentazione che nella coltivazione. Creare le condizioni per avere minore emissione o comunque riuscire a trattare quelli che sono i residui della lavorazione, degli allevamenti in particolare, nel modo opportuno. Deve essere una crescita importante, deve essere un’opportunità per essere migliori degli altri e quindi fare un qualcosa di vanto e non di difesa. E in questo processo di sostenibilità l’agricoltura è già protagonista, perché è un settore produttivo importante del nostro Paese con un contributo al Pil di quelli rilevantissimi e naturalmente con un’occupazione altamente di qualità, altamente qualificata, che si sta sempre di più qualificando. Pertanto, può essere davvero un veicolo che caratterizza, e già lo fa, il nostro Paese».