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La Cop27 deve parlare di cibo. Slow Food spiega perché

09
Novembre 2022
Di Redazione

Se parliamo di Cop27, dobbiamo ricordarci dell’impatto ambientale del sistema alimentare e di come la sua riconversione sia determinante ai fini della transizione ecologica. Ce lo ricorda Slow Food, che ha elencato i principali motivi per cui un cambio di passo sul cibo non può essere sviato. Essendo responsabile per 1/3 delle emissioni globali.

L’impatto del cibo

Il rapporto Ipcc attribuisce al sistema alimentare tra le 11 e le 19 tonnellate di emissioni, utili allo sfruttamento del suolo, alla produzione agricola, all’imballaggio e alla gestione dei rifiuti. I sistemi alimentari sono responsabili del 60% della perdita di biodiversità, di circa un terzo dei suoli degradati e dello sfruttamento del 90% delle specie marine commerciali.

Quanto incide la carne

La carne incide per il 57% nelle emissioni. Sul consumo di carne dovremo quindi interrogarci e secondo Slow Food gli allevamenti intensivi vanno azzerati.

I danni alle colture

L’economia alimentare diventi da vittima carnefice, perché i cambiamenti climatici la espongono a seri danni, con l’emergere di nuovi rischi per la biodiversità, le malattie e la sicurezza delle coltivazioni.

Cambio di mentalità

Slow Food crede in una mentalità nuova, che abbia una visione olistica. La salute, l’ambiente, lo sviluppo coniugati in un tutt’uno per un progresso a 360°. “Protezione della biodiversità, sviluppo delle economie locali e la produzione su piccola scala insieme alla salvaguardia dei saperi locali, tradizionali e delle comunità in cui si sviluppano, sono tutte azioni legate alla difesa dai cambiamenti climatici”, scrive l’associazione.

Tutto è connesso

Importante capire che i danni procurati ad una sfera si ripercuoteranno in altre. Il sistema alimentare e la crisi climatica sono legati a doppio filo alla maggior parte dei problemi mondiali attuali: conflitti internazionali, standardizzazione culturale, malattie croniche, migrazioni, pandemie. Perdita di sicurezza alimentare e crisi conseguenti.

La politica deve fare la sua parte

Con fondi pubblici ai piccoli produttori, all’agricoltura ecologica, alle produzioni su piccola scala, ai saperi e le tradizioni territoriali.

Proteggere la biodiversità

Oggi il 90% del cibo che consumiamo proviene da 120 specie. Solo 12 specie vegetali e cinque razze animali forniscono più del 70% di tutto il nostro cibo. Tre quarti della diversità genetica delle colture agricole sono scomparse negli ultimi cento anni. Senza biodiversità, la natura non sarà più la stessa e a farne le spese saremo noi.

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