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Agricoltura, rapporto Istat: calano le aziende ma sono più grandi

01
Luglio 2022
Di Giampiero Cinelli

In Italia, negli ultimi decenni, sono scomparse due aziende agricole su tre. Tuttavia, il dato relativo al calo delle superfici agricole utilizzate appare molto più contenuto rispetto a quanto ci si aspetterebbe. Il che significa che la dimensione media delle aziende agricole è aumentata. Più che raddoppiata, per essere precisi. Rispetto al 2010, è aumentata del 41,6%. In particolare di quelle che coltivano seminativi (+17,4%) e legnose agrarie (+36,5%), con l’eccezione delle aziende con prati e pascoli (-11,9%). Non a caso, conferma l’Istat nel nuovo rapporto generale sull’agricoltura, tra il 2010 e il 2020 oltre la metà delle piccole aziende con meno di un ettaro ha chiuso i battenti. Discorso simile per quelle che coltivavano una superficie inferiore ai due e ai tre ettari. Le piccole realtà agricole sono quindi in via di estinzione, mentre le più estese guadagnano letteralmente terreno. Le aziende zootecniche sono di meno nel settore agricolo, il 22%, ma il comparto è cresciuto di più rispetto agli altri negli ultimi sette anni.

Il settimo censimento è stato svolto tra gennaio e luglio 2021, con riferimento all’annata agraria 2019-2020, dopo il posticipo dovuto al perdurare della pandemia. Si tratta dell’ultimo censimento a cadenza decennale che chiude così la lunga storia dei censimenti generali, sostituiti dai censimenti permanenti e campionari.

Le forme aziendali e la loro diffusione

A ottobre 2020 risultano attive in Italia 1.133.023 aziende agricole. Negli ultimi trentotto anni la flessione è del 63,8%. La riduzione è stata più accentuata negli ultimi vent’anni. Il numero di aziende agricole si è infatti più che dimezzato rispetto al 2000, quando era pari a quasi 2,4 milioni. Il 93,5% delle aziende agricole è gestito nella forma di azienda individuale o familiare. Questa quota è in leggera diminuzione rispetto al 2010 (96,1%) mentre nel decennio aumenta l’incidenza relativa delle società di persone (da 2,9% a 4,8%), delle società di capitali (da 0,5% a 1%) e in misura lieve anche delle “altre” forme giuridiche (da 0,1% a 0,2%). Le aziende individuali o familiari, pur continuando a rappresentare il profilo giuridico ampiamente più diffuso nell’agricoltura italiana, sono le uniche in chiara riduzione rispetto al 2010 mentre crescono tutte le altre forme giuridiche.

I rapporti di proprietà

Le tendenze sin qui riscontrate rispetto al 2010 si accentuano aggiungendo il confronto con il 2000. Vent’anni fa la gestione di terreni esclusivamente di proprietà del conduttore rappresentava la grande maggioranza dei casi (85,9%) mentre nei venti anni successivi si è molto ridotta (-27,3 punti percentuali nel 2020). Parallelamente, si sono fortemente diffusi i casi di affitto (l’incidenza è passata da 2,4% a 10,1%), di gestione a uso gratuito (da 1,3% a 6,0%) e delle altre forme di gestione (da 10,4% a 25,2%). Il tipo di utilizzo dei terreni agricoli non muta sostanzialmente in dieci anni. Oltre la metà della superficie agricola utilizzata continua a essere coltivata a seminativi (57,4%). Seguono i prati permanenti e pascoli (25,0%), le legnose agrarie (17,4%) e gli orti familiari (0,1%). In termini di ettari di superficie solo i seminativi risultano leggermente in aumento rispetto al 2010 (+2,9%).

L’ulivo il principe

Tra le coltivazioni legnose agrarie l’ulivo è quella più diffusa e va a influire sulla distribuzione delle legnose agrarie nel Mezzogiorno. In Puglia rappresenta infatti il 71% della superficie coltivata a legnose agrarie, in Calabria il 76%. Dopo l’ulivo, la vite è la coltivazione legnosa più diffusa, riguarda circa 255.000 aziende, il 23% del totale, per una superficie pari a oltre 635.000ettari. Tra le regioni il Veneto risulta in testa alla graduatoria, con circa 27.000 aziende e 100.000 ettari. I fruttiferi, che includono frutta fresca, a guscio o a bacche, sono coltivati in 154.000 aziende (-34,8%), per una superficie di oltre 392.000 ettari (-7,5%) La coltivazione più diffusa tra la frutta fresca è il melo, con una superficie di oltre 55.000 ettari e 38.000 aziende. Per tale coltivazione le Province Autonome di Trento e Bolzano detengono complessivamente il 28% delle aziende e il 52,5% della superficie. Il nocciolo è la frutta a guscio più diffusa, con il Piemonte in testa per il maggior numero di aziende (oltre 8.000) e il Lazio per la superficie maggiore (oltre 27.000 ettari). Gli agrumi mostrano una netta concentrazione in Sicilia, dove la superficie dedicata rappresenta il 55% del totale nazionale (circa 61.000 su 112.000 ettari totali).

Il contributo di innovazione e digitalizzazione

Nel 2020 cresce la quota di aziende che hanno diversificato l’offerta, dedicandosi ad altre attività remunerative,
connesse a quelle agricole. Si tratta di poco più di 65.000 aziende, che rappresentano il 5,7% delle aziende agricole. Tra le attività connesse, le più diffuse sono l’agriturismo, praticato dal 37,8% delle aziende con attività connesse. Nel 2020 il 15,8% delle aziende agricole usa computer o altre attrezzature informatiche o digitali per fini aziendali, una quota oltre quattro volte superiore a quella rilevata con il censimento del 2010 (3,8%). Nel decennio, l’incremento della digitalizzazione ha interessato tutte le regioni italiane, contribuendo a ridurre le disparità regionali. Il numero di aziende agricole digitalizzate è quasi triplicato in media (+193,7%) e quadruplicato in Calabria e Sardegna. La crescita della diffusione di attrezzature informatiche e digitali nelle aziende agricole è stata molto più intensa al Sud (+247,0%), nelle Isole (+241,9%) e nel Nord-est (+205,5%), mentre nelle altre ripartizioni geografiche si è mantenuta sotto la media nazionale. Nonostante questo incremento generalizzato, la distribuzione territoriale delle attrezzature informatiche continua a penalizzare il Sud (solo il 6,7% delle aziende informatizzate è localizzato in tale ripartizione) e le Isole (10,3%) che tuttora soffrono di un forte divario rispetto al Centro (16,1%), al Nord-ovest (32,9%) e soprattutto al Nord-est (33,5%), trainato dalle province autonome di Trento (52,8%) e Bolzano (60,8%). Per le aziende che svolgono anche altre attività remunerative connesse a quelle agricole, l’incidenza della digitalizzazione è pari al 61,7%: tra queste, le più informatizzate sono le unità agricole che svolgono attività di agriturismo, agricoltura sociale e fattoria didattica. Il livello di informatizzazione è correlato alla grandezza dell’azienda.

Fonte: Istat