Fill the gap

Iva sugli assorbenti, la riduzione ancora serve. Coop fa la sua parte

11
Marzo 2024
Di Giuliana Mastri

Convinta che l’igiene personale durante il ciclo mestruale non sia un lusso, Coop rilancia la sua iniziativa di abbassamento dell’Iva sugli assorbenti,. Riaccendendo i fari sul problema, adesso che l’imposta è tornata al 10% nel 2024. Nel 2023 era al 5%.

La riduzione dell’Iva si applica sui prodotti a marchio Coop fino al 31 maggio e si inserisce nell’ampio progetto aziendale “Close the gap”, che ha l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze di genere. Il piano d’azione si regge sulla formazione stabile, con inviti a manager di aziende fornitrici a seguire un corso elaborato dalla Scuola Coop in collaborazione con la Ong Oxfam sul tema delle pari opportunità. Il percorso fornisce informazioni utili e strumenti per la gestione del personale in contesti sociali difficili, dove possono ancora verificarsi situazioni di disagio per la donna. La partecipazione delle imprese è utile anche al perseguimento della Certificazione per la Parità di Genere, in conformità con i parametri Iso.

Per quanto riguarda invece l’impegno sulla Tampon Tax, si vuole dare maggiore visibilità attraverso una raccolta firme, nata su Change.org nel 2019 e sostenuta da Coop nel 2021, che ha già raggiunto 700.000 firme. Obiettivo arrivare a un milione di sottoscrizioni.

Quanto costa la riduzione
Secondo Coop ristabilire l’Iva al 5% è assolutamente sostenibile per i conti dello Stato, in quanto genererebbe, stando all’Ufficio studi di Ancc-Coop, un mancato gettito di 19,7 milioni, una parte piccolissima del bilancio pubblico, stimando la spesa in un anno per assorbenti a 40 euro. Ma la scelta del governo è stata dettata da elaborazioni diverse, calcolando in Legge di Nilancio la spesa media annua in prodotti mestruali pari a 70 euro. Così da prevedere, con l’Iva al 5%, un ammanco di 36,9 milioni.

All’estero già lo fanno
Ad ogni modo, si pensi che ad oggi su diversi beni di prima necessità l’Iva è al 4% e in altri Paesi la tassazione sui tamponi è più bassa: «In Germania l’Iva sugli assorbenti è al 7%, in Francia al 5,5%, negli Stati Uniti 8,3% mentre in 27 Paesi, tra cui Regno Unito, Irlanda, Canada, Australia questi prodotti sono esenti da Iva», ha spiegato Fiamma Goretti, responsabile comunicazione di Change.org,

Serve all’emancipazione
La misura è necessaria da un punto di vista economico? Ad affermarlo sono molti economisti tra cui Claudia Goldin, vincitrice del Nobel lo scorso anno con una ricerca sul gender gap. Goldin rileva come, anche in Paesi ricchi e nello stesso tipo di occupazione, la donna guadagni di meno, una situazione dovuta a scelte personali e a rinunce nell’ambito dello studio, che fanno restare indietro in ambito professionale. Molte volte a causa della necessità di ottemperare anche alla cura dei figli. Ma se le molte conquiste dello scorso secolo hanno permesso comunque alla donna di emanciparsi, allora ulteriori misure anche economiche si rendono fondamentali per migliorare il grado di emancipazione.

Per non ridurre gli acquisti di tamponi
Un approccio che sarebbe suggerito proprio dai numeri: su quasi 13 milioni di donne in Italia (12,8 milioni quelle comprese nell’arco temporale di riferimento del periodo mestruale, la media dei cicli mestruali nella vita sarà di 520, portando a consumare circa 12.000 assorbenti. Secondo i dati Nielsen, nel 2023 le vendite di assorbenti sono aumentate in termini di incassi (da 412,7 milioni di euro a 419 milioni) pur essendo diminuite le confezioni vendute di 500.000 unità, 198,3 milioni in totale. Risparmiare su questo tipo di prodotto non può essere visto con neutralità.

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