Fill the gap
Maternità e lavoro: quando diventare madri significa perdere il posto (ma non per tutti)
Di Tamara Esposto
In Italia diventare madre è ancora, troppo spesso, un atto di coraggio professionale. Il mondo del lavoro non perdona facilmente il pancione e, in molti casi, la nascita di un figlio segna anche la fine di un percorso lavorativo.
Secondo i dati dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL), nel 2022 oltre 37.000 donne hanno presentato dimissioni volontarie nei primi mesi successivi alla nascita di un figlio, una cifra che conferma una tendenza consolidata negli anni.
Inoltre, il 72,8% delle convalide delle dimissioni sono state fatte da donne: sebbene il motivo specifico non sia sempre legato esclusivamente alla maternità, è evidente che la difficoltà di conciliare vita lavorativa e familiare sia una delle cause principali che porta le donne ad abbandonare il mercato del lavoro. Molte segnalano infatti di aver vissuto pressioni indirette, colloqui difficili con i responsabili o la perdita di opportunità professionali non appena comunicato l’arrivo di un bambino. Il 63% delle neo mamme, poi, mette tra le motivazioni dell’abbandono la fatica nel tenere insieme impiego e lavoro di cura – a fronte del 7% dei padri.
Una fotografia amara, in cui la maternità viene ancora vissuta come una “complicazione” per l’azienda. In particolare, nel settore privato, è frequente che le donne vedano svanire promozioni, bonus e percorsi di crescita appena comunicano una gravidanza.
Eppure, esistono realtà che scelgono di muoversi in direzione opposta, capovolgendo la logica dominante. È il caso di VINCI Energies Italia, società specializzata in soluzioni per la transizione energetica e la trasformazione digitale, parte del gruppo francese VINCI. Nel 2024, due dipendenti della sede italiana sono state promosse all’interno del gruppo proprio mentre comunicavano la loro gravidanza. Non si è trattato di avanzamenti marginali: entrambe ricopriranno ruoli manageriali e di responsabilità, rispettivamente nell’area legale e nella funzione compliance per i dati sensibili. Un gesto concreto, e non simbolico, che riflette una visione diversa del concetto di leadership e valorizzazione del talento; incarichi di rilievo, che confermano la fiducia dell’azienda nel loro percorso professionale, senza che la maternità sia mai stata percepita come un limite.
“Desideriamo dare un messaggio chiaro: la maternità non rappresenta un ostacolo. All’interno del nostro Gruppo, cerchiamo di valorizzare le competenze e il potenziale di ogni persona, senza distinzione di genere. Un avanzamento di carriera, se previsto, non è influenzato dalla maternità, che non impedisce né rallenta il percorso professionale. Anzi, in alcuni casi abbiamo scelto di anticipare l’opportunità di crescita prima del congedo di maternità, per garantire un adeguato supporto, come un miglioramento della copertura assicurativa in base al nuovo ruolo ricoperto. La nostra cultura premia il merito e riconosce che la genitorialità, così come altre esperienze di vita, possa arricchire le competenze personali e professionali. Promuovere un avanzamento durante la maternità è in linea con questo principio.”, spiega Michela Giampietro, HR Country Director di VINCI Energies Italia.
Per l’azienda, il punto non è solo “conciliare”, ma riconoscere il valore aggiunto che l’esperienza della maternità può portare: “Chi diventa genitore sviluppa soft skill preziosissime, che noi vogliamo sostenere, non penalizzare. Promuovere in quel momento non è un’eccezione: è un modo per dare continuità al merito.”
Questa scelta si inserisce in un impegno molto più ampio di VINCI Energies per valorizzare le diversità, un impegno che il Gruppo porta avanti da anni a livello internazionale. Un esempio è il VINCI Adoption Program, che promuove la presenza femminile nei percorsi di studio tecnico-scientifici, ancora oggi caratterizzati da una forte predominanza maschile. “Investire sulle donne non può iniziare solo quando entrano in azienda: bisogna partire prima, dai percorsi STEM e dai modelli positivi – aggiunge Michela Giampietro – L’obiettivo è far comprendere come l’ambiente STEM possa accogliere le diversità, superando la percezione culturale che le donne siano distanti da un futuro in questo campo. Lavoriamo contro l’idea che le donne siano ‘manchevoli’ in termini di tempo, come nel caso della maternità, o di potenziale, come nel caso dei percorsi STEM. Pari opportunità è la parola chiave che guida il nostro impegno”.
Eppure, il caso VINCI Energies Italia si colloca in un contesto nazionale tutt’altro che rassicurante. Secondo il Global Gender Gap Report 2023 del World Economic Forum, l’Italia è solo 79ª su 146 per parità di genere, con una posizione debole soprattutto nelle opportunità economiche e nella partecipazione al lavoro. Il tasso di occupazione femminile resta sotto il 52%, e la maternità continua a essere una delle principali cause di uscita precoce dal mercato del lavoro, complice la carenza di strumenti di conciliazione, ma anche una cultura del lavoro ancora legata a un’idea di presenza fisica e disponibilità totale.
“Ogni momento può essere il momento giusto per diventare genitore. È una scelta personale, che va fatta con consapevolezza e responsabilità, ma anche in un contesto aziendale che garantisca sicurezza psicologica e supporto fattivo durante e dopo la maternità. Trasmettere questa sicurezza significa valorizzare i risultati, premiare l’impegno e la passione per il proprio lavoro, non il numero di ore trascorse in ufficio. In VINCI Energies crediamo nella responsabilizzazione, nella fiducia e nell’aiuto reciproco. impegnandoci a sviluppare questa cultura, all’interno e all’esterno delle nostre realtà”, conclude Thomas Panozzo, Country Managing Director di VINCI Energies Italia. Se una maternità può valere una promozione, anziché un licenziamento, allora forse non sono le donne a dover cambiare. È il sistema a dover fare un passo avanti, iniziando a vedere la genitorialità non come un freno, ma come una risorsa.
