Fill the gap

Giornata internazionale della donna: c’è ancora poco da festeggiare e molto da conquistare

07
Marzo 2025
Di Ilaria Donatio

No, non è una festa: la Giornata internazionale della donna (o Giornata internazionale dei diritti delle donne) – la cui origine, secondo la versione più accreditata, risale alla commemorazione delle oltre cento operaie (e operai) che morirono, il 25 marzo del 1911, nel rogo dell’edificio newyorchese della Triangle Waist Company, in cui lavoravano in condizioni terribili – (ma che altre versioni collegano a uno sciopero di lavoratrici tessili, brutalmente represso a New York l’8 marzo del 1857), è una cosa seria. E il 2025, come ricorda l’Agenzia delle Nazioni Unite, è un anno cruciale: segna il 30° anniversario della Beijing Declaration and Platform for Action, che ha trasformato l’agenda dei diritti delle donne in termini di tutela legale, accesso ai servizi, coinvolgimento dei giovani e cambiamento delle norme sociali, degli stereotipi e delle idee radicate nel passato.

Tra le diverse iniziative pubbliche della settimana, in vista di domani, 8 marzo, ne segnaliamo due.

La prima, mercoledì scorso, il question time dall’Aula di Montecitorio: qui, il ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani, ha risposto a una interrogazione sul riconoscimento internazionale del crimine di apartheid di genere, in particolare al fine di tutelare i diritti umani delle donne e delle bambine afghane.

Tajani, Italia impegnata per migliorare condizione donne afghane
L’Italia, ha ricordato Tajani, “non intrattiene relazioni diplomatiche con Kabul dal ritorno al potere dei talebani e, come la quasi totalità degli altri Paesi, abbiamo ricollocato la nostra Ambasciata a Doha”. Al tempo stesso, “portiamo avanti contatti pragmatici con quelle autorità di fatto, sebbene a livelli minimi. Ciò ovviamente non rappresenta una legittimazione del regime. Lo facciamo nel quadro della nostra azione prioritaria di prevenzione della migrazione irregolare e di contrasto ai trafficanti di essere umani”. E per facilitare le attività di assistenza umanitaria in loco. In questo modo, “possiamo continuare ad esprimere agli interlocutori afghani la forte preoccupazione per il progressivo deterioramento dei diritti umani e della condizione delle donne”. In questo quadro, il ministro ha nominato “ambasciatrice a Kabul proprio una donna, l’Ambasciatrice Ugolini, “alla quale ho chiesto di riservare a questo tema un’attenzione speciale”.

Sempre nell’ambito dello stesso question time, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha risposto a interrogazioni sull’ulteriore incremento delle azioni di prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne.

Piantedosi, non solo repressione: necessità di azioni positive che agiscano in profondità
Nel 2024 sono stati adottati 2.746 ammonimenti per stalking o revenge porn, con un aumento del 44% rispetto all’anno precedente; 5.858 sono stati quelli adottati per violenze in ambito domestico, con un incremento del 126%”: sono le cifre che il ministro dell’Interno ha presentato all’Aula della Camera.

“Il braccialetto elettronico – ha spiegato Piantedosi – oggi può essere disposto dall’Autorità giudiziaria, oltre che in caso di arresti domiciliari, anche per la sorveglianza speciale, previo consenso dell’interessato; per il divieto di avvicinamento; per l’allontanamento dalla casa familiare”.

“I dati sui femminicidi sono ancora allarmanti e confermano che le iniziative di prevenzione e di contrasto richiedono innanzitutto di essere accompagnate da azioni positive, in grado di incidere in profondità sul piano culturale, attraverso la promozione in ogni campo dei valori della parità e del rispetto”, ha concluso.

Infine, la ministra per la Famiglia e le Pari opportunità, Eugenia Roccella, ha risposto a interrogazioni sulle iniziative volte a favorire la conciliazione dei tempi vita-lavoro per le donne e la riduzione del divario occupazionale di genere.

Roccella: “6846 le aziende certificate per parità di genere”
“Abbiamo portato avanti”, ha detto la ministra Roccella, “la certificazione per la parità di genere delle imprese, raggiungendo ad oggi il numero di 6846 organizzazioni certificate a fronte di un target Pnrr che ne prevede 800 entro giugno 2026. E’ un segnale importante, perché il contributo del mondo del lavoro e dell’impresa è essenziale in questa sfida”.

“Il tema della conciliazione vita-lavoro è importantissimo non solo come aiuto per le famiglie, ma anche come strumento di libertà femminile: oltre dieci milioni di donne che lavorano, oltre il 53 per cento di occupazione femminile, e un trend positivo che anche i dati Istat di ieri confermano. È un doppio record, in percentuale e in numeri assoluti, che certamente non è un punto di arrivo ma è un buon punto di partenza. Anche questo è un tetto di cristallo, e non credo sia un caso che a sfondarlo sia stato il primo governo italiano guidato da una donna”, ha aggiunto.

Oggi, infine, si è svolta la conferenza stampa “Salario e occupazione: gender gap tra le metalmeccaniche e i metalmeccanici”, l’analisi di Fiom-Cgil che si concentra sull’occupazione e sul salario per donne e uomini.

L’analisi Fiom-Cgil
L’occupazione cresce ma si allarga il divario retributivo a svantaggio delle donne, che più degli uomini fanno ricorso al part time. Le metalmeccaniche hanno guadagnato in media il 14,1% in meno degli uomini nel 2023 e il gender pay gap è così cresciuto dal 13,5% nel 2022. Se poi si guarda solo al salario accessorio la forbice si allarga ulteriormente e arriva al 25,3%. È la fotografia scattata dalla Fiom-Cgil, in occasione della Giornata internazionale della donna dell’8 marzo, con un’analisi su 1.072 rapporti periodici sulla situazione del personale nelle aziende metalmeccaniche, con oltre 50 dipendenti, riferita al biennio 2022-2023, per un totale di circa 450mila dipendenti.

L’occupazione nel biennio 2022-23 cresce sia per le donne sia per gli uomini. Ma mentre quella femminile aumenta del 4,94%, quella maschile cresce del doppio in termini assoluti: 8.423 contro 4.504. In sostanza, sottolinea la Fiom, una nuova assunzione su 3 è di una donna.

È sul lavoro part time che il gender gap aumenta in modo evidente. Il 3,5% dei dipendenti metalmeccanici ha un contratto a tempo parziale: gli uomini sono l’1,1%, mentre le donne sono il 12,2%. In totale nel 2023 alle donne (che sono il 21,4%) spetta il 18,9% del monte retributivo annuo lordo.

I motivi per festeggiare, l’8 marzo, non ci sono dunque: c’è ancora tanto da conquistare. Per tutta la società e non solo per le donne.